Pensione di vecchiaia, così il Covid ha «fermato» a 67 anni il limite (per un po’)

I requisiti pensionistici di vecchiaia resteranno probabilmente fissi a 67 anni per ancora un biennio, forse anche di più. È una buona notizia, ma non la possiamo annunciare con il sorriso. È’ una notizia positiva perché nei desideri dei cittadini, c’è la voglia di non ritardare ulteriormente il momento della pensione. Non possiamo però sorridere perché dietro a questa stabilità ci sono la pandemia 2020 e le sue vittime. I numeri pubblicati da Istat confermano quello che era già emerso nelle prime anticipazioni: la pandemia ha portato ad un crollo senza precedenti dell’attesa di vita.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

Una risposta a “Pensione di vecchiaia, così il Covid ha «fermato» a 67 anni il limite (per un po’)”

  1. A mio avviso 67 anni e sempre una forzatura che non dà alcun vantaggio all’amministrazione, penalizzando il dipendente oltre tempo . A 67 anni non si è più portati statisticamente ad acquisire con la stessa facilità di un quarantenne,al culmine degli stimoli di personale imposizione e volontà di carriera. le nuove norme nonché tecnologie . L’ aspettativa di vita è una trovata delle menti eccelse, dei professoroni chiusi nelle biblioteche al riparo da ogni attacco esterno,senza alcuna cognizione di cosa succede all’ esterno, nel mondo reale. si vive di antiinfiammatori, antibiotici, psicofarmaci, protesi ossee e dentarie, apparentemente sono 67, per efficienza lavorativa è meglio chiudere con l’ augurio di potersi godere gli ultimi anni con i nipoti, che loro sì hanno voglia è diritto di lavorare.

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