Se il dipendente è assenteista paga anche il dirigente

DirigenteSe il dipendente viene condannato per assenteismo matura una responsabilità contabile per il danno apportato all’ente tanto nei suoi confronti quanto per il suo dirigente, a cui deve essere imputato l’omesso controllo. E tale responsabilità deve essere imputata per due terzi a carico del dipendente e per il restante terzo a carico del dirigente. Sono queste le principali indicazioni contenute nella sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Toscana n. 139/2014 con cui sono stati condannati tanto il dipendente resosi responsabile di assenteismo, con sentenza penale di patteggiamento, quanto il dirigente, a cui è stata imputata la scarsa vigilanza…..continua a leggere

Motorizzazione, stretta su ritardi e assenze

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Con una circolare, indirizzata a tutti i dirigenti del dipartimento Infrastrutture e per conoscenza al presidente della Regione, all’assessore alle Infrastrutture e al dipartimento della Funzione pubblica, a firma del direttore Giovanni Arnone, si raccomanda, infatti, il rispetto di alcune regole.

Innanzitutto, si ricorda ai dirigenti che devono garantire la presenza in ufficio da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 13, e mercoledì, dalle 15.30 alle 17. E poi anche «la presenza pomeridiana con almeno due rientri settimanali, oltre al mercoledì».
Sarà d’ obbligo, inoltre, usare il badge per il quale il contratto di lavoro non è chiarissimo: «La presenza in ufficio dovrà essere attestata – si legge nella circolare -mediante il sistema della rilevazione». Ovvero, timbratura in entrata e in uscita, mattina e pomeriggio.

Assenze per malattia in calo tra i regionali o monitoraggio più omogeneo?

Qualche mese fa, esattamente a maggio, i giornali hanno fatto titoloni a 3 colonne parlando di boom di assenze negli uffici.

L’assessore Valenti e il presidente Crocetta avevano smentito la notizia dal momento che il dato non era attendibile perché il monitoraggio era stato effettuato su un numero ridotto di uffici….Assenteismo in aumento alla regione? I dati smentiscono i forcaioli….

Oggi a rendere più attendibile il dato c’è anche il rapporto tra il numero di dipendenti sui quali è effettuato il monitoraggio e le assenze.

Dipendenti pubblici fannulloni e assenteisti sullo stesso piano degli evasori fiscali

Certa stampa e molti lettori, nei loro commenti, si scagliano spesso con astio e rancore contro i dipendenti pubblici in generale, ma soprattutto contro i dipendenti regionali, accusandoli di essere in esubero (come se fosse colpa loro e non della politica) e di bruciare risorse che potrebbero essere destinate ad investimenti più produttivi.

Il dipendente pubblico, ormai, nell’immaginario collettivo, è una sorta di scansafatiche che ruba lo stipendio, senza fare alcuna distinzione tra chi lavora veramente e chi no.

Quando invece si parla di evasione fiscale, l’argomento viene trattato in maniera bonaria. L’evasore viene visto non come un delinquente che sottrae risorse alla collettività per arricchire solo se stesso, ma come un specie di furbetto che riesce a burlare uno Stato troppo ingordo.

Assenteismo in aumento alla regione? I dati smentiscono i forcaioli

Premesso che sarebbe più corretto parlare di assenze per malattia dal momento che l’assenteismo (darsi ammalati di proposito) è tutto da dimostrare e rientrerebbe nella fattispecie più ampia di coloro che timbrano il cartellino ed escono dall’ufficio, ieri, commentando a caldo l’articolo sul boom di assenze dei dipendenti regionali apparso sul Giornale di Sicilia e ripreso da altri quotidiani on line, ho scritto che bisognava verificare, prima di emettere giudizi affrettati, che i dati fossero omogenei.

I fatti mi hanno dato ragione.

Oggi il presidente della Regione, Rosario Crocetta e l’assessore regionale alle autonomie locali, Patrizia Valenti smentiscono le notizie di stampa sull’aumento delle assenze di personale regionale per malattia.

In una nota si precisa che: “Il confronto effettuato tra le presenze del primo trimestre del 2013 e l’ultimo del 2012 appare inopportuno in quanto questo va fatto sempre in termini percentuale, considerando il numero dei dipendenti che risulta variabile poiché  da un lato non tutti i dipartimenti erano registrati sul sito nel quale vengono immessi i dati sulla rilevazione, e dall’altro  il numero dei dipendenti oscilla per i naturali pensionamenti. Pertanto, in termini di confronto percentuale, il rendiconto tra il 2012 e il 2013 resta sostanzialmente immutato, anche se con un piccolo decremento registrato tra i mesi di gennaio e febbraio dei due anni”.

Quando i giornali non hanno cosa scrivere, ecco l’argomento di riserva che fa sempre presa: i dipendenti regionali

La domenica è, solitamente, uno dei giorni della settimana in cui i giornali non hanno cosa scrivere.

Questo, poi, è un periodo particolare.

A livello nazionale il matrimonio tra PD e PDL, dopo 20 anni di clandestinità, ha spiazzato la stampa che non può più commentare la (finta) aggressività tra i due schieramenti al governo (di Berlusconi contro i comunisti e della sinistra contro il caimano).

Anche a livello regionale dopo aver scritto tutto e il contrario di tutto su precari, Pip, tabella H, clausola di salvaguardia, etc. etc., ora la stampa è in attesa del responso del Commissario dello Stato.

Ma, intanto, le rotative non possono attendere.

Ecco, allora uscire dal cilindro un argomento che fa sempre presa sull’opinione pubblica: i dipendenti regionali fannulloni, assenteisti, in soprannumero, corrotti, e chi più ne ha più ne metta.

Ora, ammesso e non concesso che i dati trattati siano omogenei e reali e non come quelli (smentiti) secondo cui i dipendenti regionali guadagnerebbero, mediamente, il 40% in più degli altri dipendenti pubblici, siamo tutti qui ad accusare e a puntare il dito contro i “finti ammalati”, senza che nessuno si ponga, minimamente, il problema di verificare il perché di questa disaffezione al posto di lavoro, e l’unica cosa a cui si pensa è la repressione.

Ma la repressione non ha mai risolto i problemi, non per nulla negli stati americani in cui è ancora in vigore la pena di morte, non si è avuta una riduzione significati di alcuni gravi reati rispetto ad altri stati. Anzi, tutt’altro.

A parte l’età media che fa aumentare certamente gli acciacchi, nessuno parla dell’aspetto motivazionale la cui mancanza è, a mio avviso, la spiegazione principale del fenomeno.

Se c’era un interesse quasi morboso alla norma sui prepensionamenti, se tutti vogliono scappare, è segno che qualcosa non funziona.

Con gli stipendi bloccati (anzi diminuiscono a causa dall’inflazione e dall’aumento delle addizionali) e con il rischio concreto di essere assunti e pensionati con la stessa qualifica, per di più scavalcati da precari che aspirano ad essere stabilizzati nelle categorie apicali, chi al mattino si sveglia con il raffreddore o con il mal di testa potrebbe essere preso dalla tentazione di restare a letto piuttosto che prendere un’aspirina e uscire.

Da condannare, per carità!

Bisogna sempre e comunque fare il proprio dovere.

Ma per chi è motivato è tutta un’altra storia.

La prova di ciò sono tanti arzilli vecchietti pensionati ma pieni di incarichi (di soldi e soddisfazioni). Bisognerebbe legarli per costringerli a restare a casa.

Si pensi, inoltre, a tutti quei dirigenti generali o alti dirigenti pieni di incarichi che, se la legge lo avesse consentito, avrebbero chiesto la proroga alla permanenza in servizio fino alla morte. Vi risparmio i numerosi esempi.

Attenzione!

Non sto cercando di giustificare chi, al primo starnuto, resta a casa. Sto cercando di dare una spiegazione al fenomeno e sto indicando le strada per combatterlo, non con la repressione, ma agendo sul fattore motivazionale  e attraverso una maggiore responsabilizzazione dei medici di famiglia.

In tal senso politica e sindacato dovrebbero fare la propria parte per modificare l’assurda normativa introdotta da Brunetta che ha bloccato le carriere nella pubblica amministrazione. Chi ha titoli e meriti deve andare avanti.

Andando a ritroso, ecco alcuni articoli, tutti rigorosamente di domenica, che hanno lo stesso minimo comune denominatore: l’alto numero di assenze dei dipendenti regionali.

  1. DOMENICA 5 maggio 2013 – Regione, boom di assenze negli uffici
  2. DOMENICA 27 gennaio 2013 – Alla Regione un esercito di malati
  3. DOMENICA 16 settembre 2012 – Regione, record di assenteismo durante l’estate

E in giornate come queste poteva mai mancare l’editoriale di Sunseri?

Secondo Sunseri la latitanza dal lavoro è esplosa proprio mentre Crocetta interveniva sui meccanismi di funzionamento degli uffici disponendo una serie di cambi e di trasferimenti.

Il personale, disertando in massa gli uffici, ha dato la sua «risposta». Una barricata per dimostrare la propria forza.

Assenteismo. Con i tempi che corrono si continua a scherzare con il pane

Uno timbrava per tutti. E lo facevano a turno. Lavorare al Comune di Reggio Calabria era diventata una vera e propria pacchia. C’era chi usciva qualche ora prima. Chi la mattina se la prendeva comoda, tanto qualcuno che timbrava per lui c’era sempre. E chi, addirittura, dopo aver passato il badge d’ingresso se ne andava. Il lavoro era un optional, insomma.