Controlli, Corte conti indebolita nei confronti delle regioni spendaccione

Il controllo dei bilanci preventivi e dei rendiconti consuntivi delle regioni è costituzionalmente illegittimo perché contrasta con le prerogative dei governatori nelle materie di propria competenza. Lo ha deciso la Consulta nella sentenza n. 39/2014.

La Corte dei Conti non potrà più obbligare le regioni (una volta accertati squilibri finanziari e la violazione del Patto) a riscrivere i bilanci entro 60 giorni, pena l’impossibilità di effettuare quelle spese che secondo la Corte sono prive di copertura.

La Corte dei conti: ecco le società partecipate con i bilanci in rosso

Sviluppo Italia Sicilia non ha mai chiuso un bilancio in attivo, ha sempre e solo registrato perdite milionarie. Così come Lavoro Sicilia, Sicilia e Ricerca, CineSicilia, Mercati agroalimentari, Parco scientifico e tecnologico, Ciem e in generale la maggior parte delle partecipate della Regione. Società pubbliche che hanno perso praticamente tutto, esaurendo anche il capitale sociale e rendendo inutili le continue ricapitalizzazioni a copertura delle perdite decise dalla Regione per cui la Corte dei Conti ipotizza il danno erariale….continua a leggere

Gli allarmi inascoltati della Corte dei Conti. «Troppi Comuni in rosso, taglino le spese o il sistema salta»

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Maurizio Graffeo, neo presidente della sezione di Controllo della Corte dei Conti, traccia la nuova rotta dei magistrati contabili siciliani. E individua un’emergenza: «La situazione dei Comuni è preoccupante, molto preoccupante. Ci sono stati i tagli ai finanziamenti da parte dello Stato e della Regione ma a questi non sono seguiti quelli alle spese nelle singole amministrazioni. Così il sistema salta e il conto rischiano di pagarlo i cittadini».

Ma, intanto, Sindaci e amministratori locali si aumentano i compensi

I Governi passano ma i vizi restano

di LELIO CUSIMANO

Sono anni ormai che la Corte dei Conti manda avvisi ai naviganti sui costi del personale; avvisi che puntualmente cadono nel vuoto. Quella del personale è considerata una delle voci più critiche per il bilancio regionale. E come potrebbe essere altrimenti in una Amministrazione che destìna ai dipendenti il 29,8% della spesa corrente, senza considerare la sanità? Ma, nonostante l’imponente voce di spesa, ciò che inquieta i giudici contabili sono alcune scelte politiche che fanno lievitare o addirittura mantengono in ombra i costi reali sopportati dal bilancio. Alla voce stipendi e pensioni dei dipendenti regionali «ufficiali» – che supera 1,6 miliardi di euro – vanno a sommarsi infatti 322 milioni di euro per i forestali, 257 milioni per le società partecipate, 10 milioni per i «comandati» presso altre amministrazioni e 230 milioni per la formazione e le scuole regionali.
In una regione che supera ampiamente i cinque milioni di abitanti e che è gravata da funzioni che in altre parti d’Italia sono a carico dello Stato, non fa clamore che ci siano migliaia di dipendenti che costino una cifra a nove zeri. Fa scalpore invece l’opacità delle politiche pubbliche in materia di personale. Nel 2010 ad esempio fu varata (governo Lombardo) la legge 11 che rideterminava l’organico regionale. Va detto subito che, rispetto alla precedente, la nuova pianta organica è stata dilatata in un colpo solo del 45%; ma risulta più difficile spiegare che il legislatore siciliano ha motivato l’aumento di personale come una misura «per favorire lo sviluppo» ed abbia sentito la necessità di rubricare il relativo articolo con il titolo «Misure urgenti di sostegno all’occupazione».
Ed allora certo non stupisce, come spiega in questa pagina Giacinto Pipitone, che il premio di produttività, assegnato al conseguimento degli obiettivi fissati dai Dirigenti, venga altresì ripartito equamente tra «tutti» i componenti dello stesso Ufficio, i quali ben difficilmente hanno assicurato «tutti» il medesimo impegno e garantita «tutti» la stessa soglia di produttività. Un ottimo esercizio, insomma, per disincentivare la crescita produttiva del lavoro pubblico e, ancor peggio, per demotivare i lavoratori più qualificati ed impegnati. Così come non stupisce che negli ultimi dieci anni, la retribuzione pro capite dei dipendenti regionali sia aumentata del 15% – del tutto in linea con l’inflazione – mentre quella «accessoria» sia esplosa di oltre il 36%. Come è accaduto? Ancora una volta viene in soccorso la Corte dei Conti a spiegare l’arcano. Tra le tante perle la Corte annovera in un quadro di «ingiustificabili asimmetrie di disciplina giuridica con il resto del pubblico impiego», il rinnovo dei contratti con oneri per alcune voci «nettamente superiori alle altre amministrazioni pubbliche» ed ancora, l’incremento notevole degli uffici di massima dimensione e delle strutture intermedie che fa crescere le retribuzioni dirigenziali. Ma ha pesato l’incremento del trattamento accessorio del personale a tempo determinato, introdotto dapprima in violazione di legge e poi sanato con legge ad hoc.
Ha pesato anche l’intervento del legislatore siciliano quando ha «previsto o esteso indennità al di fuori dei contratti». Suscita molte perplessità anche la prassi di corrispondere «consistenti acconti» sulla quota di salario accessorio; quella stessa voce salariale che dovrebbe essere erogata selettivamente e soltanto dopo una rigorosa verifica delle prestazioni lavorative rese. E dire che in un “rigurgito” di efficienza l’Amministrazione regionale aveva deciso persino di impiegare (appena lo scorso anno) il personale … laddove serve; un principio, sottolinea la Corte dei Conti con involontaria ironia, da tempo immemorabile «consolidato nel lavoro pubblico e privato». Voilà; ecco salvaguardata così la pace sociale e sindacale. Ed ecco rinviato ad altra occasione il varo di un’Amministrazione efficiente e produttiva, di un’Amministrazione capace di individuare e premiare il merito dei suoi uomini migliori e dare risposte alla società siciliana.
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Fonte: http://www.gds.it/gds/sezioni/editoriali/dettaglio/articolo/gdsid/299209/

La Corte dei Conti siciliana fa gli straordinari. Inchieste, indagini e processi e sentenze

Indagine sul conferimento di incarichi esterni.

Il periodo sotto la lente d’ingrandimento è quello che va dal 2009 al 2010. Le nomine riguardano la giunta di Raffaele Lombardo. Il danno contestato dal procuratore Aloisio è di 2 milioni e 60mila euro. Ma alcuni di quegli esterni (Monterosso e Palma), oggi sono ancora al loro posto. Nonostante una pioggia di ricorsi e contenziosi.

Condanna definitiva per ex assessore e 3 dirigenti del Dipartimento Istruzione e Formazione.

Sentenza dei giudici della sezione d’appello della Corte dei Conti. Maxi risarcimento ridotto in secondo grado. La condanna per aver finanziato le integrazioni a tre progetti dell’Anfe.

Indagine su politici e burocrati. La Procura regionale della Corte dei Conti indaga sulle integrazioni erogate fino 2010.

Spese pazze per i consiglieri provinciali di Catania.

Secondo la Procura contabile il rimborso delle spese effettuate dai consiglieri provinciali apparirebbe caratterizzato da diverse irregolarità che ne inficiano la legittimità.

Giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione siciliana

Requisitoria

Decisione

Dopo il giudizio di “parifica” della Corte dei Conti, finalmente qualche giornale dà spazio alla replica dei sindacati autonomi.

Dopo la relazione della Corte dei conti sul giudizio di parifica del rendiconto finanziario del 2012 della Regione, Cobas/Codir e Sadirs vanno all’attacco dei magistrati contabili: “Qualcuno vuole celare le vere voragini economiche della Sicilia, di cui i 16mila dipendenti non hanno responsabilità”.

Corte dei Conti. Senti chi parla. Riprendono i luoghi comuni contro i regionali

Comunicato 29 giugno

Comunicato stampa

Palermo, 29 giugno 2013
Nell’ultimo giudizio di parificazione sui conti pubblici regionali, ci si sarebbe aspettati, da parte dei Giudici Contabili, finalmente, una particolare attenzione ai veri sperperi della politica, ai costi elefantiaci e faraonici dell’Assemblea regionale siciliana, alle indennità e ai rimborsi spese dei nostri deputati regionali, ai sontuosi contratti di lavoro del personale in servizio a Palazzo dei Normanni, agli stipendi degli assessori esterni non eletti, alle centinaia di contratti di consulenza, e, invece, niente di tutto ciò: ancora una volta, ormai da oltre 12 anni, l’attenzione sembra essere rivolta solo ai dipendenti che gravitano nell’ambito della Regione Siciliana.

Pur convenendo, questa volta, sulle dure critiche della Corte all’operato del Governo in materia di incarichi esterni, cambi repentini ai vertici dei Dipartimenti che hanno messo in ginocchio l’Amministrazione e che COBAS/CODIR e SADIRS hanno sempre denunciato, ogni anno, ci si ritrova anche a dovere contrastare gli stessi luoghi comuni, sui numeri dei dipendenti regionali, portati avanti, ormai, con le solite argomentazioni stantie che finiscono per celare le vere voragini economiche della Sicilia di cui i 16mila dipendenti non hanno certamente alcuna responsabilità.

Dove erano, infatti, nel 1985, i Giudici Contabili quando una politica scellerata consentì il transito nella Regione Siciliana di tutte le competenze e personale dello Stato (10mila unità circa)?

Dove erano i Giudici Contabili quando lo Stato non versò neanche una lira delle posizioni previdenziali del personale travasato alla Regione che, di colpo, gravò sulle casse regionali?

Come fanno, ancora oggi, i Giudici Contabili a insistere su questo luogo comune quando, finalmente, grazie anche all’azione instancabile dei due sindacati autonomi, gli ultimi Presidenti della Regione hanno capito e riconosciuto pubblicamente che i dipendenti regionali in Sicilia sono commisurati alle competenze delegate dai ministeri?

<<Pur condividendo le argomentazioni dei Giudici Contabili in materia di paralisi amministrativa per responsabilità politica – dichiarano i segretari generali del Cobas-Codir, Marcello Minio e Dario Matranga e Fulvio Pantano del Sadirs – riteniamo, comunque, inaccettabile che si continuino a coltivare argomenti demagogiche contro il personale regionale che finiscono per coprire i veri sperperi di una politica inetta e inefficiente. Diciamo basta – concludono Matranga, Minio e Pantano – e se alla Corte dei Conti Siciliana vogliono essere credibili comincino con il rinunciare agli scatti automatici biennali stipendiali che si aggiungono ai loro aumenti contrattuali, alle inutili e costose auto blu (fornite dalla Regione), etc..

Ci chiediamo, inoltre,se gli assessori seduti in prima fila al giudizio di parifica decideranno adesso di rinunciare ai dirigenti esterni infornati negli assessorati o alle assunzioni illegittime di dirigenti e funzionari nelle società partecipate senza alcuna procedura pubblica e oggetto di scambio politico e controllo clientelare da parte di vari elementi collaterali al governo.

Infine – concludono i tre Segretari Generali – invitiamo i Giudici della Corte e l’assessore Bianchi ad avviare in merito specifiche indagini su politici e consigli d’amministrazione per accertare eventuale dolo e responsabilità sul sacco perpetrato nelle società partecipate>>.
www.codir.it www.sadirs.it