Un cavillo nel decreto del ministro Marianna Madia sulle assunzioni nella pubblica amministrazione, firmato la scorsa settimana, apre una spiraglio di speranza agli oltre 20 mila precari degli enti locali siciliani. La norma prevede lo stop al divieto di assunzione per i Comuni e gli altri enti pubblici che attualmente hanno più del 50 per cento di spesa corrente impegnato per stipendi di personale.
Secondo la sentenza del Giudice del Lavoro i contratti risulterebbero nulli in quanto l’iter di stabilizzazione non avrebbe rispettato alcune normative vigenti. Inoltre il comune, quando ha bandito i posti destinati agli impiegati aventi categoria D non avrebbe preso in considerazione i titoli di eventuali impiegati con categoria C già presenti all’interno della pianta organica.
Ieri la giunta ha dato via libera alla manovra che dovrà garantire i lavoratori della Regione fino a fine anno. La copertura finanziaria sarà il frutto di recenti sentenze della Corte costituzionale che hanno riconosciuto mezzo miliardo di fondi per la Sicilia.
Circa 360 milioni verranno utilizzati per “spesa corrente”. Vale a dire, nella maggior parte, per garantire gli stipendi a migliaia di lavoratori siciliani. Dai Forestali ai dipendenti di Esa, Eas, Consorzi di bonifica ed enti collegato alla Regione. “Tra l’altro – aggiunge Agnello – abbiamo deciso di riproporre la logica della Finanziaria ‘impugnata’, ripresentando molte delle norme che allora erano state cassate dal Commissario dello Stato”. In particolare, la giunta ha deciso di inserire anche nella nuova Finanziaria le norme sul credito alle imprese che vede protagonista l’Irfis e quella – richiesta anche dai renziani del Pd – che dovrebbe favorire il graduala “alleggerimento” del peso precariato, prevedendo, nel caso di imprese destinatari di appalti e forniture pubbliche, l’utilizzo per una auota del 20%, di precari regionali.
“Basta prese in giro. Politici di destra e di sinistra, fino ad ora hanno difeso politiche del precariato e dell’assistenza, a prescindere dai costi e a prescindere dalla qualità dei servizi prodotti”. Così il responsabile Welfare del Pd, Davide Faraone. “Tutti a osannare le stabilizzazioni, tutti a chiedere deroghe al patto di stabilità. Si, mentre nel resto del paese si è chiesta questa deroga per realizzare infrastrutture, scuole, servizi per la cittadinanza, in Sicilia è stata chiesta per stabilizzare i precari. Senza uno straccio di “piano industriale” naturalmente – dice – Una stabilizzazione a prescindere. Che garantisse sicuramente un “posto”, non sempre il “lavoro”. Lo stipendificio ha prevalso sull’idea del lavoro vero e sulla qualità della vita dei siciliani. Lsu, lpu, pip, articolisti…. E chi più ne ha più ne metta. Un bacino che di anno in anno è stato alimentato dalla politica e difeso da politici e sindacati, che ha negato il futuro a migliaia di siciliani e ha prodotto un costo ormai insopportabile per la collettività”.
«Ora cambiare il contratto a tempo indeterminato». «Dobbiamo avere certezze e giuste flessibilità all’interno del contratto a tempo indeterminato – dice il presidente di Confindustria rivolgendosi direttamente a Poletti – Serve un contratto di lavoro a tempo indeterminato che sia conveniente in modo anche che le imprese non cerchino alternative».
PALERMO. Ben 22 mila precari e un mini elenco con 150 esclusi: la Regione ha pubblicato l’albo dei lavoratori a tempo determinato impiegati soprattutto presso gli enti locali per blindare il settore e avviare le misure per la stabilizzazione stabilite nell’ultima finanziaria. L’elenco infatti stabilisce chi ha i requisiti per l’assunzione e diventerà ufficiale dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Dell’albo fanno parte Lsu e contrattisti mentre come detto sono stati 150 gli esclusi perché non risultano negli elenchi in possesso del dipartimento del Lavoro. Prima della pubblicazione in Gurs, i lavoratori avranno dieci giorni di tempo per integrare eventuali dati mandanti o correggere il numero dei componenti del nucleo familiare fiscalmente a carico, o inviare eventuali osservazioni. Far parte dell’albo è condizione essenziale per la stabilizzazione. L’elenco sarà utilizzato da tutti gli enti pressi i quali risultati in essere i contratti di lavoro ai fini dell’assunzione a tempo indeterminato. Sul Giornale di Sicilia di domani un approfondimento sull’iter di stabilizzazone.
Il sistema del precariato siciliano non regge più. Nessuno sembra volerlo ammettere, ma negli ultimi anni le risorse disponibili sono scese a precipizio, mentre i precari non sono diminuiti di una sola unità. E siccome la spesa corrente è fatta essenzialmente di stipendi, ora purtroppo non ci sono più i quattrini per pagare i precari, ma non c’è neanche rimasto molto da tagliare.
Già sforato il patto di stabilità, l’assessorato regionale al Lavoro blocca i pagamenti per i 18.500 precari degli enti locali. Un problema che riguarderà anche gli ex lavoratori degli enti di formazione impiegati in progetti speciali del Ciapi di Priolo.
Il patto di stabilità è la quota interna che ogni anno viene assegnata dalla Ragioneria generale a ogni ramo di amministrazione per far rientrare l’intera Regione nei paletti concordati con lo Stato.
Alla Regione si è accesa la spia rossa. Perché se uno degli assessorati più ricchi, il Lavoro, è già in emergenza per i tetti di spesa e ha dovuto bloccare tutti i pagamenti, il problema potrebbe presto estendersi a tutta l’amministrazione regionale.
Intanto dovrebbe arrivare nelle casse dei Comuni l’ultima tranche del 2013 rimasta bloccata. Ma per 41 Comuni potrebbe arrivare una doccia fredda. Le somme che la Regione è pronta a erogare verranno decurtate, e in alcuni casi di parecchio.
Si alza il livello di scontro tra gli enti locali e la regione. Bloccati i piani di stabilizzazione dei contrattisti. L’Anci: «Casse in rosso, non possiamo andare avanti». Oggi vertice a Palazzo d’Orleans. Crocetta: «La sfida non porta a nulla».