Sulla proposta Cisl del “bacino unico” i precari si dividono. MGL teme demansionamento in A e B

Secondo la Cisl per salvare i precari siciliani una soluzione c’è. La proposta è stata illustrata in occasione del convegno sul precariato in Sicilia organizzato dalla Cisl.

Per il sindacato la soluzione è la creazione di un bacino unico dei lavoratori, gestito direttamente dalla Regione.

Sulla proposta Cisl, però, i precari si dividono.

C’è chi è favorevole dal momento che intravede la possibilità di essere stabilizzato con il riconoscimento della propria professionalità. In sostanza verrebbe creato un grande contenitore gestito dalla regione a cui si attingerà man mano che si libereranno i posti (con buona pace per i concorsi e della vigente normativa….Attuale disciplina delle assunzioni a tempo indeterminato negli Enti Locali….).

C’è, invece, chi teme che la creazione del “bacino unico” gestito direttamente dalla regione abbia un effetto diametralmente opposto e possa, quindi, mortificare le professionalità.

L’MGL (Movimento Giovani Lavoratori) ritiene assai sterile e del tutto fuori luogo la proposta CISL del “bacino unico” gestito direttamente dalla Regione.

L’MGL, infatti, intravede il pericolo che “nel momento in cui questo personale passa alle dipendenze della regione siciliana, là dove in precedenza altri 4500 colleghi sono stati assunti a tempo indeterminato, questi per forza di cose,  non riceveranno un trattamento diverso in relazione all’inquadramento professionale  che si consoliderebbe nelle categorie  A e B” (scarica comunicato stampa MGL del 4 ottobre 2013)

C’è, invece, chi ritiene che la strada migliore sia quella tracciata dal DDL 461 (Norme in materia di ruolo unico dei lavoratori titolari di contratti di diritto privato a tempo determinato finanziati con oneri a carico del bilancio della Regione) presentato in V Commissione Lavoro dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Suddetto DDL parte dal presupposto che vada applicata anche al pubblico la sanzione riconosciuta dal diritto comunitario vigente in caso di reiterazione dei contratti a termine. Il decreto Legislativo 6 settembre 2001 n. 368, in attuazione della Direttiva n. 70/1999/CE prevede, infatti, la conversione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato.

Le proposte della CISL FP Sicilia sui precari siciliani. Analisi copia2

La Cisl organizza dibattito sul precariato. GIUSTO! Ma quando si parlerà anche dei dipendenti?

precariato in siciliaLa Cisl ha organizzato un dibattito sul precariato al quale avrebbe dovuto partecipare anche il ministro della Funzione Pubblica Gianpiero D’Alia che, però, ha dovuto dare forfait a causa dei tragici fatti di Lampedusa.

All’incontro-dibattito prevista erano presenti, oltre ai vertici Cisl anche gli assessori regionali, delle Autonomie locali (Patrizia Valenti) e dell’Economia (Luca Bianchi), il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e Francesco Verbaro, docente nella Scuola superiore della pubblica amministrazione.

La Cisl ha avanzato la proposta del passaggio della potestà contrattuale riguardante i precari degli enti locali, nelle mani della Regione e la creazione di un bacino unico regionale dei lavoratori. “Serve – precisa infatti Caracausi – la creazione di un bacino unico regionale dei lavoratori. La Regione dovrà gradualmente guidare la stabilizzazione nei vari enti pubblici”.

E le proposte della Cisl sono state fatte “proprie” dal governo regionale, attraverso le parole degli assessori Valenti e Bianchi: “Quella del bacino unico – spiega Patrizia Valenti – potrebbe essere una buona idea.

Accordo famp 2013 e fantasindacato

Immaginate se tutti i 13.000 dipendenti regionali, anche i più sbadati, facendo qualche conto (13 milioni÷13milia), si rendessero conto che, senza i quasi 13 milioni di accantonamenti a monte (ma giungono notizie di altre richieste “last minute” avanzate da altri dipartimenti), la propria quota famp aumenterebbe di circa 1000 euro medie all’anno.

Qualcuno obietterà: ci sono le estrapolazioni obbligatorie per contratto (circa 5 milioni e mezzo per Beni Culturali e Forestali).

Ebbene, effettuando solo le estrapolazioni previste dal contratto la quota famp annua aumenterebbe di circa 580€ (anche qui basta fare una semplice divisione 7 milioni e mezzo÷13mila=576€).

Immaginate se tutti i dipendenti regionali riuscissero a convincere i sindacati (quelli che hanno sottoscritto al momento l’accordo) a rispettare il contratto.

Immaginate se a gennaio prossimo tutti coloro che hanno effettuato lavoro straordinario, autorizzati dal dirigente generale che confidava nelle estrapolazioni, dovessero rivolgersi al giudice per chiedere l’emissione di un decreto ingiuntivo nei confronti del dirigente generale.

Immaginate, solo per un momento, le facce dei dirigenti generali.

Immaginate…..potete!!

Ma questo è solo fantasindacato!

Articoli correlati

Stabilizzazione solo per 50mila precari? Sindacati sul piede di guerra

Il governo vorrebbe stabilizzare circa 50mila dei 150mila lavoratori assunti a tempo determinato nella Pubblica amministrazione.

Ma l’incertezza il numero degli interessati non piace ai sindacati, che annunciano battaglia a tutela dei precari storici del pubblico impiego. «Dal governo deve arrivare una soluzione per tutti i precari della Pubblica amministrazione che hanno i requisiti per la stabilizzazione.

La CGIL lancia l’allarme precari? Niente paura. Dopo il personale delle province si troverà anche per loro un posto alla Regione

Il sindacato denuncia che nella pubblica amministrazione sono a rischio di rinnovo moltissimi lavoratori con contratti a tempo determinato o co.co.co. Entro la fine del 2013 rischiano di restare a casa. Ma una buona notizia per i beni culturali, Bray annuncia presto nuove assunzioni e l’impegno a non licenziare.

Documento di Programmazione Economica. Convocato il Cobas-Codir.

Palermo 11 luglio 2013 – L’Assessore regionale al Bilancio, Luca Bianchi, ha convocato per martedì 16 luglio alle ore 14.00 le Associazioni di categorie e i sindacati per presentare il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria che dovrebbe affrontare le annose questioni economiche legate alla crisi di liquidità della Regione Siciliana. Il Cobas-Codir vigilerà affinché nel documento vengano presi in considerazione, finalmente, consistenti tagli alla politica e ai privilegi e non vengano previste norme che prevedano ulteriori sacrifici da parte dei lavoratori regionali già impoveriti da oltre 10 anni di mala politica e mal governo.

Abolizione delle Province. La Cisl ha presentato un disegno di legge per passare personale e compiti alla Regione

La Corte dei Conti dice che gli organici regionali stanno scoppiando?

Per la Sicilia torna lo spettro del default?

Ma chi se ne frega!

La Cisl ha presentato un disegno di legge per passare personale e compiti delle province alla Regione.

Se le già ridotte prospettive di carriera scompariranno del tutto; se il numero già considerevole dei dirigenti lieviterà ulteriormente; se andremo incontro a un sicuro default, almeno sappiamo chi dobbiamo ringraziare.

La Sicilia 2

Mercoledì 10 Luglio 2013 Caltanissetta Pagina 29

La Cisl ha presentato un disegno di legge
per passare personale e compiti alla Regione

E’ composto da soli tre articoli il disegno di legge di iniziativa della Cisl per la soppressione delle Province Regionali. Con il primo articolo si dà atto che le Province Regionali saranno soppresse e dall’inizio del nuovo anno saranno incorporate nella Regione con la creazione (articolo 2) di un “Dipartimento territoriale”. Dalla stessa data (articolo 3) il personale è trasferito alla Regione ma conserverà la sede e la posizione giuridica ed economica maturata al 31 dicembre 2012.

Il disegno di legge è stato elaborato dal gruppo di lavoro del sindacato presieduto dal segretario provinciale della Cisl funzione pubblica di Caltanissetta Gianfranco Di Maria ed è accompagnato da una relazione nella quale si evidenzia che la soppressione delle Province «è ricompresa in un più ampio processo di riorganizzazione territoriale dello Stato e nel convincimento che le Province, oggi svolgano funzioni sovracomunali che possono e debbono essere assorbite dalla Regione al fine di avere un apparato burocratico snello, più dinamico e meno costoso; apparato che mette al centro della propria azione il cittadino ed i suoi bisogni/desideri e non sconvolge le province intese come territori. mantenendo tutti gli uffici e le funzioni (tribunali, prefetture, questure, uffici territoriali, ecc.) nell’ambito degli attuali confini».
Si sostiene quindi che «la soppressione dell’Ente Provincia, di fatto, dovrà avvenire ope legis, a mezzo della cosiddetta fusione ed incorporazione (oppure della soppressione a seguito di fusione come avvenuto per la soppressione delle aziende per il turismo). In pratica le Province verrebbero assorbite, per quanto riguarda le attribuzioni, il patrimonio e il personale, dalla Regione Siciliana che potrebbe destinarlo agli esistenti Dipartimenti o creare un nuovo “Dipartimento Territoriale Regionale.
Il personale passerebbe alla Regione con la guarentigia della conservazione della sede e della posizione giuridica ed economica maturata al 31.12.2012. Resterebbero inalterati i confini territoriali delle attuali 9 Province della Sicilia. I Comuni successivamente potranno liberamente consorziarsi al fine di rendere servizi alla collettività razionalizzandone i costi».
Nella relazione esplicativa del disegno di legge si rileva poi che «la fusione e l’incorporazione comporterà necessariamente il riordino e la riorganizzazione dell’apparato territoriale della Regione che verrà ad essere più fluido e, soprattutto, più veloce nel dare risposte e servizi ai cittadini e alle imprese in quanto, abolite le “doppie competenze”, si istituiranno “uffici unici” che accorpano professionalità (non solo categorie e profili professionali uguali, ma anche e, soprattutto, competenze) e mezzi per cui il cittadino potrà recarsi in un solo ed unico ufficio per richiedere il servizio di cui ha necessità: autorizzazione, concessione, documentazione e quant’altro e non dovrà peregrinare più da un ufficio all’altro per avere quanto richiesto».
luigi scivoli
10/07/2013

Mobilità e rotazione dei dipendenti regionali. La Cisl si è accorta che mancano i criteri o c’è sotto qualcos’altro?

Sembra molto strano che distanza di 6 mesi dall’inizio delle rotazioni senza criterio dei dipendenti regionali che hanno provocato la protesta dei sindacati autonomi Cobas/Codir e Sadirs…..”Rotazioni senza criteri: presentati i Ricorsi ex art. 28 dello Statuto dei Lavoratori”... e la paralisi in alcuni dipartimenti…..”Un libero professionista, utente esterno, parla degli effetti della rotazione negli uffici dell’assessorato Ambiente e Territorio“…..ora la Cisl si accorga che le rotazioni sono state effettuate senza criterio….”Ecco il verbale su cui il Giudice del Lavoro avrebbe fondato parte della propria motivazione“…..

Secondo Caracausi ora “È giunto il momento che le questioni riguardanti i trasferimenti e la distribuzione del personale seguano dei criteri oggettivi, nell’interesse di tutti”.

Ho la vaga sensazione che ci sia sotto qualcosa.

Vedremo!!

Quelli che….i sindacati confederali sono più organizzati e strutturati

Rappresentanza sindacale: i “complici” e l’accordo

Un accordo infame: tende a escludere dalla contrattazione e dalle elezioni delle RSU i sindacati non preventivamente messisi d’accordo con il padrone.

Cgil, Cisl e Uil e Confindustria hanno raggiunto l’accordo sulla rappresentanza e la “democrazia sindacale”, definizione decisamente paradossale se si guarda al contenuto (fin qui segreto e reso noto, a spizzichi e bocconi, solo a una parte dei gruppi dirigenti nazionali).
I leader dei sindacati Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti ed il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, hanno siglato l’intesa dopo 4 ore di confronto e vari mesi di incontri separati e non ufficiali.
Con l’accordo interconfederale (il testo, ripetiamo, ancora non è disponibile) si introducono nuove regole per misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori e a dare “certezza” agli accordi sindacali, che una volta approvati e ratificati a maggioranza semplice varranno effettivamente per tutti..
Tradotto: nessuno potrà scioperare contro quanto deciso soltanto dai “complici” e dalle imprese.
”E’ un accordo storico”, commentano cinguettando all’unisono Camusso e Squinzi. ”un accordo che mette fine ad una lunga stagione di divisioni”, aggiunge il leader della Cgil.
”Dopo 60 anni definiamo le regole per la rappresentanza, che ci permette di avere contratti nazionali pienamente esigibili”, sottolinea con più sincerità il presidente di Confindustria. Si prevedono infattiregole per ”l’esercizio del diritto di sciopero e sanzioni per mancato rispetto e le conseguenti violazioni”, sottolinea ancora Squinzi.
“E’ una svolta davvero importante nelle relazioni industriali”, dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. “La Cisl è molto contenta. Abbiamo perseguito con molta forza questo obiettivo”.
Quello che nessuno dice è che solo i sindacati firmatari di questo accordo saranno ammessi ai tavoli di trattativa a qualsiasi livello. Come dire che in Parlamento possono essere eletti solo i partiti che già si sono messi d’accordo sulla formazione del futuro governo…
Il plauso all’accordo arriva anche dal premier Enrico Letta che twitta: ”Una bella notizia l’accordo appena firmato Confindustria-sindacati: è il momento di unire, non di dividere per combattere la disoccupazione”.
Con questo accordo si mettono nero su bianco le regole per certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori, indicando la soglia del 5% per sedere al tavolo della contrattazione nazionale.
Nel settore privato, come già accade da 20 anni nel pubblico impiego, la rappresentatività verrà misurata attraverso l’incrocio, il mix tra numero degli iscritti e voto proporzionale delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie).
L’intesa indica anche le regole per validare gli accordi, definiti dalle organizzazioni sindacali che rappresentano almeno il 50% più uno, cioè la maggioranza semplice. Si noti bene: lamaggioranza delle organizzazioni sindacali, non dei lavoratori da queste organizzate. In pratica, se tre organizzazioni minoritarie firmano e una – assolutamente maggioritaria – no, l’accordo è valido per tutti.
La stessa maggioranza semplice richiesta per la consultazione certificata dei lavoratori, il voto a cui cioè verranno sottoposti gli stessi accordi. Conoscendo le modalità di votazione praticate nelle quasi totalità delle aziende, siamo al momento pressoché certi che raramente i lavoratori avranno l’occasione di “bocciare” un accordo sgradito.
Così se un contratto nazionale è sottoscritto dal 50% più uno della rappresentanza sindacale ”tutti – chiarisce senza giri di parole Squinzi – sono tenuti a rispettare quanto stabilito da quel contratto”. Ovvero a non muovere un dito in azienda. E’ in pratica la cancellazione del diritto di sciopero, almeno per quanto riguarda i sindacati; visto che la Costituzione ancora lo riconosce come diritto individuale. Ma per chi vi dovesse ricorrere sono state appunto approvate le “sanzioni”.
Non appena verrà reso noto il testo ufficiale vi saremo un’analisi più puntuale.

*****
Lo scarno resoconto pubblicato finora sul sito della Cgil (refusi compresi):

Misurazione della rappresentanza
1.- Ai fini della determinazione del peso di ogni organizzazione sindacale, che determina la possibilità di sedere ai tavoli dei rinnovi contrattuali, valgono:
. le deleghe sindacali (trattenuta operata dal datore di lavoro su esplicito mandato del lavoratore) comunicate dal datore di lavoro all’INPS e certificate dall’Istituto medesimo;
. i voti raccolti da ogni singola organizzazione sindacale nell’elezione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) in carica (validità 36 mesi)
2.- Il numero degli iscritti e il voto per le RSU peseranno ognuna per il 50% (così come anche previsto nel decreto legislativo 165/01 per il pubblico impiego)
3.- Questi due dati, iscritti e voto, verranno comunicati ad un ente esterno certificatore (es: CNEL) che procederà, per ogni CCNL, a determinare il calcolo della rappresentanza di ogni organizzazione sindacale.
4.- Le RSU saranno elette con voto proporzionale ai voti ottenuti, superando così l’1/3 destinato alle Organizzazioni Sindacali firmatarie di CCNL, e vi è l’impegno a rinnovare quelle scadute nei successivi sei mesi.

Validità ed esigibilità dei CCNL

Con l’accordo si stabiliscono regole che determinano le modalità con cui rendere esigibili, per entrambe le parti contraenti, il CCNL. Trattasi, per la prima volta nella storia delle relazioni sindacali nel nostro Paese, di una procedura formalizzata e condivisa da entrambe le parti.
1.- Saranno ammesse al tavolo della trattativa le Organizzazioni Sindacali “pesate” con le regole sopra descritte, che superino la soglia del 5%.
2.- Le modalità di presentazione delle piattaforme contrattuali è lasciata alla determinazione delle singole categorie, con l’auspicio di entrambe le parti affinché si determinino richieste unitarie.
3.- Un CCNL è esigibile ed efficace qualora si verifichino entrambi le seguenti due condizioni:
. sia sottoscritto da almeno il 50%+1 delle organizzazioni sindacali deputate a trattare;
. sia validato, tramite consultazione certificata, dalla maggioranza semplice dei lavoratori e delle lavoratrici, con modalità operative definite dalle categorie
La sottoscrizione formale del CCNL che abbia seguito tale procedura diviene atto vincolante per entrambe le parti.
4.- I CCNL  definiranno clausole e/o procedure di raffreddamento finalizzate a garantirne l’esigibilità e le relative inadempienze.

(come si può notare, la Cgil omette accuratamente di nominare le “sanzioni” previste in caso di sciopero, su cui invece molto insistono Confindustria, Cisl e Uil). Piccole furbizie che nascondono ai propri iscritti la parte più infame di un accordo mostruoso.

Fonte: http://www.informarexresistere.fr/2013/06/03/rappresentanza-sindacale-i-complici-e-laccordo/

Fonte: http://www.contropiano.org/sindacato/item/16977-i-complici-firmano-laccordo-sulla-rappresentanza-sindacale.