ARMAO SULLA SPENDING REVIEW: “NON SI PUÒ TORNARE INDIETRO”

L’assessore all’Economia conferma: “Testo sulle riduzioni della spesa inviato alle Commissioni di merito. Lamentele? Normale che la politica si opponga ai tagli, con le elezioni in vista. Non si può chiedere a un tacchino di organizzare il pranzo di Natale”.

E l’assessore Vecchi rincara la dose.

“Abbiamo assunto personale a dismisura, senza qualifiche, senza professionalità. Lì dove una unità lavorativa sarebbe stata più che sufficiente ne abbiamo messe quattro o cinque. In questa attività assolutamente clientelare la politica ha avuto un complice inconsapevole e al tempo stesso irresponsabile: il sindacato”.

Piccola considerazione personale.

Vera o presunta la complicità del sindacato, un’osservazione è d’obbligo: ma i politici non dovrebbero rispondere di danno erariale davanti alla Corte dei Conti per avere assunto oltre il necessario?

Alla buon ora! Anche i sindacati confederali si accorgono che il disegno di legge è una mannaia

Fino a ieri i rappresentanti del Cobas/Codir, a cominciare dal sottoscritto, sono stati accusati di diffondere inutili e immotivati allarmismi.

Ora anche gli altri sindacati cominciano a rendersi conto del pericolo, anzi della certezza che il DDL produrrà numerosi licenziamenti e, non solo gli agognati prepensionamenti.

Interessante è quanto dichiara il capogruppo dell’Mpa Nicola D’Agostino,  a proposito della Cisl: “Siamo da tempo rassegnati ai comportamenti equivoci di un certo sindacalismo – ha detto – che ha fatto della doppiezza la sua linea di condotta, ma leggere le parole di Caracausi e Montera, colleghi di Bernava, sulla Spending review proposta dall’assessore Armao ci lascia davvero a bocca aperta. Ma come? – ha proseguito D’Agostino – A Roma la Cisl propugna risparmi, invoca morigeratezza, denuncia sprechi, chiede tagli, e poi lo stesso sindacato in Sicilia si lascia prendere dalla paura di scontentare qualche associato? Non dovrebbero essere i politici e chi governa ad aver questo timore? Questa è la prova dell’ipocrisia sindacale portata ai massimi livelli, il cerchiobottismo e la retorica annessa – ha concluso – non sono piu’ prerogativa della politica, ma diventano oggi esclusiva della Cisl”.

Ecco il disegno di legge che prelude alla scomparsa della categoria dei dipendenti regionali

Ecco il testo integrale della relazione e del disegno di legge approvato, ieri sera, dalla Giunta di Governo sul tema della cosiddetta “spending review” siciliana.

Ecco alcune delle norme introdotte.

Taglio di oltre 2000 unità di personale (circa 450 dirigenti e 1600 dipendenti del comparto) anche attraverso il ricorso alla mobilità lunga (da 24 a 60 mesi) con accompagnamento alla pensione, oltre alla contestuale riorganizzazione degli uffici.

Prevista la riduzione dell’indennità di mensa da € 10,33 a € 7 .

È previsto un taglio del 15% delle spese per l’affitto dei palazzi istituzionali, del 50% delle spese per le auto blu e per i mezzi di servizio (il personale con mansione di autista verrà assegnato ad altro incarico).

Sforbiciata pure su consulenze,  sulle spese di noleggio e manutenzione del parco auto che sarà  ridotto, sulla telefonia mobile e sul numero degli apparati  telefonici.

Spicca anche il nuovo tentativo di cancellare con un colpo di spugna il COBAS/CODIR e tutti i sindacati autonomi per lasciare campo libero ai sindacati confederali.

Spending review: 24mila esuberi tra i dipendenti pubblici. Solo 8mila posseggono i requisiti per il prepensionamento. Il resto che fine farà?

Molti di voi hanno pensato che io farneticassi quando, lo scorso mese di ottobre, avvertivo del pericolo cassa integrazione per gli statali approvata dal governo Berlusconi su proposta di Brunetta o quando avvertivo del pericolo articolo 18.

Ebbene, siamo al punto di non ritorno.

Sarebbero 24mila i dipendenti pubblici interessati dalla stretta sulle piante organiche.

Di questi solo 8mila posseggono i requisiti per il prepensionamento in deroga alla riforma Fornero.

A questi vanno aggiunti i 13mila censiti negli enti territoriali (tranne le Regioni), dove però bisognerà attendere il Dpcm con i criteri per le uscite.