C’è più di qualcosa che non va, in queste affermazioni. O il premier è confuso sui numeri, o lo è sulle definizioni (o forse su entrambi i fronti). Ma siccome potrebbe trattarsi anche di qualcos’altro, e cioè di malafede, allora è bene fare chiarezza.
Che cos’è che, negli anni 2012-2014, è aumentato da circa 3500 miliardi a circa 3900 miliardi di euro? Né i risparmi né la ricchezza delle famiglie italiane. Si tratta delle attività finanziarie. Purtroppo però, il fatto che il volume delle attività finanziarie sia aumentato, non basta a dire che le famiglie italiane si stiano arricchendo.
Le famiglie italiane, infatti, nello stesso arco di tempo citato dal premier, si sono impoverite. Le attività finanziarie sono solo una parte di ciò che viene definito ricchezza. Secondo uno studio della Banca d’Italia (disponibile qui), “alla fine del 2013 la ricchezza netta delle famiglie italiane, cioè la somma di attività reali (abitazioni, terreni, ecc.) e di attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), al netto delle passività finanziarie (mutui, prestiti personali, ecc.), è risultata pari a 8.728 miliardi di euro”. Secondo le stime della stessa indagine, ripetuta annualmente, la ricchezza è diminuita, da fine 2011 a fine 2012, dello 0,6% a prezzi correnti, per perdere un ulteriore 1,4% tra fine 2012 a fine 2013. A ben vedere dunque, è corretto dire che le famiglie italiane si stanno impoverendo; e si sono impoverite anche tra il 2012 e il 2014.
Ciò significa che l’incremento del volume delle attività finanziarie, nello stesso periodo, non è stato sufficiente a coprire la perdita da attività reali.
Assodata la distorsione della realtà rappresentata da Renzi, c’è un’ulteriore osservazione da fare. Il premier, faccia tosta, cita il risparmio, dimenticando che egli rappresenta uno dei persecutori dello stesso. Il suo governo ha aumentato le tasse su questa preziosa risorsa. Lo ha fatto in modo sconsiderato per diversi motivi ed è stato solo l’ultimo di una serie di provvedimenti finalizzati al suo massacro (per un’attenta analisi si veda qui).
C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se il premier non avesse contribuito all’aumento della pressione fiscale sul risparmio. Forse gli italiani avrebbero potuto sfruttare ulteriormente le migliori condizioni dei mercati finanziari degli ultimi 2 anni. E magari a Strasburgo il premier avrebbe potuto dichiarare, a ragion veduta e non a sproposito, che gli italiani si stavano veramente arricchendo.