Sicilia. Finanziaria bis. Ma il decreto legislativo spalma debiti esiste?

Ars-vuota-foto-di-giorgio-ciaccio-624x300Quasi pronta la finanziaria bis che prevede l’accensione di un mutuo trentennale da un miliardo per il ripianamento dei debiti della Regione nei confronti delle imprese creditrici.

A parte ciò, secondo quanto si apprende dalla stampa, il governo utilizzerà circa 300 milioni che il governo nazionale avrebbe sbloccato  approvando il decreto legislativo che consente di “spalmare” in dieci anni (per la Sicilia saranno undici) i ‘debiti’ legati a somme iscritte in bilancio come entrate ma ormai impossibili da incassare (i cosiddetti residui attivi inesigibili).

Una curiosità!

Ma il decreto legislativo spalma debiti esiste?

Dal tappezziere al costruttore tutti i creditori della Regione. Un miliardo per sopravvivere

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L’approvazione della finanziaria bis non è arrivata nemmeno ieri anche se l’ impostazione di Bianchi (che garantisce l’80 per cento degli stipendi di tutti gli enti satelliti della Regione e una copertura del 50 per cento per le associazioni a favore di categorie svantaggiate come ciechi e sordi) è stata apprezzata dall’esecutivo e sarà adesso presentata alle parti sociali, alla maggioranza e in Commissione Bilancio.

No ai concorsi interamente riservati e alle stabilizzazioni senza concorso

martedì 25 febbraio 2014 10:52

Regioni: e´ illegittima sia la stabilizzazione di dipendenti senza concorso, in assenza di comprovate ed insuperabili esigenze, sia le disposizioni che permettono alle amministrazioni regionali la potestà di indizione di concorsi interamente riservati

segnalazione del Prof. Avv. Enrico Michetti della sentenza del Consiglio di Stato Sez. V, 20.2.2014

Palazzo della Consulta Roma 2006

In virtù della giurisprudenza della Corte Costituzionale, la regola del pubblico concorso va applicata ai sensi dell’art. 97 Cost. anche al personale delle regioni – materia sottoposta alla potestà legislativa esclusiva di queste – da ciò consegue che non solo la stabilizzazione di dipendenti senza concorso, in assenza di comprovate ed insuperabili esigenze dell’ente pubblico, è del tutto illegittima, ma lo sono anche quelle disposizioni che permettono alle amministrazioni regionali la potestà di indizione di concorsi interamente riservati (sentenza n. 169 del 2010) ovvero laddove i bandi possono fissare un limite minimo, da espandere discrezionalmente in sede di concorso, di posti riservati ai dipendenti. Simili previsioni, oltre a contrastare con il suddetto principio del pubblico concorso, sono illegittime anche in riferimento ai principi di uguaglianza e di buon andamento della pubblica amministrazione (sentenze n. 137 del 2013, nn. 99 e 51 del 2012). Quindi resta ammessa solamente l’ipotesi di un parziale riserva, poiché il concorso pubblico, per essere tale, deve essere aperto all’esterno e la riserva di posti a personale già dipendente oppure a particolari categorie deve essere giustificata da puntuali requisiti, ossia dalla peculiarità delle funzioni che il personale deve svolgere o da specifiche necessità funzionali dell’amministrazione (sentenza n. 99 del 2012): nel caso di specie la giustificazione può essere quella dei posti messi a concorso di ingegnere con particolari specializzazioni.

Ma lo svolgimento di un concorso con posti riservati, così come sottolineato dal TAR, deve rimanere un unico concorso nel quale i concorrenti esterni ed interni partecipano in condizioni di parità di fronte alle prove previste dal bando di concorso, e della riserva potrà tenersi conto al momento della redazione della graduatoria finale dei vincitori. Solo in tale momento eventuali candidati idonei interni all’amministrazione che ha bandito il concorso potranno eventualmente superare concorrenti esterni con voto migliore, in quanto dotati di un titolo di preferenza, alla stregua delle previsioni del d.P.R. n. 497/1994 circa la presentazione dei documenti attestanti il possesso dei titoli di riserva successivamente alle prove orali.

E’ del tutto evidente che una diversa regolamentazione, ossia quella di prove preselettive separate tra esterni ed interni, se non anche quella della separazione delle prove scritte ed orali tra le due categorie, condurrebbe inevitabilmente a una struttura procedimentale di un concorso del tutto duplice e quindi, in buona sostanza, a due concorsi, l’uno pubblico e l’altro totalmente interno, la cui ammissibilità, come si è visto, difficilmente può superare il vaglio della legittimità costituzionale, fatte salve circostanze eccezionali (sentenza n. 205 del 2004). Senza contare poi, come evidenziato in primo grado, che due diverse preselezioni potrebbero costituire un meccanismo di riserva intermedia a favore dei candidati interni, potendo anche eventualmente amplificare la riserva di base già prevista.

Fonte: http://www.gazzettaamministrativa.it/opencms/opencms/_gazzetta_amministrativa/_

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Report choc degli Usa: la democrazia italiana distrutta dai vincoli Ue

Uno studio di Bank of America e Merrill Lynch dimostra come l’“eccessiva virtuosità” della politica italiana, ligia ai vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea, porterà i partiti a una sorta di suicidio collettivo, a tutto vantaggio del Movimento 5 Stelle, che ne raccoglierà i frutti alle prossime elezioni politiche, attese nel 2015…..continua a leggere

Obbligo di pubblicazione dei compensi concernenti i componenti degli organi di indirizzo politico

DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2013, n. 33 - Art. 14
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Entro il 20 ottobre 2013 tutte le amministrazioni pubbliche compresi gli enti pubblici vigilati, a quelli sui quali le Pa hanno potere di indirizzo e di controllo e le società partecipate avrebbero dovuto pubblicare sul proprio sito la situazione reddituale e patrimoniale degli amministratori e dei congiunti che acconsentano alla trasparenza.

In caso di inadempienza maturano sanzioni che vanno da 500 a 10mila euro in capo agli amministratori; il soggetto che deve garantire l’applicazione di queste disposizioni va individuato da ogni ente e, fino a che ciò non sia avvenuto, il compito spetta ai responsabili anticorruzione per i procedimenti disciplinari e, nelle società, all’amministratore. Per i dirigenti matura una responsabilità di risultato in caso di mancato rispetto della previsione. Gli organismi di valutazione sono tenuti al controllo.

La norma si applica non solo a tutte le Pa (articolo 1, comma 2, del Dlgs 165/2011), ma anche agli enti pubblici vigilati, a quelli sui quali le Pa hanno potere di indirizzo e/o controllo; alle società partecipate, anche con quota minoritaria (salvo quelle quotate in Borsa) e agli enti di diritto privato controllati (intendendo come tali anche quelli in cui il Comune abbia poteri di nomina), comprese le fondazioni.

Ester Bonafede, responsabile del Lavoro, si lamenta: “Guadagno solo 5.440 euro”

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“E’ un paradosso che un assessore regionale guadagni meno del suo capo di gabinetto, meno di un deputato e, in certi casi, perfino di un commesso.

Eppure è così”. Lo sostiene l’assessore al Lavoro della Regione siciliana, Ester Bonafede.

“Caro” assessore, intanto andrebbe specificato che il commesso cui ti riferisci tu è quello dell’Ars e non quello del tuo assessorato che arriva appena a 1.000 euro al mese.

In secondo luogo, con l’entrata in vigore del Dlgs 33/2013 sulla trasparenza, tutte le amministrazioni pubbliche compresi gli enti pubblici vigilati, e quelli sui quali le Pa hanno potere di indirizzo e di controllo e le società partecipate devono pubblicare sul proprio sito la situazione reddituale e patrimoniale degli amministratori e dei congiunti che acconsentano alla trasparenza.

Potrei anche sbagliarmi. Ma cercando all’interno delle pagine e sotto pagine del sito ufficiale della regione siciliana e dell’Ars, non mi pare di avere trovato alcuna traccia dei compensi percepiti da presidente, assessori e deputati vari.

Sarebbe una bella “operazione trasparenza” permettere ai cittadini di effettuare una verifica e giudicare se effettivamente un assessore o un presidente della regione guadagnano meno di un commesso (dell’Ars).

Renzi. 100 MILIARDI DI PROMESSE

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Parla di un “cambio radicale delle politiche economiche”, ma il presidente del Consiglio Matteo Renzi non spiega come.

Pochi numeri precisi dietro gli annunci.