La produttività si misura sostanzialmente avendo chiaro cosa fare, come farla, in che tempi, con quali strumenti e costi, per verificare se l’attività sia svolta al di sopra o al di sotto di determinati standard quantitativi o qualitativi, utilizzando unità di misura per verificare il lavoro svolto: metri, chili, litri, tempo, risorse finanziarie, ore lavoro, rapporti tra questi mezzi di misura; e avendo chiaro che l’obiettivo di produttività consiste in un risultato in termini di riduzione del tempo, o dei costi, o in un aumento dei prodotti con un indice maggiore dell’incremento degli input e così via.
La produttività individuale non dovrebbe essere troppo dissimile: al lavoratore si dovrebbe indicare uno standard operativo da rispettare, precisando un budget o comunque un rapporto chiaro tra le ore di lavoro che svolge e i risultati da ottenere: per esempio, il tempo standard da rispettare per chiudere un’istruttoria.
Tuttavia, nella gran parte dei casi i sistemi di valutazione pubblici si guardano bene dal misurare la produttività secondo questi canoni. Il tutto si riduce, invece, nella manifestazione di giudizi sui comportamenti: capacità di rispettare i tempi, capacità di proporre soluzioni, capacità di relazionarsi con terzi e così via. Rarissimamente si chiede di svolgere un certo numero di pratiche entro specifici termini o nel rispetto di predefiniti indicatori di qualità.
In questo modo, sistemi di valutazione si modificano in strumenti di “giudizio” molto astratti.
- BlOgLiveri – La produttività non lascia impronte digitali
L’astrattezza poi raggiunge il massimo quando si copia il sistema di valutazione realizzato da altri enti ma, per provare a non farsi scoprire (o, peggio, forse perché non si è proprio capito nulla di quel che si è scritto….), si tralascia di riportare alcuni termini, per cui i concetti espressi risultano incompleti o equivoci.
Ecco a voi il SMVP della Regione Siciliana!