In Sicilia la casta non vuole rinunciare ai privilegi…Tanto c’è il bancomat dipendenti regionali

Il deputato Antonello Cracolici (Pd) si è dimesso da presidente della commissione regionale per la spending review.

L’organismo parlamentare è stato istituito dalla Presidenza dell’Assemblea regionale per recepire il decreto Monti sui tagli ai costi della politica, che dovranno essere approvati entro fine anno.

Cracolici ha deciso di dimettersi dopo avere constatato resistenze da parte di componenti della commissione ad adottare alcune delle misure di contenimento della spesa previste nel decreto.

Per vedere chi sono i componenti della Commissione sulla spending review clicca qui

Tagli per precari, forestali e trasporto pubblico locale?

Nessun aumento dell”aliquota Irpef per coprire il debito della Regione verso le imprese, pari a un miliardo di euro. Si potranno sbloccare i pagamenti attesi dalle imprese senza aumentare le tasse come temuto per settimane. Ma se l’irpef non aumenterà non potrà neanche fruire della diminuzione che si attendeva da tempo per effetto del miglioramento dei conti della sanità.

Legge 104. Le ferie non riducono il diritto ai tre giorni di permesso mensili

Articolo tratto da Ptpl – dossier pubblico impiego

PUBBLICO IMPIEGOAssistenza ai disabili garantita.
Le ferie non riducono il diritto ai tre giorni di permesso mensili che spetta al lavoratore che presta assistenza a familiari disabili (legge n. 104/1992). Lo stesso per malattia e festività, per maternità e permessi sindacali; in tutte queste ipotesi i tre giorni restano tali. 

Il principio fissato dal Ministero del lavoro (
interpello 01.08.2012 n. 24/2012) vuole che il lavoratore conservi il diritto a fruire dei tre giorni di permesso mensili in quanto aventi natura, funzione e caratteri diversi.
Il principio apre a due differenti trattamenti. Da una parte diventa illegittimo riproporzionare i tre giorni di permesso mensili sulla base dell’attività lavorativa effettivamente svolta, qualora il lavoratore abbia legittimamente beneficiato di altre tipologie di permessi o congedi a lui spettanti; d’altra parte diventa legittimo riproporzionare i permessi nei casi in cui ci sia stata riduzione di attività lavorativa per altri motivi.
In tal caso il riproporzionamento del numero dei giorni mensili di permesso disabili è possibile e avviene in base ai criteri indicati dall’Inps, per cui viene concesso un giorno di permesso ogni dieci giorni di assistenza continuativa e, per periodi inferiori a dieci giorni, non si ha diritto a nessuna giornata di permesso (articolo ItaliaOggi Sette del 10.06.2013).

Letta. La legge di stabilità la scriviamo noi, non Bruxelles. Ma se cade il Governo…

”La Legge di stabilità la scriviamo noi, non viene più scritta in Europa perché siamo usciti dalla procedura per deficit eccessivo”. Lo afferma il premier Enrico Letta parlando alla Fiera del Levante a Bari.

Polonia nell’Euro? No grazie!

Anche i polacchi vedono i disastri dell’Eurozona, Germania a parte, e non hanno alcuna voglia di andarsi a imbarcare in un sistema monetario che sembra fare acqua da tutti i lati. Frutto, anche, di scelte economiche e monetarie che non hanno, alla base, una coerente e unitaria politica comune. Anzi.

La Polonia non ci tiene proprio a diventare un’altra vittima dell’euro. Gli basta vedere quello che è successo in Grecia. E quello che sta succedendo in Italia e in Spagna. Per non parlare della Slovenia, entrata nell’euro solo nel 2004 e già in zona default.

Secondo un sondaggio, il 60 per cento dei polacchi non ne vuole sapere della moneta europea.

Ma i leader polacchi sembrano determinati ad aprire una via alla catastrofe. Vogliono entrare nell’euro. Una decisione incomprensibile. Pensate a Spagna, Irlanda e Cipro. Di quali altre prove i governi hanno bisogno per capire che l’euro è una trappola, che con esso si corre il serio rischio di rimanere senza altre opzioni di fronte a una crisi?

Oggi in Polonia vacillano pace sociale e stabilità politica.

Almeno 120mila persone hanno partecipato a Varsavia alla manifestazione indetta dai sindacati (Solidarnosc e gli altri) contro la politica di austerità e di dure riforme seguita dal governo liberal ed europeista del premier Donald Tusk.

La gente in piazza dice no all’elevamento dell’età pensionabile a 67 anni (anziché 65 per gli uomini e 60 per le donne), a riforme deregolatorie del mercato del lavoro, a severi cambiamenti sul fronte della previdenza. Tutte riforme volute da Tusk in sintonia con Berlino, Bruxelles e la Bce in vista del possibile ingresso della Polonia nell’Euro.

Sulle assunzioni alla SAS le carte in procura

La Società, che comprende già 2 mila dipendenti, assume tre ex dirigenti di Multiservizi. I Cobas Codir: “Nessuna procedura a evidenza pubblica. Manderemo le carte alla Procura e alla Corte dei conti”. Il presidente della società: “Procedura corretta. Difenderò l’onore del cda anche in sede penale”.

Se cade il governo si paga l’Imu? E dove sta il danno visto che sarà sostituita dalla service tax?

Letta minaccia: Se cade il governo si paga l’Imu.

Bella minaccia! Dove sta il danno visto che al posto dell’Imu il governo ha già deciso di introdurre la “Service tax” che, al proprio interno, conterrà la Tari, che prenderà il posto della Tarsu o della Tia (le imposte sui rifiuti), e la Tasi, ossia la “misteriosa” (copyright di Massimo Bordignon sul sito lavoce. info) imposta sui servizi indivisibili?

Senza contare il fatto che per finanziare il mancato pagamento delle rate Imu di giugno e settembre il governo ha dimezzato il tetto massimo di detraibilità delle polizze vita che passa dagli attuali 1.291,14 euro a 630 euro per il periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2013. Poi si scende a 230 euro a decorrere dal periodo d’imposta 2014….Finta abolizione Imu. Non c’è Irpef sulle seconde case. Mazzata, invece, sulla detraibilità delle polizze vita….

“Pizzino” n. 1. “Ho solo un solo padrone, il popolo siciliano”. Ma su facebook tanti lo contestano

“Io antisistema: avevo 18 anni – ricorda il Governatore – e vendevo l’Unità davanti ai cancelli della fabbrica il venerdì e la domenica sul corso principale, poi ero segretario della Fgci dei giovani comunisti. Avevo 22 ed ero segretario di fabbrica della sezione del PCI e facevo parte della segreteria del PCI.

Ma la notizia non è questa. La vera notizia, invece, è che una parte degli oltre 63 mila fan che hanno cliccato “mi piace” sulla pagina del governatore, gli si è letteralmente rivoltata contro. Il dissenso è normale, penserà qualcuno, soprattutto verso un uomo che prende decisioni difficili ogni giorno e che non possono, certo, accontentare tutti. E’ vero: soprattutto sui social network, dissentire (più che essere usuale) è la prassi. E nonostante questo i commenti a sostegno del presidente non si contano sulle dita di due o tre mani, ma è innegabile che la maggior parte di quelli che hanno scelto di commentare il pizzino di Crocetta lo ha fatto per ‘dirgliene quattro’. Molti dichiarano anche di averlo votato e sostenuto, ma il commento più diffuso, quasi un copia e incolla tra i tanti che si possono leggere, è, in sostanza, “ vogliamo meno parole e più fatti”.