Atto di interpello per ‘esperti Facebook’ a vuoto e la regione si rivolge agli esterni. Ma sul sito della Funzione Pubblica non c’è alcuna traccia dell’interpello

Reclutamento esperti in comunicazione
Per scaricare l’atto di interpello cliccaci sopra

L’assessorato alla Formazione punta a creare una short list di esperti esterni in comunicazione (scarica l’avviso Pubblico per l’istituzione di una short list di esperti in comunicazione) perché è andato a vuoto l’atto di interpello del 21 marzo rivolto agli oltre 16.000 regionali, chiamati a maneggiare anche Facebook e Twitter.

A renderlo noto lo stesso dirigente generale del dipartimento della Formazione, Anna Rosa Corsello, che ha firmato l’avviso pubblico con cui adesso l’amministrazione va a caccia all’esterno di competenze in grado di svolgere “una nuova e capillare attività di diffusione di notizie sulle attività realizzata tramite i media tradizionali (radio/Tv/stampa locale), oltre che per mezzo dei principali social media”.

Sulla vicenda, però, vi sono alcune stranezze tutte da verificare.

  1. L’atto di interpello prot. n. 26112 del 21 marzo 2014 non è mai stato pubblicato sul sito del Dipartimento della Funzione Pubblica, appositamente dedicato agli atti di interpello:
  2. Nell’atto di interpello “fantasma” non si fa alcun riferimento ad una eventuale formazione del personale che avrebbe accettato l’incarico e la regione preferisce rivolgersi all’esterno.

Diffamazione a mezzo Facebook? Arma a doppio taglio

Con sentenza del 24 marzo 2014, n. 13604, infatti, la Corte di cassazione ha stabilito che la pubblicazione e diffusione su Facebook di contenuti che offendono l’onore e la reputazione di un utente integrano responsabilità da fatto illecito, da cui deriva l’obbligo di risarcimento economico del conseguente danno morale. La novità della sentenza è, soprattutto, quello di aver anche sancito che non è necessario indicare nome e cognome della persona a cui è rivolta un’allusione offensiva: se la “vittima” è facilmente individuabile e la frase incriminata è postata sul proprio o l’altrui stato di Facebook o in commento a qualche altro post, scatta ugualmente il reato di diffamazione.

E’ bene, comunque, stare sempre attenti. Se, infatti, il riferimento alla vittima contenuto nel post diffamatorio non dovesse essere chiaro e immediato, si può passare dalla ragione al torto e rischiare una controquerela per calunnia.