SERVIZI DI SUPPORTO E ASSISTENZA TECNICA ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: L’AGCM AVVIA UNA ISTRUTTORIA PER POSSIBILE INTESA RESTRITTIVA DELLA CONCORRENZA

Assistenza tecnica. Cartello. Violazione concorrenzaNella sua adunanza del 15 marzo u.s., l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deliberato l’avvio di un procedimento istruttorio volto a verificare se le società Deloitte & Touche, Meridiana Italia, KPMG, PricewaterhouseCoopers, PricewaterhouseCoopers Advisory e Reconta Enrst&Young, in asserita violazione dell’art. 101 del TFUE, hanno coordinato le rispettive modalità di partecipazione alle gare nel settore dei servizi di supporto e assistenza tecnica alla Pubblica Amministrazione per l’attuazione dei programmi cofinanziati dall’Unione europea.

Più in particolare, secondo l’AGCM dall’analisi delle offerte presentate in occasione della la gara indetta da Consip il 19 marzo 2015 per l’affidamento dei servizi di supporto e assistenza tecnica alle Autorità di Audit (AdA) dei programmi cofinanziati dall’Unione Europea emergerebbe l’assenza di un effettivo confronto concorrenziale tra le imprese investigate sia in termini di mancata sovrapposizione delle offerte maggiormente competitive sia di scarsa aggressività delle offerte formulate in relazione ai diversi lotti.

Il procedimento dovrà concludersi entro il 31 ottobre 2017.

Il provvedimento di avvio è disponibile qui: I796_avvio.

Fonte: AGCM Download PDF

Faraone: “Concorsi internazionali per i manager dei musei siciliani”

FaraoneL’ultima ideona di Faraone. Esperti da selezionare con concorsi internazionali e autonomia gestionale-amministrativa: questa la ricetta per “ far diventare il patrimonio dei beni culturali siciliani il polo attrattivo per i turisti e l’eccellenza in grado di innescare ricadute economiche territoriali”.

Sicuramente ci vorrà un mago per fare funzionare i musei con le poche risorse messe a disposizione dal bilancio regionale.

 

Elezioni. Non votare è il più grande favore alla casta

Il Fatto Quotidiano del 5 giugno 2016

Quasi tutti i quotidiani filogovernativi, nei giorni precedenti alle elezioni amministrative di ieri, hanno presentato articoli in prima pagina in cui hanno parlato di “elezioni a rischio astensione”, pericolo astensione”, “incubo astensione per i partiti”, etc., lasciando quasi trasparire che il fatto che gli elettori, astenendosi, avrebbero fatto un grosso sgarbo ai partiti.

Le cose, però, non stanno proprio così.

Nei partiti strutturati come ad es. il PD, votano, infatti, gli apparati di partito formati anche da coloro che, pur non condividendo le scelte, votano per disciplina, anche turandosi il naso.

Stesso ragionamento può essere fatto nel caso in cui un politico dovesse comprare i voti.

Come ha, infatti, argutamente rilevato Antonio Padellaro su “Il Fatto Quotidiano” di domenica 5 giugno, “se anche si recasse ai seggi il dieci per cento degli aventi diritto al voto, dopo le consuete geremiadi (i consueti piagnistei) sulla crisi della rappresentanza politica, i partiti si spartirebbero tranquillamente quel poco che resta, come la legge prevede, e buonanotte ai suonatori.

Il detto secondo cui gli assenti hanno sempre torto, alla chiusura delle urne diventa un verdetto senz’appello. Anche perché quei politici che da almeno un decennio stanno sulle
scatole agli elettori, della crisi della democrazia rappresentativa se ne catastrafottono allegramente, come direbbe il commissario Montalbano.

Ragion per cui l’astensionismo è il favore più grande che si possa fare a quel sistema partitocratico, le cui colpe Marco Pannella non ha mai smesso di denunciare, e che fonda il suo potere, troppo spesso occulto, proprio sull’assenza e il disinteresse dei cittadini.

Sempre, ma soprattutto quando si tratta di scegliere le amministrazioni di importanti città, si dovrebbe attivare un meccanismo di partecipazione permanente che dal giorno del voto in poi dovrebbe, pacificamente, cingere d’assedio i palazzi comunali chiedendo periodicamente conto sull’attuazione delle promesse elettorali. Si chiama democrazia attiva e, soprattutto, in questi ultimi anni è stata soffocata dal qualunquismo dilagante: quello del tanto non serve a niente, tanto sono tutti uguali. Io voto nella Capitale e il mio sogno è un sindaco che vada in giro per la città verificando di persona ciò che non va e ciò che serve vada fatto. Un sindaco che faccia dei blitz nei vari municipi, e chieda conto dei soldi spesi per le reali necessità dei cittadini. Un sindaco che stia molto con la gente comune e poco nei talk show. Mentre scrivo mi rendo conto di immaginare qualcosa che è fuori della realtà. Anche se sarò felice di essere smentito”.