Al di la delle favole dei politici, i fatti dicono che lo Stato sta progressivamente scomparendo dal mezzogiorno

FaraoneIl Mezzogiorno appare oggi un mondo a parte come in questi ultimi decenni non lo era mai stato: per l’assenza consolidata di ogni prospettiva di sviluppo, per gli elevatissimi tassi di disoccupazione, per il crollo demografico. Ma insieme per l’insediamento ormai egemone in molti ambiti delle organizzazioni malavitose (il solo suo aspetto che sembra capace di mettere radici altrove), per l’indice carente di tutti i servizi (dalla sanità alle comunicazioni), per le dimensioni e l’inefficienza e delle sue burocrazie, per la qualità disastrosa di quasi tutte le sue classi politiche (ormai giunte con il consigliere regionale siciliano Barbagallo al limite dell’avanspettacolo), e infine per un’atmosfera sociale ancora dominata in pieno dal familismo, dai rapporti clientelari, dalla raccomandazione. Tutto ciò, sia chiaro, non già a causa di qualche malformazione genetica dei nostri concittadini di quelle regioni, ma a causa di una storia infelice caratterizzata da un’antica indigenza e da secoli delle più varie forme di malgoverno.

Una storia che qualche decennio fa molti segni indicavano essersi finalmente interrotta ma che ora, invece, sembra riaffermare tutto il suo peso. Il Sud è sempre più lontano dall’Italia, sempre più un mondo a parte. Perché? Tra le molte risposte che vengono date non trovo mai quella che a me sembra la principale. Il fatto che in questo tempo è andato progressivamente scomparendo lo Stato nazionale.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir