Ecco le principali linee della riforma della pubblica amministrazione targata Renzi

DirigenteMercoledì 30 aprile, il premier Matteo Renzi ed il Ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione Marianna Madia hanno presentato la bozza della riforma della PA con l’obiettivo di «licenziare i dirigenti senza incarico» e «stangare i fannulloni».

Ci sarà un periodo di consultazione di 40 giorni durante il quale si discuterà dei contenuti con dipendenti e sindacati.

La riforma, ha detto al fianco del ministro della PA, Marianna Madia, con la quale ha inviato una mail a tutti i lavoratori pubblici esortandoli a proporre idee (rivoluzione @governo.it), si sviluppa su 3 assi e 44 punti: «Capitale umano, innovazione e tagli alle strutture non necessarie».

E tra le prime necessità il premier vede «l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio» che «comporta la possibilità di far entrare 10 mila giovani nella PA». Una stima che a suo avviso però è prudente, visto che «se obblighi tutti ad andare in pensione» in realtà si può salire fino a 14-15 mila assunzioni in cinque anni.

Nel provvedimento il premier vede poi l’introduzione della «riduzione del 50% del monte ore per i permessi sindacali», lo «sblocco del turnover in modo strategico, con entrate selettive per le amministrazione che ne necessitano», «rendere più rigoroso il sistema di incompatibilità dei magistrati amministrativi» e l’abolizione «delle fasce per la dirigenza». In particolare, ha puntualizzato il ministro Madia, saranno fissati dei tetti sulle retribuzioni ma «senza intervenire sulle fasce intermedie». E serve una mobilità che funzioni, sia volontaria, ma anche obbligatoria, garantendo dignità al lavoratore, con riferimento alle retribuzioni e alla non lontananza da luogo di lavoro.

La riforma della PA si concentrerà poi sulle misure del cosiddetto Sforbicia-Italia, che passano dall’accorpamento di Aci, Pra e Motorizzazione civile alla riduzione delle sedi della Ragioneria dello Stato (non più una sede in ogni provincia), mentre le prefetture diventeranno massimo 40. Sono previsti poi l’accorpamento delle sovrintendenze e la gestione manageriale dei poli museali e tagli agli sprechi con la riorganizzazione strategica della ricerca pubblica, con l’aggregazione di 20 enti che svolgono funzioni simili. Come già emerso nei giorni scorsi, infine, la riforma prevede l’introduzione del Pin del cittadino il codice che consente di accedere ai servizi pubblici in via digitale.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir