Gli ex privilegiati che rischiano di perdere tutto. Non si parla dei regionali ma vi consiglio di leggere l’articolo

C’è stata una adesione “altissima, al 90%” allo sciopero nazionale dei lavoratori del settore bancario proclamato per protestare contro la decisione unilaterale dell’Abi “di disdettare e di disapplicare, a partire dal prossimo primo aprile, i contratti collettivi di lavoro, un provvedimento senza precedenti in nessun altro settore. Dei 416 contratti in vigore nel privato e nel pubblico, solo quello dei bancari è stato, infatti, disdettato”.

I bancari provano a difendere il potere d’acquisto del loro salario “messo a rischio dal blocco permanente della crescita automatica degli stipendi in tema d’inflazione, che l’Abi vuole attuare e contro cui si sono mobilitati i sindacati”.

Il vero obiettivo dell’Abi sarebbe quello di smantellare il contratto nazionale di categoria e le tutele contrattuali vigenti, sostituendolo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori e selvaggi tagli di posti di lavoro.

Manifestazioni e cortei si sono svolti nelle principali città.

A Milano con indosso una maglietta con su scritto «io non sono “un banchiere” hanno attraversato la città, in ordine, partendo dalla sede milanese di Abi in via Olona. Parlando alla gente e cercando di spiegare le loro ragioni: non vogliamo difendere privilegi, ma vogliamo difendere il contratto e il lavoro.

Commento

Che dire.

Dovremmo prendere esempio dai bancari.

Non dovremmo avere paura, come sostiene qualcuno, di attraversare in corteo Palermo, e cercare di spiegare alla gente (commercianti, artigiani e, persino ai disoccupati) che con la politica del blocco dei contratti dei dipendenti pubblici e con la politica dei tagli agli stipendi dei dipendenti regionali, i primi a rimetterci, immediatamente dopo i diretti interessati, sono proprio loro (il commerciante e l’artigiano non vendono e il disoccupato non troverà mai un lavoro).

Dovremmo fare capire all’opinione pubblica che i privilegiati, i nemici da combattere non siamo noi ma i politici incapaci e papponi che ci stanno riducendo in mutande, quelli che permettono allo Stato di prendersi i soldi della Sicilia (es. le multinazionali che raffinano il greggio in Sicilia pagano miliardi di tasse allo Stato senza che a noi resti un solo centesimo lasciandoci solo i veleni della raffinazione) che poi è costretta a mendicarli al Renzi o Delrio di turno.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir