La previsione di Baccei. Alla Sicilia serviranno 10 anni per uscire dalla crisi. Chiuderà il Fondo Pensioni?

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Nel bilancio mancano risorse per garantire la spesa annuale destinata per esempio a precari, consorzi di bonifica, Esa e comunità alloggio; fra le tasse iscritte in bilancio nel 2014 e quelle realmente incassate c’è una differenza di un miliardo

Per far fronte alla crisi attuale, ad aprile il governo prevede una Finanziaria lacrime e sangue. Già detto di prepensionamenti (nel pubblico impiego e fra i forestali), riforma delle pensioni, taglio di dirigenti e di indennità accessorie, ecco che arriva la stretta sulla sanità.

Addio al fondo pensioni.

C’ è un piano anche sulle pensioni. Già detto della volontà di adeguare il (più vantaggioso) sistema di calcolo regionale a quello statale, Baccei prevede «nel medio periodo la possibilità di trasferire la gestione dei trattamenti pensionistici». Non più quindi un fondo regionale ma l’ ingresso dei regionali nell’ universo degli istituti di previdenza nazionale. Nel piano Baccei i regionali dovranno anche lavorare in spazi ridotti, il che significa tagliare sedi e affitti. Verrà recepita una norma nazionale che prevede 21,3 metri quadrati per dipendente. Dunque, stop alle locazioni inutili e vendita delle sedi di proprietà che risulteranno in esubero.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

2 Risposte a “La previsione di Baccei. Alla Sicilia serviranno 10 anni per uscire dalla crisi. Chiuderà il Fondo Pensioni?”

  1. Chiudere la Regione no? In ogni caso basterebbero meta’ dei dipendenti attuali.

  2. Prima di mettere mano ai tagli dei dipendenti regionali e pensare di adeguare le pensioni a quelle statali, l’assessore Baccei deve iniziare a tagliare la sua indennità e quella dei suoi colleghi, dirigenti generali, nomine a più non posso di consulenti, indennità uffici di gabinetto e sprechi milionari delle società ed enti inutili, occore rivedere gli affitti delle amministrazioni regionali etc.etc. che fanno arricchire privati da anni. Fare tagli alla gente che con meno duemila euro deve vivere per pagare tasse e bollette e campare i figli disoccupati dovrebbe farlo riflettere e rivolgersi altrove, ma non se ne parla nemmeno. Gente, prima che sia troppo tardi, svegliamoci vogliono colpire le classi più deboli dei dipendenti regionali.

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