Pensione. Uscita obbligatoria per chi matura il diritto.

Sembrerebbe che la Giunta regionale nei prossimi giorni dovrà esaminare alcune richieste di permanenza in servizio oltre i limiti di età previsti.

Suddette richieste riguardano sia personale con qualifica dirigenziale (compreso qualche dirigente generale) sia personale del comparto.

In passato la Giunta è stata propensa ad accogliere solo le richieste dei dirigenti (trattandosi di professionalità di cui l’amministrazione non può assolutamente privarsi).

L’Inps e il Ministero della Funzione Pubblica non ammettono disparità di trattamento ma, soprattutto, eccezioni.

Il Sole 24 Ore

25 maggio 2012

Uscita obbligatoria per chi matura il diritto

L’Inps – ex Inpdap – è tornata pochi giorni fa a ribadire che, quando possibile, i lavoratori del pubblico impiego devono essere pensionati prima dei 70 anni.

L’istituto di previdenza, con il messaggio n. 8381 del 15 maggio, chiarisce che il datore di lavoro pubblico è tenuto a risolvere il rapporto di lavoro con il dipendente qualora questi abbia raggiunto i limiti di età previsti dall’ordinamento di appartenenza e sia in possesso del requisito contributivo per il diritto al trattamento pensionistico anticipato, anche se conseguito dopo il 31 dicembre 2011. La Funzione pubblica, con la circolare 2 dell’8 marzo, aveva già precisato che tutti i dipendenti pubblici in possesso di un qualsiasi diritto a pensione (vecchiaia, quota o 40 anni di contributi) maturato entro il 31 dicembre 2011 continuano a essere soggetti al limite ordinamentale (65 anni). Anche le lavoratrici pubbliche, che fino allo scorso anno potevano accedere alla pensione di vecchiaia (nate entro il 1950 e quindi con 61 anni entro il 2011) in presenza del requisito minimo contributivo, non sono soggette ai nuovi requisiti. Tali lavoratori, anche se ancora in servizio, non possono essere soggetti, neppure su opzione, ai nuovi requisiti di età e di anzianità contributiva stabiliti dalla riforma Fornero. Palazzo Vidoni prosegue affermando che per i dipendenti che hanno maturato il diritto alla pensione (diversa da quella di vecchiaia e quindi con i requisiti per la pensione anticipata) l’età ordinamentale costituisce un limite vincolante e il datore di lavoro deve far cessare il rapporto di lavoro. Ne consegue che l’età ordinamentale non costituisce un paletto da applicare solo nei confronti di chi ha maturato un qualsiasi diritto alla pensione entro il 2011, ma deve essere applicato nei confronti di tutti i lavoratori. Naturalmente, prima di procedere alla risoluzione del rapporto di lavoro, l’amministrazione deve verificare l’acquisizione del diritto alla pensione anticipata. Pertanto il lavoratore che non ha maturato il diritto alla pensione entro il 2011 ma che, una volta compiuti 65 anni di età ha perfezionato i requisiti per il conseguimento della pensione anticipata (nel 2012 servono 42 anni e un mese di contributi per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne) dovrà andare in pensione.

Questa interpretazione contrasta con lo spirito della riforma che incentiva l’attività lavorativa fino a 70 anni. Inoltre, considerato che dal 2013, saranno vigenti i nuovi coefficienti di trasformazione del montante in rendita (quota contributiva) a causa dell’aumento della speranza di vita, a parità di montante e di età anagrafica la quota C (cioè quella calcolata secondo il sistema contributivo per le anzianità acquisite dal 1° gennaio 1996) subirà una flessione verso il basso.
25 maggio 2012

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

3 Risposte a “Pensione. Uscita obbligatoria per chi matura il diritto.”

  1. …e che dire, allora. di quei dirigenti che, andati in pensione prima della legge 10/2000, dopo 15 anni chiedono di rientrare in servizio e vengono riammessi?? E’ così fondamentale e irrinunciabile la loro professionalità? Fra tutti i dirigenti in servizio, già pagati anche in modo esagerato…..,nessuno è in grado di sostituirli?

  2. Caro Romeo,
    mi consta personalmente.
    Tre anni fa circa, due colleghi del Dipartimento Programmazione, uno cat. C (ex agente tecnico) e uno cat. B (ex commesso privo di licenza media) hanno fatto richiesta alla Giunta di rimanere in servizio oltre il 65° anno, per il tramite del proprio Dirigente Generale (essendo entrati tardi in amministrazione avevano solo pochi anni di contributi).
    Risultato. Allo scoccare del 65° anno loro sono stati costretti ad andare in pensione. Qualche dirigente, invece, ti assicuro che è rimasto…………

  3. In verità, non mi risulta che la giunta abbia finora privilegiato le richieste di permanenza in servizio di dirigenti rispetto al personale del comparto: almeno in questo, credo che non ci siano state disparità di trattamento.
    D’altronde, non so fino a che punto possa essere “conveniente”, per un’amministrazione ormai così tanto politicizzata, cominciare a respingere tali istanze: si ritroverebbe priva di tante “eccelse professionalità” (dirigenziali) cui affidare altrettanti incarichi esterni, dato che molti di questi soggetti, dopo, “ritornano”…..

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