Per Pietro Ichino (senatore PD) il Jobs act si applica anche negli uffici pubblici

Corriere della Sera del 10 giugno 2016. Ichino
Corriere della Sera del 10 giugno 2016

Per quasi trentacinque anni, l’articolo 18 della Legge 300/1970 (Statuto dei Lavoratori) ha rappresentato il cardine della disciplina limitativa dei licenziamenti e ha costituito in definitiva il più efficace riconoscimento e la più ampia garanzia a livello individuale dei diritti e delle libertà enunciate dallo Statuto dei lavoratori.

In sostanza ogni volta che il Giudice avesse ritenuto illegittimo un licenziamento, la sanzione prevista era una sola ed era la reintegrazione nel posto di lavoro (nel caso di imprese con più di 15 dipendenti).

Come è noto, la norma ha subito una pesante rivisitazione per opera delle riforma del 2012 (Monti-Fornero): mentre prima di tale legge, infatti, il principio di stabilità del rapporto di lavoro era tutelato in ogni caso, ad oggi la norma prevede quattro differenti regimi di tutela che si applicano gradatamente a seconda della gravità dei vizi che inficiano il licenziamento.

Il progressivo depotenziamento delle tutele offerte ai lavoratori in caso di licenziamento ingiusto ha di recente raggiunto il suo culmine, con l’approvazione del cd. jobs act.

Dopo la sua approvazione il reintegro nel posto di lavoro è possibile solo per i licenziamenti nulli o discriminatori, quelli decisi, ad esempio, per motivi di religione o di razza. E anche per quelli disciplinari ma solo se in tribunale viene provata l’insussistenza del fatto contestato dall’azienda. Negli altri casi c’è solo un indennizzo economico: 2 mesi di stipendio per ogni anno di lavoro, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità.

Quindi i politici, piuttosto che ritenere ingiusto per tutti lavoratori (pubblici e privati) il mancato reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo (il jobs act ha previsto solo un piccolo indennizzo da 4 a 25 mensilità) vorrebbero estendere la precarizzazione alla categoria dei dipendenti pubblici.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir