PUBBLICO IMPIEGO: Dipendenti ma con il doppio lavoro.

Articolo tratto da Ptpl – dossier pubblico impiego

NASCOSTI AL FISCO/ Ammontano a 5 milioni gli stipendi in nero scoperti dalle Fiamme Gialle e a 13 milioni gli importi evasi dai committenti dell’impiego. 
Il doppio lavoro dei dipendenti pubblici (che poi è soprattutto lavoro nero) non conosce sosta. È vero che la crisi morde e c’è la necessità di arrotondare lo stipendio, ma quegli 879 casi messi sotto controllo dalla Guardia di finanza nel 2012, su input dell’Ispettorato per la funzione pubblica, hanno ben poco di lecito. Più che di arrotondare, si tratta di un’altra vera e propria entrata non autorizzata che il dipendente pubblico incamera magari lavorando durante l’orario d’ufficio.


Basta vedere gli importi per capire l’entità del fenomeno: le 362 indagini concluse l’anno scorso hanno permesso di accertare ai dipendenti 5 milioni di euro percepiti indebitamente perché frutto del doppio lavoro. Il che significa che, in media, ogni doppiolavorista ha incamerato di nascosto dal Fisco uno stipendio di oltre 14mila euro. L’anno prima era quasi il doppio (31mila euro), a parità di verifiche. Si deve, però, considerare che ci sono ancora più di 500 indagini riferite al 2012 da concludere.
Le somme contestate ai dipendenti dal doppio lavoro dovranno essere recuperate dalle amministrazioni di appartenenza, che dovranno destinarle al fondo di produttività o a fondi equivalenti riservati al personale. Ben più significative sono, però, le cifre che le Fiamme gialle hanno contestato ai committenti del doppio lavoro e che questi ultimi dovranno versare al Fisco: l’anno scorso si sono oltrepassati i 13 milioni di euro. Se si sommano gli importi frutto del doppio lavoro non dichiarati dai dipendenti negli ultimi tre anni a quelli evasi dai datori di lavoro, si superano gli 85 milioni di euro. Non proprio briciole.
Uno spaccato del lato oscuro della pubblica amministrazione che fa il paio con le altre istantanee scattate dall’Ispettorato della Funzione pubblica nella relazione sull’attività del 2012 che sta per arrivare in Parlamento. A cominciare dai procedimenti disciplinari. L’anno scorso ne sono stati avviati più di 5mila, che hanno coinvolto in particolare i ministeri e la sanità. La gran parte delle istruttorie (oltre 4mila) sono state portate a termine in tempi brevi –la media della durata del procedimento è stata di quasi 77 giorni– con l’irrogazione di sanzioni nei confronti del lavoratore indisciplinato: in 167 casi si è arrivati al licenziamento, in 872 alla sospensione dal servizio.
Più nel dettaglio, il licenziamento è scattato in 79 casi perché il lavoratore aveva commesso reati; in 48 casi perché il dipendente si era assentato dal lavoro senza giustificazioni o aveva eluso il sistema elettronico delle presenze; 34 licenziamenti sono stati conseguenza dell’inosservanza delle disposizioni di servizio o di un comportamento scorretto nei confronti dei colleghi o degli utenti; 6 volte la sanzione massima è stata comminata a chi svolgeva un doppio lavoro non autorizzato. Pressoché analoghi i motivi che hanno portato alla sospensione dal lavoro, anche se in questo caso ci sono da aggiungere 43 dipendenti che non si sono fatti trovare a casa quando è arrivato il medico fiscale.
Il rapporto dell’Ispettorato dedica una parte anche ai costi occulti della politica, ossia a incarichi e consulenze che rimangono sottotraccia, nonostante le vecchie e nuove regole sulla trasparenza impongano alle amministrazioni di darne notizia sul sito web istituzionale. Il canale è duplice, perché oltre alla messa in rete degli incarichi e delle consulenze, con relativi importi e nomi dei beneficiari, le amministrazioni devono comunicare il dato al Dipartimento della funzione pubblica, che tiene l’Anagrafe delle prestazioni. Ebbene, anche nel 2012 –nonostante il gran parlare di trasparenza– le indagini a campione dell’Ispettorato, in collaborazione con la Guardia di finanza, hanno permesso di cogliere in fallo diverse amministrazioni.
Per esempio, il comune di Rieti ha tenuto nascosto 1.297 tra incarichi e consulenze, per un valore di quasi 5 milioni di euro; la Asl di Roma F di Civitavecchia si è ben guardata dal far sapere che ne aveva assegnato 967, pagandoli complessivamente 3,2 milioni di euro. In totale, sono stati oscurati da diverse amministrazioni 4.698 incarichi o consulenze, per quasi 11,5 milioni di euro. In questi casi, le carte vengono trasferite ai giudici contabili, che devono accertare se c’è stato danno erariale, mentre al dirigente preposto alla trasparenza che non ha pubblicato i dati sul web viene contestata la retribuzione di risultato che ha percepito pur essendo inadempiente. Nel 2012 il totale di tali somme contestate è stato di 676mila euro.
Riuscirà il nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici in vigore da mercoledì prossimo –si tratta del Dpr 62/2013– a porre un argine a comportamenti simili? C’è poco da sperarci, visto che il codice c’era anche prima e ora è stato solo aggiornato (articolo Il Sole 24 Ore del 17.06.2013).

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir