Che cos’è il patto di stabilità?

Il Patto di Stabilità (conosciuto brevemente con il nome di PSC, o Patto di Stabilità e di Crescita), è un accordo stipulato nel 1997 dai Paesi membri dell’Unione Europea al fine di vincolare le politiche di bilancio pubblico, e indurre i vari Stati a rimanere in linea con i requisiti di adesione all’Eurozona.

Cerchiamo allora di comprendere cosa preveda il patto.

Cosa prevede il patto di stabilità

Il patto di stabilità prevede che tutti gli Stati membri che abbiano deciso di adottare l’euro rispettino i requisiti relativi al bilancio dello Stato, ovvero:

– Deficit pubblico non superiore al 3 per cento del Pil;

– Debito pubblico al di sotto del 60 per cento del Pil o, nell’ipotesi di in cui il rapporto sia superiore, debito pubblico tendente alla riconduzione al di sotto di tale soglia.

Cosa accade se non si rispetta il patto di stabilità

Stabiliti i requisiti necessari per il rispetto del patto, rimane da comprendere cosa accade se un Paese non riesce a rimanere in linea con le prescrizioni del documento. Le fasi di “deterioramento” della propria posizione sono tre:

1 – Avvertimento: se il deficit di un Paese si avvicina alla soglia massima del 3 per cento del Pil, la Commissione Europea propone all’approvazione del Consiglio dei ministri un early warning, una sorta di avvertimento preventivo.

2 – Raccomandazione: se nonostante l’avvertimento il tetto del 3 per cento del Pil viene sforato, viene diramata una raccomandazione esplicita allo Stato interessato affinchè adotti misure correttive nella propria politica di bilancio.

3 – Sanzione: se nonostante la raccomandazione lo Stato non interviene, viene sottoposto a una sanzione che assume la forma tecnica di un deposito infruttifero, che dopo due anni di persistenza verrà convertito in una vera e propria “multa”. L’ammontare della sanzione è stabilito in una misura fissa dello 0,2 per cento del Pil e in una misura variabile pari al 10 per cento del gap del disavanzo pubblico dal tetto del 3 per cento, ma non oltre lo 0,5 per cento del Pil. Se invece lo Stato adotta misure correttive, la procedura è sospesa.

Articolo tratto da Webeconomia.it

Patto di stabilità. In Sicilia bloccati grande opere e fondi per i precari. Bloccheranno altre “voci” di spesa?

La giunta blocca opere per 652 milioni: dalla tangenziale di Palermo al centro direzionale. Fermati gli interventi per l’area industriale di Termini Imerese e del comparto rifiuti. Il dipartimento Economia: “In questo modo evitiamo che lo Stato riduca i trasferimenti ordinari per eguale importo, un sacrificio che dovevamo fare”.

Minacciano di tornare in piazza a protestare, gli oltre ventimila precari degli enti locali siciliani. Le somme che la Regione stanzia in favore dei Comuni sarebbero bloccate per il rischio di sforare il patto di stabilità, ovvero i vincoli alla spesa imposti da Roma pena l’applicazione di pesanti sanzioni.

Attuale disciplina delle assunzioni a tempo indeterminato negli Enti Locali

Tratto dal sito http://www.fpcgilbergamo.it/

Ottimo lavoro della Cgil funzione pubblica di Bergamo in merito all’attuale disciplina delle assunzioni negli enti locali.

In questa nota si riporta in sintesi la disciplina attualmente vigente per assunzioni a tempo indeterminato tenuto conto, peraltro, che presupposto per la legittima costituzione di una qualsiasi tipologia contrattuale a qualsiasi titolo è che siano soddisfatte le seguenti condizioni:

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SE IL PATTO NON E’ RISPETTATO DIVIETO DI ASSUNZIONE ESTESO ALLA MOBILITA’…. E L’ASSUNZIONE DEL DIRIGENTE PRESSO LA RAGIONERIA GENERALE?

Gli enti soggetti al patto di stabilità possono effettuare assunzioni di personale se sono in possesso, contemporaneamente dei seguenti 3 requisiti:

  1. rispetto del patto;
  2. rispetto del tetto alla spesa del personale;
  3. rispetto del rapporto massimo del 50% nel rapporto tra spesa del personale e spesa corrente.

Tali requisiti devono essere posseduti con riferimento all’anno precedente: quindi nel 2012 le assunzioni possono essere effettuate dagli enti locali che hanno rispettato il patto di stabilità nel 2011 e che in tale esercizio hanno avuto la spesa per il personale inferiore a quella del 2010 ed un rapporto con la spesa corrente non superiore al 50%.

E la mobilità in entrata? (altro…)