Tamburi di guerra negli uffici

Sotto la superficie delle parole e delle cose c’è una verità facilmente comprovabile: il presidente Nello Musumeci, che accusa un giorno sì e l’altro pure i dipendenti regionali di essere “grattapancia” e “fannulloni”, non ha fatto nulla in due anni e mezzo di governo per invertire la rotta di una macchina burocratica che funziona poco e male.

Nello Musumeci è – formalmente – il presidente di questa squadra di “inetti e incapaci” chiamata burocrazia regionale. E’ il governatore, ogni anno, a impartire le direttive agli assessori che, a cascata, le trasmettono ai dirigenti generali, a quelli di struttura e, infine, ai dipendenti. Una squadra, tuttavia, che ogni anno, mantiene una performance da Champions League.

Perché non si facciano i concorsi è un mistero che nessuno ha voglia di svelare, tranne poche voci libere. Che riconoscono il profondo “legame” tra istituzioni e lobby, soprattutto in materia di consenso. La casta dei dipendenti, come spiega Emanuele Lauria in un editoriale su Repubblica, è infatti “un bacino elettorale da coccolare a ogni appuntamento con le urne”. Lo era per Cuffaro, per Lombardo e in parte anche Crocetta. Mentre Musumeci, a metà mandato, ha deciso di fare il duro: valutando, probabilmente, che è più redditizio cedere al populismo anziché alla “casta”; e che non è possibile procedere a una riclassificazione del personale senza concorso (su cui s’impuntano alcune lobby), o la Corte dei Conti si insospettirebbe per davvero. Così ha cambiato registro.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir