Tutti i nemici del presidente

La pacatezza non è più la cifra distintiva del presidente Musumeci. Che soprattutto nei mesi della pandemia, e per la verità anche un po’ prima, ha dissotterrato l’ascia di guerra. E inveito contro chiunque gli capitasse a tiro. L’esempio più fulgido è rappresentato dai dipendenti regionali. Una platea di circa 13 mila persone di cui il governatore, nell’ultima fase del suo “magistero”, ha avuto zero riguardo. Li ha bacchettati in ogni modo, umiliati pubblicamente, tacciati di grattapancismo. Attirando su di sé l’inimicizia dei sindacati e le accuse delle opposizioni, sempre pronte a sfiancarlo. Ma chissenefrega. Musumeci è andato avanti per la sua strada. Non gli interessano – a parole – le clientele elettorali (i dipendenti, più famiglie, garantiscono voti a iosa): è più importante ripristinare una cultura del lavoro che a molti manca. “Non avere il coraggio di dirlo è criminale. Io il coraggio ce l’ho” ha sentenziato giovedì pomeriggio, durante un evento in streaming organizzato dal Sole 24 Ore, senza nemmeno un pubblico in festa pronto ad applaudire.Ma è chiara la strategia. Dare addosso ai dipendenti di turno – etichettati dai più come “lenti” e “scansafatiche” – risponde a una logica populista che a Musumeci dà, in prospettiva, più di quanto potrebbe togliergli…..continua a leggere

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir