Sindacando - il Blog di Benedetto Mineo
Blog dei dipendenti della Regione Siciliana
Lo scandalo della burocrazia. Sembra essere scoppiato in questi giorni. Ma dov’è la novità? È vecchio quanto la Regione. I governi che si sono succeduti negli anni hanno tollerato tutto, anzi sono stati corresponsabili favorendo assunzioni e promozioni. Si è arrivati a un numero di dipendenti che ha fatto scandalo a livello nazionale: ben 20mila. Tra gli anni ·80 e ’90 nell’amministrazione regionale molti uffici erano privi di dattilografi e archivisti. Il grado più basso era di concetto. Proprio in quel periodo, il segretario generale prò tempore della Regione, Gaetano Di Fresco, in un’intervista ci confessò che senza il contrasto della politica e dei sindacati, organizzando gli uffici con razionalità, sarebbe stato possibile far funzionare la Regione con 5-6mila dipendenti.
«Pubblicare le valutazioni dei dirigenti generali della Regione ai quali sono elargite sempre il massimo delle indennità nonostante la regione sia ormai affondata da tempo». Lo chiede il sindacato Cobas-Codir, che puntano il dito contro il governatore Rosario Crocetta e la dirigente del dipartimento Funzione pubblica Luciana Giammanco, il tutto dopo le accuse del presidente della Regione ai sindacalisti e ai furbetti da legge 104 che si oppongono ai trasferimenti da un ufficio all’altro dell’amministrazione.
Sul sito del ”Financial Times” è apparso un duro editoriale di Tony Barber sul ”ponte verso il nulla” che sono le riforme costituzionali. L’editorialista, per bocciare il ddl Boschi, usa l’artificio retorico di associarle al Ponte Sullo Stretto, che Renzi ha recuperato dal cassetto dei sogni berlusconiani dopo averlo bollato ”uno spreco di denaro”.
Ma vale la pena un simile progetto?”. E da qui parte un micidiale attacco alle riforme costituzionali , ”che poco faranno per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica. I poteri del Senato, la Camera alta del Parlamento, sarebbero drasticamente ridotti in favore della camera bassa. Il Senato non sarebbe più eletto con il voto popolare diretto, ma sarebbe composto principalmente da consiglieri e sindaci regionali. I suoi membri verrebbero tagliati da 315 a 100. (…) l’Italia non ha bisogno di più leggi approvate più in fretta, ma meno leggi e scritte meglio”.
Per chi volesse leggere l’articolo in inglese sul Financial Times può cliccare sul link che segue https://www.ft.com/content/5430f982-8a28-11e6-8cb7-e7ada1d123b1
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