Anche il dirigente risponde per la falsa timbratura ma non per truffa

“Secondo il contratto collettivo, il dirigente pubblico può essere sottoposto all’obbligo di timbratura finalizzato al calcolo di ferie, missioni e buoni pasto, ma non certo alla determinazione delle ore di presenza negli uffici, essendo la sua retribuzione parametrata al solo raggiungimento degli obiettivi. Tuttavia, nel caso in cui il dirigente pubblico dovesse violare il sistema di rilevazione delle presenze, per qualsiasi motivo, allo stesso non sarebbe applicabile il reato di truffa aggravata, previsto esclusivamente in presenza di un danno erariale economicamente apprezzabile, ma potrebbe incorrere nel reato inserito all’articolo 55-quinques del Dlgs 165/2001 secondo cui «… il lavoratore dipendente di una pubblica amministrazione che attesta falsamente la propria presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente … é punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 400 ad euro 1.600». Inoltre, quest’ultima ipotesi di reato risulta compatibile con una eventuale richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari o, in subordine, della sospensione dall’esercizio della funzione….continua a leggere

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

Una risposta a “Anche il dirigente risponde per la falsa timbratura ma non per truffa”

  1. Con “l’imminente” rinnovo contrattuale del comparto non dirigenziale, bisogna “pretendere” che tutte le norme relative all’impegno di lavoro, ferie, malattia, obiettivi e quant’altro, siano le stesse di quelle attualmente in vigore nel contratto del comparto dirigenziale. In questo modo si garantirebbe l’uniformità di comportamento tra dipendenti, ripeto dipendenti, della stessa amministrazione e si eviterebbero contrasti e malumori con la “classe” dirigente” che vive sempre più male questa posizione privilegiata rispetto alle altre “qualifiche” della Regione Siciliana. Toglieremmo dall’impiccio tutti i dirigenti che sono costretti, loro malgrado, ad imporre ai “colleghi” del comparto il rispetto di norme che loro stessi avrebbero difficoltà ad accettare se facessero parte del loro contratto

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