LA BANDA SACCO

Mi è molto piaciuto, tanto che ho deciso di dargli risalto, il commento dell’amico Maurilio all’articolo Sbatti il mostro in prima pagina. Inchiesta “Iban”, scagionato Ducato.

Prendendo spunto dal libro “La Banda Sacco” di Andrea Camilleri, Maurilio ci ha voluto ricordare con una certa amarezza che nonostante passino gli anni e si alternino i governi, le storie di ordinaria ingiustizia continuino ad essere perpetrati ad uso e consumo dei governi e dei loro spot elettorali. 

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Non leggevo un romanzo di Camilleri ormai da anni perché, col passare del tempo, non vi è dubbio, che le “storie” sono costruite ad arte per precisi accordi commerciali, ora con Sellerio, ora con Mondadori. Non so nemmeno io perché…mi sono convinto a leggere “La banda Sacco”, romanzo tratto dal vero, e la cui storia, tralasciando il routinario linguaggio dialettale e personalizzato, nel complesso, per come è scritto, mi appare banale e senza verve, scialbo.

Tuttavia sono già quasi alla fine delle 178 paginette del Sellerio (di cui sono note le dimensioni e la “grandezza” dei caratteri), ambientato a Raffadali a partire dall’anno 1850 e con particolare attenzione agli anni venti del secolo scorso, durante i quali la numerosa, onesta ed integerrima famiglia Sacco, si trova vittima, in tutti i suoi componenti, di PERSECUZIONI, di angherie, soprusi, vessazioni, minacce, ora della mafia del tempo, ora delle autorità giudiziarie dirette dal Prefetto Mori, ora, soprattutto, dal “fascio” locale, che, tutti insieme, determinano una forzata latitanza delle vittime Sacco, ammazzatine di loro familiari, arresti in pompa magna ed esemplari ordinati dal fascismo, accanimento delle forze dell’ordine che operano con inusitata ed ingiustificata severità ricorrendo ad altrettanta ingiustificata severità. Poi, la gente, il popolo, che guarda con curiosità, che si schiera in qualche caso a favore, molto più spesso, condizionato dalla stampa del tempo (sotto stretto controllo del fascio e del Prefetto) e dalle “rigorose” minacce mafiose, è pronto ad ogni sorta di tradimento, senza escludere le sommesse risatine per le pessime figure dei carabinieri. Scarse cariche di umanità, tanta acredine, tanta cattiveria…
Sono quasi al termine dicevo, mi mancano una trentina di pagine per finire, e ciò che mi sorprende, ma mi amareggia anche, è che questa storia, a quanto pare vera, risalente all’inizio del secolo scorso, trova riscontro e fondamento ancora nel 2013: come abbiamo avuto modo di verificare nelle scorse settimane, non è difficile che una quindicina di persone possano essere arrestate senza fondato motivo, criminalizzate da certa stampa forcaiola con tanto di fotografie pubblicate, considerate pubblicamente da certa politica da strapazzo la feccia umana, offese, umiliate e vittime di linciaggio mediatico (per fortuna solo quello, almeno per il momento) da parte dell’opinione pubblica….salvo, poi, scoprire che gli estremi degli arresti non vi erano, che le ipotesi di reato sono ancora tali, e che una buona parte di costoro sono già stati prosciolti senza rinvio a giudizio con il conforto delle prove documentali (che potevano essere recuperate prima di tanta “scumazza”, o no signori politici, vero?), ma senza alcuna scusa, senza alcuna smentita, senza alcuna pubblicazione sulla stampa dell’errore commesso. Come ai tempi della Banda Sacco, costoro sono stati bollati a vita senza motivo, costoro hanno subito una umiliazione ed un danno irreversibili, danno che non potrà mai essere sufficientemente risarcito… e tutto questo perchè servivano quindici “capri” da offrire all’opinione pubblica per espiare le colpe di una Amministrazione malata! Poco importa se per questo vengono calpestate la giustizia e i più elementari diritti…così è piaciuto a chi governa, così è piaciuto a chi, pur avendo il dovere di tutelarli, ha preferito dichiarare “…indegni rappresentanti delle Istituzioni…”, così è piaciuto a chi vuole quotidianamente fomentare risentimento ed odio sociale…

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

5 Risposte a “LA BANDA SACCO”

  1. Lungi da me da ledere il diritto di privacy; ritengo comunque che, nella fattispecie, trattandosi di dirigente sindacale, non vi è alcun abuso nel dichiarare l’O.S. di appartenenza. Mi stupirebbe il contrario, semmai. A scanso di equivoci, bene hai fatto ad oscurare…

  2. Caro Alberto condivido quello che dici.
    Mi sono permesso di oscurare il nome del sindacato non sapendo se l’interessato è d’accordo.
    Ormai tra privacy, leggi sull’editoria, obblighi di rettifica e leggi sul copyright, è un gran casino.

  3. Per la precisione, il collega in questione è dirigente sindacale della XXXX. Tuttavia, finché la vicenda presenta “connotati” squisitamente di carattere giudiziario, a mio avviso, il sindacato, qualunque esso sia, non può far altro che stare in silenzio, limitandosi alla solidarietà a chi è coinvolto: il sindacato, nel rispetto della legge, rappresenta i lavoratori nelle sedi di lavoro, non nelle aule di giustizia; comunque la giustizia ha il suo decorso ed i suoi interlocutori sono gli studi legali; in ogni caso, nella circostanza, un intervento sindacale avrebbe il significato di vero e proprio sciacallaggio (come qualche sindacatucolo ha provato a fare) sulla pelle dei colleghi, già abbastanza martoriati.

    Inoltre, l’assistenza legale gratuita mi sembra un’affermazione eccessiva: come potrebbe un sindacato qualunque, tanto più se autonomi, sostenere i costi di azioni legali che riguardano situazioni personali? Si, certamente, un contributo non tanto economico, ma di suggerimenti e consigli, se richiesti, sono doverosi. Un’azione legale è legittima se la rivendicazione evidenzia un diritto e un interesse lesi, di una intera categoria di lavoratori, e con tutto il rispetto, non certo di un singolo, la cui vicenda risulterebbe solo di carattere personale.

    Altra “storia” è il pregiudizio nei confronti della categoria, non solamente della politica, ma anche della Magistratura, dell’informazione sempre più miope, e, soprattutto, dell’opinione pubblica artatamente distratta dai veri problemi del Paese.

    Se ci sono “elementi” che legano la vicenda dei colleghi a questa campagna collettiva denigratoria (e sono cero che gli elementi non mancano), tanto che per quasi tutti i soggetto coinvolti si concluderà con un auspicabile proscioglimento, allora il sindacato deve intervenire, o meglio deve rincarare la dose, giacchè già da tempo, e a prescindere da questa squallida vicenda, proprio il Cobas è particolarmente attento e presente.

    Infine, a mio avviso, è scontata una difesa dei lavoratori, laddove questi dovessero andare incontro a ipotetici provvedimenti disciplinari: a tal proposito, è appena il caso di ricordare che le OO.SS., nell’eventualità di suddetta sciagurata ipotesi, devono essere formalmente convocate presso il Consiglio di disciplina ed hanno il diritto/dovere di tutelare i propri iscritti coinvolti, sempre che il lavoratore lo “voglia” il quale, tra l’altro, ha il diritto di farsi difendere nella medesima sede anche da un proprio legale di fiducia…ma resto convinto che, nella quasi totalità dei casi in questione, non ce ne sarà necessità.

  4. Caro Romeo,
    il collega in questione dovrebbe essere iscritto ad un sindacato confederale (salvo variazioni dell’ultim’ora). Presumo spetti a suddetto sindacato adottare le iniziative cui tu accennavi.
    Per quanto mi riguarda stiamo assistendo altri soggetti coinvolti in questa triste vicenda.
    Se, come auspichiamo, dovessero essere prosciolti, puoi stare più che tranquillo che intraprenderemo tutte le iniziative che il caso richiede.

  5. Spiace dover riscontrare il silenzio del sindacato sulla vicenda.
    Il minimo che possa fare, adesso, sarebbe fornire assistenza legale a proprie spese al dipendente, nel caso in cui volesse intraprendere azione risarcitoria per il danno subito alla propria onorabilità.
    Questo, anche e soprattutto come monito per certi politici troppo inclini al pregiudizio sui dipendenti regionali e con tendenza a diffamare un’intera categoria di lavoratori.

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