La crisi non fa sconti anche i regionali tra i nuovi indebitati

Tratto da Repubblica

di GIUSI SPICA

Lo studio
Lo studio del Fondo Pensioni Sicilia svela uno spaccato sullo stato di indebitamento delle famiglie siciliane.

Chiedono prestiti a banche e finanziarie per aiutare il figlio precario, far studiare il nipotino, pagare la retta del mutuo al posto del genero che ha perso il lavoro o sostenere costose cure mediche. Secondo uno studio del Fondo pensioni della Regione, in cinque anni il numero di dipendenti regionali in quiescenza che si sono visti pignorare la pensione sono aumentati del 123 per cento. Ed è cresciuta del 26 per cento la platea di chi ha dovuto cedere il quinto della pensione per accedere un prestito. Nell’Isola con il tasso di disoccupazione fra i più alti d’Europa (21,5 per cento secondo Eurostat) e un livello di indebitamento che supera i 17 mila euro a famiglia, anche loro che fino a ieri erano considerati la casta, i campioni del posto fisso, i figli prediletti di mamma Regione, oggi sono pieni di debiti. Segno che in Sicilia è la classe media ad aver subito più degli altri gli effetti della crisi.

Crolla il mito del regionale

Lo studio del Fondo Pensioni Sicilia svela uno spaccato preoccupante: nel settembre del 2013 erano 94 i pensionati con lo stipendio pignorato, cinque anni dopo, nel settembre 2018, sono 210. Sono cresciuti anche coloro che hanno chiesto la cessione del quinto della pensione per accendere un prestito: erano poco più di 2 mila nel 2013, sono 2.588  nel 2018, su un totale di 18 mila pensionati. «Riflesso da un lato della congiuntura economica negativa – spiegano dal Fondo Pensioni – dall’altro della consuetudine sempre più diffusa fra i pensionati di aiutare figli e nipoti».

Non è un mistero che la Sicilia è la capitale europea dei Neet, i giovani fra 18 e 24 anni che non studiano e non cercano lavoro: sono il 39,6 per cento secondo il rapporto “Regional Yearbook 2018” pubblicato da Eurostat. Spesso a provvedere al loro sostentamento sono i nonni. «Molti pensionati – dicono dal Fondo Pensioni – ci riferiscono anche di dover far fronte a spese mediche straordinarie».
Spese che non possono più essere sostenute con la semplice pensione.
«Contrariamente a quanto si pensa – dice Dario Matranga del Cobas Codir – lo stipendio dei regionali non è così alto. Dei 13 mila in servizio, circa 5 mila guadagnano fra mille e 1.100 euro mensili, 4 mila fra 1.200 e 1.700 euro, altrettanti fino a 2 mila euro. E le pensioni ammontano a circa l’80 per cento dello stipendio».

Famiglie piene di debiti

Il risultato è che ci si indebita sempre di più. Secondo uno studio della Cgia di Mestre che ha incrociato dati Istat e della Banca d’Italia, nel 2017 i debiti delle famiglie siciliane sono aumentati rispetto all’anno precedente. Catania è al sessantesimo posto in Italia e detiene la maglia nera in Sicilia, con un indebitamento medio a famiglia di 17.700 euro. Seguono Palermo con 17.096 euro (il 2 per cento in più rispetto all’anno prima) e Siracusa con 16.939 euro a famiglia. Tra le forme di finanziamento che negli ultimi anni ha riscosso in Sicilia maggior successo c’è la cessione del quinto dello stipendio, ma solo se si ha un contratto a tempo indeterminato: «È una forma rapida e sicura per accedere a un prestito, soprattutto al Sud dove i rapporti di dipendenza più diffusi sono quelli con la pubblica amministrazione che viene ritenuta dai creditori più affidabile», spiega l’avvocato Paolo Maggio, che ha assistito molti regionali alle prese con le finanziarie. A crescere, più che i mutui contratti per la ristrutturazione e l’acquisto della casa, sono i prestiti al consumo con importi medi di circa 12 mila euro. «Ci si indebita per estinguere vecchi debiti, acquistare mobili, auto, ma anche per curarsi», spiega l’avvocato.

Stop alle cure

Lo confermano i numeri: una famiglia su dieci (secondo il report Crea Salute dell’università Tor Vergata) ha dovuto rinunciare alle cure sanitarie perché non può permettersi di pagare farmaci, visite ed esami. Solo le famiglie calabresi stanno messe peggio. Le cure cui si rinuncia di più sono quelle non coperte dal servizio sanitario nazionale.
Per Monica Gichi, 34 anni, 4 figli, un marito disoccupato e uno sfratto in corso, è stata una scelta obbligata: «Dopo le gravidanze, ho perso tre denti. Servono almeno mille euro per le protesi ma non posso permettermi di pagare l’odontoiatra privato». L’altra faccia della medaglia è l’impoverimento di chi, pur di non rinunciare alle cure, rischia di finire sul lastrico: in Sicilia 69 mila famiglie nel 2016 si sono rovinate per sostenere spese sanitarie, a fronte di 4.800 famiglia finite nell’area di povertà in Piemonte. Il rapporto Censis rivela invece che la spesa sanitaria pro capite in Sicilia è di appena 267 euro contro i 781 della Val d’Aosta, e con i dati Istat sul calo delle visite specialistiche (- 6,8 per cento), dei pediatri (- 6 per cento) e dei medici di famiglia (- 3 per cento). Un altro sintomo preoccupante dell’impoverimento del ceto medio: a fronte di una platea di 200 mila famiglie che versano in condizioni di povertà assoluta in Sicilia (dati Istat), ce ne sono 600 mila in condizioni di povertà relativa che in caso di eventi imprevisti rischiano di perdere tutto.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

11 Risposte a “La crisi non fa sconti anche i regionali tra i nuovi indebitati”

  1. Dott. Mineo vorrei sapere, ove fosse possibile, se questa benedetta legge 9/2015 attraverso la quale sindacati e dipendenti ci siamo fatti prendere per i fondelli andando in prepensionamento (primo fra tutti io che sono andato via il 30.12.2015) in fretta e furia, senza nessuna garanzia con l’importo di un rateo mensile non definitivo ma momentaneo (a quando il definitivo?) e un Tfr che non si capisce bene se verrà dato al compimento dell’età (Fornero) di 66 e 3 o 66 e 7 oppure 66 e 11, se i 2 anni che devono trascorrere sono da considerare dopo il raggiungimento di questa benedetta soglia e quindi andremo a 6-7 anni da quando siamo andati in pensione. Certo comunque che questo è stato un ottimo risultato per chi, come me, dopo anni di sacrifici hanno conquistato l’agognato riposo.

  2. @Salvo61
    Contro una legge cosa potrebbero e dovrebbero fare, secondo te (ricorsi a parte), i sindacati?

  3. Dott. Mineo le leggi vanno applicate e rispettate ma quando si vuole ( circolari emendamenti ecc.ecc) in questo quando la Regione deve prendere non ha ostacoli quando deve dare è molto brava a fare rispettare le leggi. Come si dice volere e potere in questo caso i sindacati dove sono? Perché non tutelano i pensionati anche a livello legale chiedendo pareri in merito? O sono solo bravi quando dopo 12 13 anni ottengono un aumento contrattuale che non so fino a che punto sia soddisfacente per alcune categorie

  4. Buogiorno Dott. Mineo, il mio quesito e` cosa possiamo fare noi pensionati della finanziaria 2015, nei confronti della regione x accorciare di qualche anno x avere il tfr, soldi che abbiamo messo da parte anno dopo anno? Non le sembra un prezzo troppo alto che stiamo pagando? E come se non bastasse neanche l’aggiustamento sulla pensione hanno fatto dopo 3 anni. La ringrazio x una Sua risposta…

  5. @aurelio longo
    Intanto, al momento, quota 100 non viene applicata ai dipendenti regionali. I “dubbi” della regione riguarderebbero un inciso della norma che parla di ….. iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall’INPS…. . E da noi c’è il Fondo Pensioni.

  6. Dott. Mineo il tfr quota 100 per l anticipo dice anche chi è già in pensione ed in attesa tfr in quanto viene superata la legge Fornero.

  7. Allora chi andrà in pensione adesso con quota 100 avrà l’anticipo tfr subito, mentre quelli come me andati in prepensionamento dovranno aspettare anni….ASSURDO

  8. @Mario61
    Purtroppo no, almeno per il momento. Riguarda esclusivamente chi andrà via con quota 100.

  9. Dott. Mineo i regionali che sono andati in pensione con la l.r Maggio 2015 ed in attesa del tfs con la finanziaria nazionale quota 100 rientrano nell anticipo fino a 45000 €. . Grazie

  10. Per non far fare la stessa fine a chi è andato in pensione con la l.r Maggio 2015 ed in attesa del Tfs avendo maturato i requisiti legge di stabilità 2014 12/24 mesi paghino la buonuscita così si prende un po’ di respiro e si evitano altri casi del genere.

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