Legge di Stabilità. Riformato il Titolo V della Costituzione. Addio anche all’autonomia siciliana?

Il testo interviene a undici anni di distanza dalla precedente revisione attuata con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, numero 3.

Nella riforma del Titolo V licenziata con legge costituzionale “si tende a impostare il rapporto fra leggi statali e leggi regionali secondo una logica di complementarietà e di non conflittualità; per questo sono previste alcune innovazioni particolarmente incisive.

Si inseriscono nel campo della legislazione esclusiva dello Stato alcune materie che erano precedentemente considerazione della legislazione concorrente: il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la disciplina dell’istruzione, il commercio con l’estero, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia”.

Inoltre nella competenza statale “rientrano anche materie sinora non specificamente individuate nella Costituzione e che sono state oggetto, in questi anni, di contenzioso costituzionale.

Si tratta di materie suscettibili di un’autonoma configurazione e riferibili alla competenza esclusiva dello Stato: la disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e la disciplina generale degli enti locali.

La materia del turismo è stata altresì trasferita dalla competenza esclusiva delle regioni alla competenza concorrente dello Stato e potrà quindi introdurre una sua disciplina”.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

2 Risposte a “Legge di Stabilità. Riformato il Titolo V della Costituzione. Addio anche all’autonomia siciliana?”

  1. Il regionalismo e, ancor di più, il federalismo hanno mostrato il loro limite principale nella proliferazione dei “centri di potere” (non amministrazioni più vicine ai Cittadini cioè, ma filiazione – su base localistica – di “entità castaliche” sul modello romano).

    La modifica del titolo V della Costituzione è stata, a mio avviso, una riforma assai pasticciata; condivido, perciò, l’intento del governo Monti – che pure aborrisco per tantissimi aspetti – di ricondurre alcune materie alle potestà prevalenti dello Stato-Nazione (d’altronde la Francia – Stato notoriamente centralista – ha livelli di complessiva efficienza, anche riguardo alla pubblica amministrazione, da noi nemmeno immaginabili).

    In ordine – in ultimo – all’autonomismo speciale della Regione Siciliana, e atteso che esso ha storicamente fallito, non sarei personalmente contrario al suo progressivo superamento; a partire, ad esempio, da un atto semplice, ma fortemente simbolico: l’A.R.S. inizi a chiamarsi, più sobriamente, Consiglio Regionale.

  2. Un riordino era assolutamente necessario, dopo il pastrocchio della precedente “riforma” costituzionale, approvata sull’onda emotiva dell’infatuamento per il federalismo.
    Era ora.

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