Sicilia, caos e disagi nei Centri per l’ impiego

Per leggere l’articolo cliccaci sopra

PALERMO. Sono complessivamente 2.595 in tutta laSicilia gli impiegati che affollano il dipartimento regionale del Lavoro: 2.097 nei Centri per l’impiego (gli ex uffici di collocamento) e 498 presso la Direzione territoriale del lavoro (quelli che una volta erano chiamati ispettorati del lavoro).
La suddivisione per province – nei due settori – offre uno spaccato non sempre coerente di un ramo dell’amministrazione regionale che dovrebbe essere strategico. Ma adiamo con ordine.
La Direzione territoriale del lavoro, su un totale di 498 impiegati, ne ha in servizio 65 nella provincia di Agrigento, 49 a Caltanissetta, 88 a Catania, 39 a Enna, 87 a Messina, 50 a Palermo, 33 a Ragusa, 50 a Siracusa, 37 a Trapani. Pochi o molti che siano, ci sono alcune domande che sorgono spontanee: con quale criterio questo personale viene assegnato nelle varie sedi? Perché province con un territorio più vasto sono “coperte” da un numero di ispettori del lavoro minore rispetto ad altre zone dell’ Isola?
Gli ispettori del lavoro si occupano della repressione delle violazioni in materia di lavoro, ma anche di favorire la conciliazione tra datore di lavoro e lavoratore. E sono a tutti gli effetti degli ufficiali di polizia giudiziaria. A loro è demandato un compito molto delicato in una terra, come la Sicilia, dove la percentuale di “lavoro nero” è tra le più alte d’ Italia.
In un mercato in cui l’illegalità e la violazione delle norme, dei diritti e delle regole sono all’ ordine del giorno sono sufficienti mezzi e uomini schierati dall’amministrazione regionale?
«Assolutamente no – rispondono Dario Matranga e Marcello Minio, segretari generali del sindacato Cobas-Codir -, manca una vera attenzione politica per il delicatissimo compito svolto dagli ispettori del lavoro. Gli strumenti che hanno in dotazione sono insufficienti. Alcuni, ad esempio, sono costretti a portarsi dietro il proprio pc portatile. In certe occasioni anche la carta. Senza contare che questo personale percepisce un’ indennità di 80 euro lordi al mese, che secondo noi è ridicola».
Passando ai Centri dell’ impiego (65 in tutta la Sicilia), su complessive 2.097 unità di personale, la provincia di Agrigento ha in forza 309 lavoratori, Caltanissetta 153, Catania 392, Enna 110, Messina 339, Palermo 322, Ragusa 105, Siracusa 150, Trapani 217. A questi bisogna aggiungere anche i 1.760 operatori degli sportelli multifunzionali, provenienti da una delle “filiere” della formazione professionale, che la Regione ha deciso di impiegare nelle cosiddette politiche attive del lavoro – orientamento e formazione – necessarie per garantire gli ammortizzatori sociali a chi non ha più un’ occupazione. Il governo Crocetta, con delibera del 26 settembre scorso, ha stabilito di avvalersi del Ciapi di Priolo, ente strumentale della Regione a cui l’ Unione europea ha riconosciuto lo status di “house providing”, per erogare gli interventi di politica attiva del lavoro. Ad oggi però la maggior parte degli “sportellisti”, che risultano assunti dallo scorso 22 ottobre, non risultano in servizio.
Lo confermano i sindacalisti Matranga e Minio, che sottolineano: «Tra gli impiegati dei Centri per l’ impiego c’ è disagio per il sovraffollamento che si verrà a creare negli uffici. Materialmente non ci sarebbero né postazioni né attrezzature per tutti. I cosiddetti sportellisti inoltre dovrebbero essere impiegati in funzioni che già svolgono i dipendenti dei Centri per l’ impiego».
Questa è una delle tante contraddizioni del “sistema Regione” che spinge il Cobas-Codir a chiedere «una riclassificazione di tutto il personale regionale, per utilizzarlo al meglio in base alle professionalità e ai titoli posseduti dai dipendenti».
«Alla Regione siciliana – concludono Matranga e Minio – non si fa un concorso interno dal 1986 e l’ ultima riclassificazione risale al 2000. Serve una norma che, attraverso prepensionamenti e riclassificazioni, renda la macchina amministrativa più snella ed efficiente».

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir