IN EQUILIBRIO SOPRA LA FOLLIA

di Paolo Cardenà – Qualche giorno fa il Presidente del Consiglio Enrico Letta, all’indomani dell’annuncio dell’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit eccessivi, ha espresso il proprio entusiasmo affermando: «L’uscita del nostro Paese dalla procedura europea per i disavanzi eccessivi è motivo di grande soddisfazione. Il merito è dello sforzo sostenuto da tutti gli italiani, che devono essere orgogliosi di questo risultato» continua a leggere 

(Fonte: http://www.vincitorievinti.com/2013/06/in-equilibrio-sopra-la-follia.html)

Austerity o aumento della spesa pubblica?

Da quando la Banca centrale del Giappone (4 aprile) ha varato un piano per raddoppiare la base monetaria dal 28% a l 56% del Pil nell’arco dei prossimi due anni acquistando titoli di Stato per un controvalore di 1.400 miliardi di dollari l’economia nipponica è ripartita.

La Polonia ha deciso di non entrare nell’euro. Troppi rischi,

In tutta Europa, ad ogni elezione, salgono in modo esponenziale i partiti anti-Euro o anti-Europa. Per due motivi identici. Il primo è che l’euro è diventato una trappola a vantaggio, momentaneo, solo di un paese, la Germania. La Francia aveva creduto di spartire l’impero con i tedeschi, ma si stanno ricredendo, man mano si va avanti.

Il secondo motivo è che l’Europa è al limite della dittatura tecnocratica di persone non elette né designate almeno dal Parlamento Europeo, eletto invece a suffragio universale.

L’EURO: UN DISASTRO DESTINATO A FALLIRE

Vi propongo l’opinione di Lars Seier Christensen, CEO di Saxo Bank, riportata in un’intervista pubblicata su ForexInfo (Paolo Cardenà)

– Federica Agostini –

In 25 anni di carriera passata nel settore finanziario – ha detto il CEO Saxo Bank Lars Seier Christensen all’evento di Londra #FXDebates – raramente ho assistito ad un periodo così turbolento e allo stesso tempo interessante come quello della crisi dell’Euro.
La crisi dell’Euro si è rivelata un totale disastro, con conseguenze enormi per tutti i partecipanti al mercato valutario e per i cittadini dell’Eurozona.”
 
Riportiamo di seguito i passaggi del discorso di Lars SeierChristensen che analizza il fallimento dell’Euro, dalle cause alle conseguenze. In un modo o nell’altro, dice l’autore, l’Eurozona è destinata a fallire.
La crisi dell’Euro: un totale disastro!

 ”Francamente, è un disastro totale che peggiora di giorno in giorno.

Da Bruxelles, assistiamo ad una litania infinita di promesse di recupero nei prossimi sei mesi. Ogni sei mesi sentiamo dire che l’Euro è sicuro e che basterebbe dare più responsabilità ai Capi di Bruxelles, perché tutto vada bene.

Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. Abbiamo appena assistito al quinto salvataggio della zona Euro, ora Slovenia e Malta sono in fila per essere le prossime.

Quando, non SE, la Troika arriverà a questi due paesi, si creerà un’assurda situazione per cui la metà dei paesi dell’Eruozona è andata alla distruzione dopo l’adozione della moneta unica, lo stesso EURO al quale hanno deciso di aderire con grandi speranze per il futuro.”

Perché l’Eurozona non funziona?

“Credo che ognuno di noi conosca ormai la risposta.L’euro è un costrutto politico che non ha alcun tipo di fondamento economico o fiscale. Finché non verrà risolto questo, l’Euro sarà spacciato.”

Il capitale politico investito nell’Euro è gigantesco, sottolinea Christensen, per questo verrà mantenuto in vita per il tempo umanamente possibile e, per farlo, sarà utilizzato OGNI strumento di quelli a disposizione. Almeno fino a quando “i non eletti e non affidabili personaggi di Bruxelles si arrenderanno alla realtà. Ma che l’euro sia spacciato, non vi sono dubbi“.
L’Euro, un progetto fallito prima di nascere
L’euro è un progetto destinato al fallimento, sin dalla sua introduzione, argomenta poi Christensen, ma la pressione politica dell’UE a portare avanti il disegno è stata così forte che si è creduto nella possibilità di porre le fondamenta necessarie, anche dopo aver costruito l’unione monetaria.

“Ma non è stato così. Perché durante il primo decennio dell’Euro è stato chiaro a tutti che i benefici promessi non si sarebbero mai materializzati.”

Era chiaro sin dall’inizio che non ci sarebbe stato modo di controllare l’economia senza avere il controllo sui tassi di interesse, nessun modo di svalutare la valuta per ritrovare equilibrio e competitività.
Integrazione: quando diventa una forzatura
Oggi, oltre un decennio dopo, la popolazione Europea non ne vuole più sapere di quell’integrazione che è necessaria a portare avanti l’Euro.

“Non che a loro [i cittadini] venga chiesto molto, visto che tutte le decisioni vengono prese nei parlamenti o a Bruxelles dietro porte chiuse: perché nessuno osa chiedere il parere ai propri elettori per mezzo di un referendum – sanno che la risposta sarebbe un fragoroso NO!

E NO sarebbe la risposta giusta, perché l’Europa non è, e non sarà mai gli Stati Uniti. Le nostre culture, le nostre economie e le nostre popolazioni sono troppo diverse per essere efficientemente e felicemente integrate in un’unione forzata.”

Invece in Europa l’integrazione entra dalla porta sul retro, per mezzo di contributi ai meccanismi di salvataggio, per un’unione bancaria che se effettivamente implementata, distruggerebbe la credibilità del settore bancario.
In Europa, continua Christensen, l’unione si fa con le modifiche ai trattati, giustificate dalla democrazia rappresentativa.

“Ebbene, non è così. Un parlamento che cede parte del potere sovranazionale sapendo perfettamente che la popolazione non approverebbe, sta commettendo untradimento a mio avviso.”

Tre modi in cui l’Euro potrebbe finire
Alla fine, l’Eurozona si distruggerà” dice Christensen, e ciò potrebbe accadere in una moltitudine di modi:
  •  I paesi più deboli potrebbero lasciare l’unione monetaria: gestendo l’evento all’antica, i costi sarebbero inferiori rispetto a quelli di un bailout e i paesi uscenti tornerebbero a crescere.
  • La Germania potrebbe lasciare l’Euro. In qualità di unico beneficiario dell’Eurozona, è improbabile che si materializzi nel breve questa eventualità. Ma se “il conto” dovesse cominciare ad aumentare, potrebbe diventare una forte attrattiva per i cittadini tedeschi.  Oltretutto, in questo modo si ridurrebbe il senso di crisi per gli altri 16 paesi dell’Euro che beneficerebbero di una spinta alla crescita da un tasso di cambio dell’Euro molto inferiore, ma non catastrofico.
  • Potrebbe svilupparsi un’Eurozona a più valute, con paesi dalle condizioni economiche più simili con la stessa valuta, come una sorta di Euro a più livelli.
Sono scenari possibili?

“Ognuno di questi richiederebbe un ritorno alla razionalità da parte di Bruxelles e, sicuramente, potrebbe essere raggiunto con meno confusione e meno tragedie economiche di quante attendano nel futuro dell’Eurozona.”

Recupero in sei mesi? Dimenticatevelo

“A mio avviso, la recessione continuerà per anni, trasformandosi in depressione. Dimenticatevi del recupero in sei mesi, in qualsiasi momento ci vorranno sempre sei mesi a partire da adesso.”

In futuro, scrive poi Christensen, Bruxelles chiederà maggiori poteri che userà “miseramente”. Il settore finanziario sarà affogato in se stesso con una regolamentazione asfissiante, fatta di tasse e responsabilità per le banche al fallimento perché, ricordiamocelo, “Cipro È un modello“.
Cipro? Potrebbe ricapitare
Dobbiamo aspettarci sempre meno salvataggi e più “confische”dice Christensen:

“I governi d’Europa hanno bisogno di denaro, e il settore privato ce l’ha. È molto semplice. Siate paranoici.”

Il caos del salvataggio di Cipro ci ha insegnato che “l’Eurozona è un campo minato di sorprese”:

“Un normale depositante privato che ha lavorato duramente per risparmiare per la sua famiglia, non sposterà il proprio conto in Svizzera o a Singapore. Ma cosa farà quando il suo paese deciderà nel weekend per un piano di salvataggio? Direi che il materasso sarà certamente un posto più sicuro rispetto alla sua banca durante quel fine settimana. Istantaneamente, potrebbero iniziare corse agli sportelli.”

Ma c’è un modo per impedire le corse agli sportelli: le restrizioni sui movimenti di capitale. L’Europa ne introdurrà di nuove, dice Christensen, sempre temporanee, ma sempre più difficili da eliminare una volta che siano messe in atto. Tanto per informazione, l’Islanda è al quinto anno di restrizioni “temporanee” sui capitali.
Crisi significa “cambiamento”
Ci sono tantissime cose di cui preoccuparsi nell’Eurozona, sia per i cittadini, sia per gli investitori, conclude il Ceo Saxo Bank:

“La crisi non passerà, ma è anche un’opportunità di creare le condizioni per il cambiamento. Speriamo un cambiamento verso la maggiore trasparenza, le riforme, ma anche la maggiore onestà intellettuale.”

Articolo tratto da http://www.vincitorievinti.com/2013/05/leuro-un-disastro-destinato-fallire.html

L’ANTI-EURO NIGEL FARAGE STRAVINCE LE ELEZIONI LOCALI INGLESI

Il partito euroscettico britannico,  Uk Independence Party (Ukip) sta celebrando un trionfo. Ha stravinto nelle elezioni locali per la rielezione di 27 consigli di Contea e in quelli di 7 autorità locali. In complesso, l’Ukip ha conquistato 130 seggi, ben oltre le più rosee previsioni del suo leader Nigel Farage.

IL DEBITO PUBBLICO E’ UNA TRUFFA DEL SISTEMA FINANZIARIO. ECCO PERCHÉ’.

La crisi e il debito sono una truffaIn fondo ogni banconota è un buono durevole, polivalente e convertibile per ottenere la restituzione di un bene o servizio già corrisposto. Il valore di una banconota è quindi nel credito di bene o servizio già fornito dal lavoro di chi la riceve.
Nel momento in cui una Banca “Nazionale”, ma in realtà privata, stampa una quantità di banconote e se ne attribuisce il possesso con il loro valore nominale di buoni, essa diventa creditrice verso la comunità di una quantità di beni e servizi che figura virtualmente di aver corrisposto alla comunità stessa in cambio di quei buoni, ma che la comunità non ha mai ricevuto.
La comunità si trova così indebitata di tutto il denaro emesso da chi lo stampa, avendo questi il potere di attribuirsene il possesso, come se lo avesse ricevuto dalla comunità in cambio di una inesistente prestazione d’opera, di cui egli vanta la restituzione.
Le banche centrali private quindi non possono prestare come loro il denaro che stampano, perché NON SE LO SONO MAI GUADAGNATO.
Diabolico e geniale. Ma solo uno sporco gioco di prestigio, per non dire di falsario.
A chi ha qualche dubbio, faccio due domande :
1) Dato che TUTTI gli Stati del mondo hanno un debito pubblico come noi (compresi USA, Inghilterra, Cina, Giappone, India), mi sai dire chi è l’ UNICO creditore? ;
2) Data la enorme carenza di liquidità sul mercato, nonché la necessità delle banche di chiedere, per mancanza di fondi, in “prestito” alla BCE il denaro per comprare i titoli di debito italiano in scadenza, e le frequenti iniezioni di liquidità dello Stato per soccorrere i deficit monetari di alcune di esse, mi sai dire dove sono i 2000 mld di banconote del debito pubblico italiano?

Tratto da Tratto da facebook

Krugman. La politica dell’austerità ha fallito. Olli Rehn sembrerebbe d’accordo

Aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica durante una recessione hanno come conseguenza un approfondimento della recessione medesima.

Sembra ora condividere tale tesi il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn che riconosce gli sforzi fatti dai Paesi in difficoltà e ammette cambiamenti nell’aggiustamento dei bilanci: “C’è ora spazio di manovra”, ma il consolidamento dei conti pubblici “resta essenziale”. Ottimista sul governo italiano. D’accordo anche Constancio (Bce) e l Fmi: “Ue attui misure per la crescita”.

Ma Schäuble, Ministro dell Finanze Tedesco, non è d’accordo.

Intanto la Troika ha dato parere favorevole all’esborso della ‘tranché di 2,8 miliardi di aiuti alla Grecia….Grecia, accordo con la Troika per aiuti da 2,8 miliardi. «Ritorno alla crescita nel 2014»….in cambio di nuove misure di austerity……Grecia, approvate nuove misure di rigore. 15mila dipendenti pubblici licenziati

La Germania impone il fiscal compact a noi, ma lo rifiuta per sé

I promotori del Fiscal compact sono stati gli unici ad aver respinto l’approvazione delle misure orientate al rigore.

ll Bundesrat tedesco infatti, la Camera dei Laender, ha bloccato il Fiscal Compact, tramite il voto dell’opposizione rosso-verde, che detiene la maggioranza. Le regioni chiedono di ridiscutere il provvedimento voluto da Angela Merkel