Pensioni. Retroattività bocciata dai giudici. Va rispettato il pro rata

Retroattività bocciata dai giudici. Va rispettato il pro rata
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Interessante articolo di qualche mese fa pubblicato da “Il Sole 24 Ore” del 20 agosto 2014, che dovrebbe fare riflettere quel pool di scienziati che sta elaborando una legge di stabilità regionale che, stando alle indiscrezioni e alle bozze in circolazione, colpirebbe pesantemente i dipendenti regionali con norme retroattive, senza sfiorare i privilegi della politica.

Una consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale nel passato ha già bocciato la retrottività di leggi in materia previdenziale che modificano a posteriori “le regole del gioco”.

Ritengo che il pool non farà altro che alimentare in maniera esponenziale il contenzioso aumentando i costi che l’amministrazione dovrà sopportare con il forte rischio di soccombenza.

Renzi salva le pensioni d’oro ma vuole tagliare quelle da fame dei dipendenti regionali

Renzi a presa diretta
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Renzi salva le pensioni d’oro ma, attraverso i suoi luogotenenti in Sicilia (Faraone e Baccei), vuole tagliare quelle da fame dei dipendenti regionali.

La trasmissione Presa Diretta ha trasmesso un’intervista rilasciata da Renzi a Bruno Vespa un anno e mezzo fa, quando ancora era in corsa per la leadership del Partito democratico e poi, sempre a Vespa, un’altra intervista, questa volta nelle vesti di premier.

La contraddizione è palese: il Renzi del dicembre 2013 cavalca l’onda dell’antipolitica e proclama la necessità di tagliare senza pietà le pensioni sopra i 3.500 euro netti. Il Renzi premier, nemmeno un anno dopo nel settembre 2014, afferma esattamente il contrario ovvero che pensioni oltre i 2.800 euro non sono d’oro e non vanno assolutamente tagliate.

Prima Renzi assicurava che tagliando le pensioni d’oro si potevano risparmiare addirittura dai 4 ai 12 miliardi di euro, poi il beneficio per le casse pubbliche si riduce ad appena 100 milioni di euro.

Renzi è un parlatore innato. Sa che la gente ha la memoria cortissima e che da sempre, anche in Italia, si lascia incantare da chi parla bene; anzi da chi la vende bene.

Se non fosse stato per il servizio di Riccardo Iacona e della sua squadra, il clamoroso dietrofront di Renzi sarebbe passato inosservato. In realtà è passato comunque inosservato, perché gli altri media non hanno ripreso il servizio di Presa diretta, che ha avuto eco solo su Facebook, raggiungendo alcune centinaia di migliaia di persone. Troppo poco per cambiare il percepito degli elettori.

Renzi si rimangia il taglio delle pensioni d’oro. La trasmissione “Presa Diretta” lo smachera

La trasmissione Presa Diretta ha infatti trasmesso un’intervista rilasciata da Renzi a Bruno Vespa un anno e mezzo fa, quando ancora era in corsa per la leadership del Partito democratico e poi, sempre a Vespa, un’altra intervista, questa volta nelle vesti di premier.

La contraddizione è palese: il Renzi del dicembre 2013 cavalca l’onda dell’antipolitica e proclama la necessità di tagliare senza pietà le pensioni sopra i 3500 euro netti. Il Renzi premier, nemmeno un anno dopo nel settembre 2014, afferma esattamente il contrario ovvero che pensioni oltre i 2’800 euro non sono d’oro e non vanno assolutamente tagliate.

Con il sistema contributivo le pensioni tagliate in media di un terzo

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Se si dovessero ricalcolare con il sistema contributivo le pensioni ora liquidate in base al sistema retributivo, l’assegno si ridurrebbe in media di un terzo. La simulazione effettuata dal Sole 24 Ore sugli effetti dell’applicazione dei nuovi sistemi di calcolo ha preso in considerazione nove casi che si differenziano per l’importo dell’ultima retribuzione percepita dal lavoratore e il tipo di carriera retributiva. Il taglio della pensione sarebbe consistente, ma, a differenza di quanto si potrebbe immaginare, non sempre in percentuale sarebbe più sensibile per le retribuzioni più alte.

Calcolo della pensione. Con il contributivo pensioni più leggere

Con il sistema contributivo, per percepire lo stesso assegno di chi è andato o andrà in pensione con il sistema misto a quota 97 (61 anni di età e 36 di contributi) si deve lavorare fino a 66 anni e 6 mesi e raggiungere i 42 anni e 6 mesi di contributi.

Chi raggiungerà i 66 anni e 6 mesi senza raggiungere il massimo contributivo (42 e 6 mesi), avrà un assegno tanto più leggero quanto più si allontanerà da quota 42.

Nell’ultima bozza del DDL stabilità ennesima modifica al sistema di calcolo del trattamento pensionistico

  • PensioneA decorrere dal 1° gennaio 2019, le modalità di calcolo dei trattamenti di quiescenza del personale regionale in servizio, destinatario delle disposizioni di cui ai commi 2 e 3 dell’art. 10 della legge regionale 9 maggio 1986, n. 21, sono disciplinate dalle norme statali in materia, avuto riguardo al trattamento economico complessivo lordo annualmente corrisposto agli interessati. Resta ferma la competenza diretta della Regione per l’amministrazione dei relativi trattamenti.
  • In armonia con i principi e le finalità dell’articolo 2 del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, i dipendenti dell’Amministrazione regionale che, sino al 31 dicembre 2018, risultano in possesso dei requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico in base alla disciplina vigente prima dell’entrata in vigore dell’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono collocati, a domanda,in quiescenza e conseguono il diritto al trattamento pensionistico.
  • Per il personale di cui al comma 1 dell’art. 20 della legge regionale 29 dicembre 2003, n. 21, collocato in quiescenza dalla data di entrata in vigore della presente legge al 31 dicembre 2018, la quota del trattamento pensionistico, calcolata con il sistema retributivo secondo la legge regionale 23 febbraio 1962, n. 2, viene ridotta della misura percentuale del 15%.

Bozza DDL stabilità aggiornata al 24 febbraio

Cambia la riforma delle pensioni ma potrebbe cambiare ancora

gds-24-febQuesto articolo del Giornale di Sicilia va letto in combinazione con il mio post precedente che ne chiarisce alcuni aspetti.

Non c’è, infatti, nessun incentivo all’esodo, come vorrebbero far credere, ma, semmai, una specie di out out.

Se vai in pensione subito o entro il 2018 (ovviamente per chi ha maturato o maturerà i requisiti pre fornero) ti faccio una decurtazione più o meno piccola (quella descritta nel post precedente).

Se dovessi scegliere di restare, ti applico il sistema statale e quando andrai in pensione percepirai un assegno inferiore rispetto a quello che percepiresti andando via subito.

A Presa Diretta del 1° febbraio si parla di pensioni e non potevano mancare i dipendenti regionali

(In fondo alla pagina troverete il video della puntata che vi consiglio di vedere)

Lo stato dei conti dell’Inps, il buco causato dall’evasione dei contributi da parte dello stato, le pensioni d’oro e i vitalizi dei politici, il sistema pensionistico dei dipendenti della Regione Siciliana.Sono questi gli argomenti della puntata di Presa Diretta del 1° febbraio 2015.

Nel 2013, Renzi in epoca di primarie, parlava di pensioni retributive e di pensionati d’oro che avrebbero meritato dei tagli.

Ma nel 9 settembre 2014, sempre da Vespa, si è rimangiato la parola data: niente tagli alle pensioni superiori ai 2000 euro. Ma nemmeno su quelle più alte:“per non suscitare panico”.

Il taglio alle pensioni alte è stato pure bocciato dalla Corte Costituzionale, altri pensionati d’oro.

Dal minuto 23 si parla della Sicilia e dell’Ars.

Dal minuto 27 si parla dei dipendenti regionali.

L’autonomia regionale ha permesso di non applicare subito la riforma Dini: la Sicilia l’ha applicata 11 anni dopo, così i centomila assunti in regione vanno in pensione con un assegno più favorevole rispetto agli altri italiani.

Ora i conti in Sicilia non sono sostenibili: sono 600 ml di euro spesi all’anno, di fronte ad un incasso di 40 ml di euro.