Bravo Renzi! Vuole abolire l’art. 18 per estendere le garanzie a chi viene sfruttato dal padrone

Trent’anni di attività imprenditoriale e dieci aziende ma nessun lavoratore a tempo indeterminato, tranne il figlio Matteo Renzi “regolarizzato appena una settimana prima della candidatura alla poltrona sicura di presidente della Provincia di Firenze”.

È il record segnato da Tiziano Renzi, padre del premier, indagato per bancarotta fraudolenta dalla procura di Genova.

Abolizione dell’art. 18. L’idea assurda: creare lavoro con la piena libertà di licenziare

In questi anni le norme che regolano il mercato del lavoro sono state completamente riscritte a tutto vantaggi degli industriali.

Questo processo ha interessato in modo particolare la cosiddetta flessibilità in entrata (contratti a termine, lavoro interinale, formazione lavoro ecc.), l’utilizzo della manodopera nei processi lavorativi (mobilità interna, regime di orario, nuovi turni ecc.), il vincolo crescente tra salario e produttività, ma ha toccato solo parzialmente la cosiddetta flessibilità in uscita ovvero la piena libertà di licenziamento. In questo campo permangono infatti alcune norme che non impediscono certo ai padroni di licenziare, ma rendono in alcuni casi il licenziamento individuale difficoltoso e economicamente oneroso, da qui i vari progetti imprenditoriali e sindacali per modificare anche questa ultima debole tutela per i lavoratori.

Con l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori verrebbe cancellato l’obbligo del reintegro del posto di lavoro per il lavoratore licenziato senza giusta causa lasciando solo una sorta indennizzo economico.

Ma dove sta scritto che una maggiore flessibilità della manodopera porta a una maggiore occupazione?

Con l’attuale crisi economica, al massimo i lavoratori licenziati verrebbero sostituiti da un numero uguale di nuovi lavoratori.

La libertà di licenziamento, invece, non farebbe altro che aumentare lo sfruttamento dei lavoratori e precarizzare il lavoro.

Finita la luna di miele tra Renzi e gli italiani ma i sondaggi sono contrastanti e incongruenti

Il Tempo - Cala il consenso per RenziStando all’ultimo sondaggio ci sarebbe una flessione di oltre un punto percentuale nelle intenzioni di voto per il Partito democratico.

Il partito guidato da Matteo Renzi passa dal 41,5% della scorsa settimana al 40,4%.

Lieve ripresa di Forza Italia (+0.3) in leggero aumento anche il M5S che si attesta al 20,5% rispetto al precedente 20,1%.

FIDUCIA NEI LEADER – Rimane saldo al primo posto Matteo Renzi per quanto riguarda la fiducia nei leader. Con il 50 per cento delle preferenze, il presidente del consiglio rimane in testa alla classifica. A seguire il Presidente Napolitano al 39%. Appaiati con il 20 per cento il segretario della Lega Nord,Salvini e Beppe Grillo (M5S).

I dati del sondaggio rivelano, però, una macroscopica contraddizione.

La fiducia nel premier sarebbe al 50% ma il 64% degli italiani sarebbe contrario all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Esperti alla Regione. Forza Italia presenta un’interrogazione parlamentare

FormazioneForza Italia ha già depositato una interrogazione parlamentare in cui chiede – spiega il capogruppo Marco Falcone – perchè la Regione non abbia fatto ricorso a personale interno e soprattutto «perchè per la selezione ci si è affidati al Formez, uno degli enti coinvolti nel flop del Piano giovani». Falcone rivela anche che l’atto parlamentare è stato depositato dopo aver raccolto la protesta di un aspirante candidato alla selezione che sarebbe però rimasto escluso.

GdS – Esperti della Regione pagati 300 euro al giorno, presentato un esposto in procura

Ecco 15 nuovi esperti per il dipartimento Programmazione da 300 € al giorno

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Invece di formare il personale interno a costo zero, si è scelta la strada degli esperti esterni.

La spesa complessiva per assumere gli esperti che si occuperanno dei fondi europei da ora fino al novembre 2015 sarà di 629.283 euro.

Prima di fare questi contratti a personale esterno il dipartimento Programmazione, ha cercato (inutilmente) fra i dipendenti della Regione ma l’atto di interpello non ha dato risultati perché alla Regione non esistono figure con questa professionalità pertanto la Regione si è vista “costretta” a rivolgersi all’esterno.