Sindacando - il Blog di Benedetto Mineo
Blog dei dipendenti della Regione Siciliana
«Non credete a questa menzogna del progresso! Vi siete fatti fregare, voi italiani. Non faremo lo stesso. Questo legge sulla flessibilità del lavoro è un ritorno al passato, vogliono togliere di mezzo il sindacato e disporre dei lavoratori a piacimento. Lo chiamano futuro, ma è una nuova forma di schiavitù».
La Stampa – Tra gli operai che bloccano le raffinerie: “Non vogliamo fare la fine dell’Italia”
L’Istat svela il bluf del governo Renzi sulla crescita. Dopo il fiasco del jobs act arriva il crollo della produzione industriale.
Il crollo per l’industria italiana è il peggiore dall’estate 2013.
Ll’Istat registra un -3,6% per il fatturato in un anno (rispetto a marzo 2015) e -1,6% in un mese (confrontando cioè con il dato di febbraio scorso). Numeri così alti, in negativo, non si vedevano da un po’ e il campanello d’allarme suona soprattutto per il settore auto e più in generale (rispetto ai nuovi ordini) per l’export.
Battuta d’arresto per la nostra manifattura: un crollo così non si vedeva da tre anni. Arranca la domanda interna e precipitano gli ordini dall’estero.
Nel giorno dell’Eurogruppo chiamato a decidere di un nuovo prestito da undici miliardi alla Grecia di Alexis Tsipras che ha fatto i compiti a casa comminando un’altra razione di austerity a un popolo stremato, Bruxelles è tornata in piazza.
Nel mirino il premier belga Charles Michel e il suo governo di centrodestra: sotto lo slogan «la misura è colma», le principali sigle sindacali del paese sono scese in piazza contro le misure per aumentare la flessibilità sul lavoro (analoghe al Jobs Act italiano e alla legge El Khomri francese).
Che cosa sta succedendo in Francia?
Sta succedendo che per protestare contro la riforma del Code du travail, l’ormai famoso (famigerato per tutti i sindacati e una percentuale non secondaria dell’opinione pubblica) disegno di legge El Khomri (dal nome della ministra del lavoro), i lavoratori hanno bloccato quattro delle otto raffinerie francesi (a cominciare dalle tre più grandi che hanno una capacità di raffinazione di oltre 35milioni di tonnellate di greggio come quelle di Gonfreville-l’Orcher, di Port-Jérôme, di Donges, sull’Atlantico).
Impianti fermi e cancelli sbarrati con le barricate.
C’è solo da restare basiti. Abbiamo già dato mandato al legale per impugnare la nota.
Quello che temevo è già accaduto.
In base alla sopra citata nota (che vale, comunque, anche per la dirigenza), il dirigente di un ufficio periferico ha “consigliato” ad un dipendente del comparto non dirigenziale che ha subito la perdita del padre, di mettersi in ferie per il giorno della scomparsa del congiunto e per il giorno del funerale dal momento che il dipendente in questione aveva già usufruito dei 3 giorni di permesso retribuito previsto dall’art. 47.
Facendo i dovuti scongiuri e auspicando che tutti noi e i nostri congiunti possiamo godere di ottima salute il più a lungo possibile, consiglio a quanti dovessero trovarsi in questa situazione di presentare richiesta scritta di permesso retribuito per lutto, facendosi rigettare, eventualmente, l’istanza con provvedimento motivato. Con il provvedimento di diniego potete contattare la segreteria Cobas/Codir per impugnarlo. L’impugnativa del singolo atto avrà, certamente un iter più veloce rispetto all’impugnativa della circolare da parte sindacale già, peraltro, avviata.
Si ricorda che la corrispondenza non può essere rifiutata o subordinata a valutazioni discrezionali del dipendente o dello stesso dirigente ma va registrata al protocollo.
Approfondimento
Pubblicata nella Gurs n. 22 del 24 maggio 2016 la LEGGE 17 maggio 2016, n. 8. Disposizioni per favorire l’economia. Norme in materia di personale. Disposizioni varie. cd. Legge stralcio.
Il testo, nato per accogliere le norme che non avevano trovato posto o erano state bocciate durante l’esame della legge di Stabilità, ha finito per assorbire anche disposizioni di natura diversa.
Importante l’art. 7 che prevede Prestiti in favore del personale regionale in quiescenza e in servizio.
La Regione ha allargato le braccia. E ha sostanzialmente detto ai Comuni: “Vi dovevamo 340 milioni? Al momento possiamo darvi meno di un terzo di quella somma”. “Al momento possiamo trasferire solo 105 milioni”.
I Comuni, in queste condizioni, non sono in grado di chiudere i bilanci.
Insieme alla mancanza dei soldi, ecco l’altra “bomba a orologeria” che è già scattata nei Comuni siciliani: è quella degli oltre 15 mila precari che ad oggi non hanno alcuna certezza sulla loro stabilizzazione. E che rischiano di trovarsi in mezzo a una strada già alla fine di quest’anno. Anche per questo, centinaia di loro, domani, si ritroveranno di fronte al Teatro Politeama per una marcia di protesta.
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