Statali, slitta la riforma della dirigenza: bloccata dai superburocrati

Marianna_Madia_daticameraLa riforma della dirigenza di Stato e degli enti territoriali rimane sul tavolo dei tecnici del ministero della Pubblica amministrazione e di Palazzo Chigi. Troppe resistenze, soprattutto da parte dell’alta burocrazia ministeriale che non condivide il disegno del governo Renzi. Il testo è uno dei decreti attuativi della riforma Madia che rivede gli assetti e i meccanismi della macchina pubblica. Il Governo puntava a discuterlo ieri, nella riunione pomeridiana del Consiglio dei ministri. Ma dopo diverse riunioni è stato deciso di congelare il testo per due settimane. Tutto rimandato al 25 agosto quando dovrebbe tenersi una nuova riunione.

Le polemiche per la vignetta sulla Boschi e la politica del doppiopesismo

Media e Regime

Boschi, altro che cosce: dovevate indignarvi prima

Di Stefano Feltri (Vicedirettore de Il Fatto Quotidiano)

Le agenzie e i siti e i giornali che rilanciano, sdegnati, la vignetta di Riccardo Mannelli sono gli stessi che hanno completamente – e dico completamente – ignorato cose ben più gravi che Il Fatto ha pubblicato in questi mesi: le inchieste sulle strane manovre intorno all’Eni, il fatto che un giudice della Corte costituzionale è indagato, la lottizzazione renziana della Rai, perfino la notizia che c’erano forze speciali italiane in Libia e Iraq ha avuto dignità di richiamo solo quando – due settimane dopo di noi – l’ha scritta Repubblica.

E le parlamentari che si inalberano sono le stesse che non hanno avuta nulla da obiettare quando Novella 2000 pubblicava servizi con fotografie a doppia pagina di Maria Elena Boschi e titoli incredibili tipo “A un passo dal topless”. TgCom24, testata di Mediaset, ha dedicato addirittura un servizio alle onorevoli smagliature. Dove eravate voi sdegnate deputate e senatrici? E voi infervorati commentatori?

Il Grande Gufatore – di Marco Travaglio

Gustoso editoriale di Marco Travaglio che vi consiglio di leggere integralmente

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) –

Questo non è un articolo: è – chiedendo scusa a Re Giorgio – un monito. Una diffida. Che a nessuno venga in mente di attribuire ai poteri jettatorii di Matteo Renzi l’inattesa sconfitta di Federica Pellegrini, magari con la scusa che il premier, nella sua tetra permanenza a Rio, le aveva rivolto i più calorosi auguri per la medaglia d’oro. Siamo seri: s’è trattato di pura casualità. Ed è incredibile che, all’alba del 2016, queste credenze arcaiche, superstiziose e prive di qualunque supporto scientifico abbiano ancora tanta presa in larghe fasce della popolazione….

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Anteprima immagine tratta dal sito http://www.ilbenecomunenewsletter.it

Le cosce della Boschi? Ci sarebbero ben altri motivi per indignarsi

Nel torpore d’agosto si accende una fiammata di indignazione. La scatena la vignetta che ha pubblicato in prima pagina Il Fatto Quotidiano, un disegno di Riccardo Mannelli.

Una vignetta sessista? Forse.

Quello che mi lascia perplesso – scrive Stefano Feltri Vicedirettore de Il Fatto Quotidiano – è la scelta delle ragioni per cui indignarsi su Facebook o Twitter. Mi spiego. In quella prima pagina del Fatto ci sono vari elementi: a cominciare dal titolo, sempre dedicato al ministro Boschi che, in un incontro, ha sostenuto che chi vota No alle riforma costituzionale “non rispetta il lavoro del Parlamento”. Qualcuno si indigna per un ministro che auspica un referendum in cui si possa soltanto votare Sì, o l’indignazione è lecita solo perché Mannelli ha osato disegnare le sue gambe?

Vignetta sessista sulla Boschi? “Si parla di cosce per tacere sul vuoto delle parole”. (L’editoriale di Travaglio e la replica del vignettista)

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Fermi tutti, emergenza nazionale: Mannelli ha osato disegnare e nominare invano le cosce della Boschi. Sdegno unanime delle massime cariche dello Stato disponibili, dalla Boldrini alla Fedeli, giù giù fino a Rosato, Meli e Anzaldi (in licenza premio dal repulisti Rai). E, figurarsi, “rivolta sul web”. Mannelli è un “sessista”, come pure il putribondo direttore che gli ha pubblicato la vignetta, anzichè censurarla come avrebbero fatto gli altri. Inutile ricordare chi è Mannelli: un artista che la satira la fa dai tempi del Male e poi di Cuore, dunque sa che cos’è, diversamente dai suoi critici.

Meglio ricordare chi siamo noi: un giornale nato per pubblicare ciò che nessuno pubblicherebbe mai in una stampa conformista, servile e bigotta; il giornale che ha ospitato Charlie Hebdo, a scatola chiusa, per difendere il diritto di satira dai terroristi, ma anche i sepolcri imbiancati che denunciano il fanatismo altrui (“Siamo tutti Charlie”) e poi lo praticano, in peggio, a casa propria.