Abolizione province in Sicilia, caos (non calmo)

Il disegno di legge di abolizione delle province in Sicilia, insieme col restante pacchetto, dalle notizie apparse sui quotidiani appare una frettolosa e velleitaria risposta all’ostracismo di piazza nei confronti delle province.

L’iniziativa del governo regionale siciliano appare fortemente viziata da contraddizioni e carenze normative, che rendono praticamente inevitabile andare incontro al caos.

Nulla ci sarebbe da obiettare se in conseguenza dell’abolizione delle province si stabilisse di cancellare del tutto il livello intermedio di governo tra comuni e regioni, passando integralmente il pacchetto di funzioni e competenze ad uno dei due livelli residui. E ancor meno, nulla sarebbe da dire (salvo approfondire i problemi operativi scaturenti da una poderosa riorganizzazione conseguente alla scelta di abolire enti rilevanti come le province) se tali funzioni e competenze fossero assegnati alle regioni, considerando che la loro dimensione travalica i confini comunali.

Invece, il disegno di legge regionale siciliano abolisce le province, ma non cancella il livello intermedio tra comuni e regioni. Infatti, in attuazione dell’articolo 15 dello Statuto regionale, dà il via alla costituzione di “liberi consorzi comunali”….continua a leggere dal sito rilievoaiaceblogliveri

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

2 Risposte a “Abolizione province in Sicilia, caos (non calmo)”

  1. Sono perfettamente d’accordo con te, senza considerare il problema, non secondario, degli effettivi risparmi derivanti dalla sostituzione delle province con organismi intermedi. Abbiamo già constatato con mano, nei comuni, che il sistema dei “rimborsi” può essere gonfiato in maniera tale da superare le stesse indennità.

  2. La gatta frettolosa fa i gattini ciechi….e mai come in questo caso il proverbio conferma la sua saggezza.
    Il livello intermedio individuato (consorzi di comuni) appare molto precario e contraddittorio: e se un comune non volesse “consorziarsi” con uno limitrofo e ne preferisse uno più distante?
    La logica da buon padre di famiglia vorrebbe che le competenze e il personale delle sopprimende province transitassero, in prima battuta, all’assessorato regionale Autonomie Locali, che potrebbe venire “arricchito” da 1 o 2 servizi decentrati (appunto per provincia) funzionalmente dipendenti dalla sede centrale.
    Poi, col tempo, la volontà politica e un corretto sistema di valutazione costi-benefici per la collettività, si potrebbe passare all’effettiva istituzione di questi benedetti consorzi, avendone prima quindi collaudato la concreta fattibilità.
    Ma questo è un ragionare, appunto, da buon padre di famiglia e non da furioso giacobino….

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