Soppressione delle province e transito del personale ai liberi consorzi comunali ed agli altri “enti locali” della Regione Siciliana

Voglio subito sgombrare il campo da ogni ombra di dubbio.

Il personale delle province regionali che verranno soppresse (sempre che il DDL venga approvato) deve essere tutelato e reimpiegato.

L’art. 15 del DDL n. 268 del 5 marzo 2013 è chiaro.

Esso prevede…..”il trasferimento di personale delle soppresse province regionali ai liberi consorzi comunali ed agli altri enti locali della Regione, nel rispetto della vigente normativa in materia, mantenendo la qualifica di provenienza“.

Quali sono gli “enti locali” della regione?

L’art. 2 del “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 227 del 28 settembre 2000 – Supplemento Ordinario n. 162) stabilisce quanto segue:

Articolo 2

Ambito di applicazione.

1. Ai fini del presente testo unico si intendono per enti locali i comuni, le province, le città metropolitane, le comunità montane, le comunità isolane e le unioni di comuni.

Ma Bonanni (Cisl) dichiara: «Da diverso tempo la Cisl sostiene l’abolizione delle Province, adesso chiediamo alla Regione dove impiegare i lavoratori. Lo Statuto siciliano non prevede le Province, che sono state istituite dopo per decisione politica. Siamo ansiosi di discutere con il governo regionale su come reimpiegare il personale nei Comuni e nella Regione».

Non avrà letto il testo del DDL, non sa cosa sono gli “enti locali” o si è trattato di un lapsus?

E poi, ammesso e non concesso, in caso di transito dei lavoratori provinciali alla regione, ai fini dell’equiparazione giuridica (“mantenendo la qualifica di provenienza“ – dice il DDL) nessuno si pone il problema di verificare se negli ultimi 30 anni i dipendenti regionali (ultimo concorso interno bandito il 9 maggio 1986) abbiano avuto le stesse opportunità di carriera dei dipendenti provinciali?

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

8 Risposte a “Soppressione delle province e transito del personale ai liberi consorzi comunali ed agli altri “enti locali” della Regione Siciliana”

  1. Invece penso proprio il contrario, in relazione al pensionamento, intanto si applicherebbero le norme pre-fornero, cioè quota 96 entro il 2015 sarebbe di una portata epocale poter mandare a casa i “vecchi” che ancora hanno in busta paga il famoso RIA (reddito individuale di anzianità) che da solo è pari allo stipendio di un ex contattista stabilizzato.Benefici: possibilità di carriera per tutti, snellimento delle dotazioni organiche ai livelli nazionali, risparmi economici e personale motivato giovane con enorme risparmio economico ulteriore( es. un D1 con laurea contro un D6 meno titolato e senza più entusiasmo. Per citarne solo alcune.

  2. Purtroppo la Fornero ha lasciato poche speranze di prepensionamento…..

  3. O, addirittura, lasciando “libere le stanze” a chi le vuole occupare, andandosene in pensione….

  4. Penso che il padrone di casa prima di ospitare dovrebbe pensare a chi già ci vive in quella casa e aspetta con ansia di potersi trasferire “in una stanza più confortevole”….

  5. D’altronde, noi regionali siamo abituati ai “transiti”: negli ultimi 20 anni (e anche prima) abbiamo sempre “accolto” tutti, più o meno volentieri.
    Siamo gente ospitale….almeno lo siamo stati finché le risorse lo hanno consentito….

  6. Concordo con te quasi in tutto, compreso il ragionamento della salvaguardia del personale delle province che, ovviamente, non può essere licenziato. Ma come la mettiamo con le aspirazioni di carriera dei regionali (l’ultimo concorso interno è stato bandito il 9 maggio 1986) che vedrebbero occupati i vuoti attuali in pianta organica? Non pensi che possa accendersi uno scontro? La classica guerra tra poveri?

  7. Ma perchè le cose semplici in sicilia diventano complicatissime da fare? L’abolizione delle Province è un ragionamento corretto ai fini del risparmio, ma visto che il personale dipendente non può essere licenziato, ovviamente, basta trasferire competenze e personale alla Regione, si elimina la parte politica delle vecchie provincie (presidente, assessori e consiglieri) e si lasciano i presidi delle vecchie provincie con tutto il personale (diventato poi regionale) quali uffici decentrati della Regione con compiti solo amministrativi e non più politici. E’ semplicissimo, regolare e molto razionale, dove sta questo insormontabile problema? I comuni o i consorzi non possono gestire queste ulteriori competenze di carattere sovracomunale! Le scuole superiori, le strade intercomunali e la pianificazione sovracomunale non può essere affrontata dalle piccole realtà comunali ache se si consorziano tra loro! Ma se gli attuali comuni hanno già difficoltà a gestire le scuole di primo grado, come faranno con l’aggiunta delle altre competenze?

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