Atene aumenta le tasse e taglia ancora le pensioni. È la ricetta giusta per uscire dalla crisi? Confronto con l’Italia

Il Sole 24 Ore del 10 maggio. Grecia
Il Sole 24 Ore del 10 maggio 2016. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Quanti di voi pensano che l’aumento delle tasse fino a strozzarci, il taglio di stipendi e pensioni siano l’amara medicina che porterà alla guarigione, ovvero all’uscita dalla crisi?

Più soldi si tolgono dalle tasche dei cittadini, e meno resta da spendere. E meno si spende, meno gira l’economia.

Le politiche di austerity imposte dall’europa non sono, a mio modesto avviso, una soluzione per uscire dalla crisi, bensì un modo per aggravarla.

Otto anni di crisi senza che ancora se ne veda la fine, stanno dando ragione ai sostenitori della teoria keynesiana.

L’austerity imposta dall’europa, di cui il governo Monti e i suoi successori Letta e Renzi sono diligenti esecutori, sta causando il fallimento di molte imprese e il licenziamento di molti lavoratori; tutte persone che, vedendosi ridotta, se non annullata, la propria fonte di reddito, procedono, come prima cosa, a ridurre la propria domanda di beni; ciò, a cascata, si ripercuote su altre imprese, sia di beni di consumo che di beni capitali; il che conduce ad ulteriori licenziamenti, ad un peggioramento del “clima economico”, con conseguente revisione al ribasso delle aspettative degli imprenditori circa il futuro e un ulteriore crollo della domanda di investimenti.

Con principi così elementari, sono ancora in tanti che si lasciano incantare dal pifferaio di turno: Monti ci ha fatto ingoiare la riforma pensionistica elaborata dalla Fornero illudendo gli italiani con “la luce in fondo al tunnel”.

Renzi dopo avere assicurato che la ripresa sarebbe arrivata con l’approvazione del jobs act che ha privato i lavoratori di una serie di diritti conquistati dopo anni di lotte sindacali (es. art. 18), ora rassicura gli italiani che la ripresa passa dalla riforma (a mio avviso massacro) della nostra Costituzione affermando che chi vota NO al referendum costituzionale, blocca anche la ripresa.

Il vero problema è che loro prima o poi i governi e i loro leader se ne vanno, ma i danni restano e nessun nuovo governo ripristinerà lo status quo ante (la situazione precedente).

A buon intenditor……

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir