ENTI LOCALI – PUBBLICO IMPIEGO. Compensi aggiuntivi per incarichi dirigenziali ad interim e danno erariale

Tratto dal sito www.ptpl.altervista.org/

La Corte dei Conti, Sez. giurisdizionale Puglia, con la sentenza 26.06.2013 n. 1014, condanna il dirigente di un ente locale al risarcimento del danno patrimoniale per le somme personalmente percepite quali compensi aggiuntivi a fronte dello svolgimento di incarico dirigenziale ad interim. Il soggetto è pienamente e gravemente colpevole ed ha adottato l’atto di riconoscimento dei compensi in proprio favore (ancorché a fronte di conforme previsione regolamentare).
Le motivazioni, in sintesi:
– “… nel nostro ordinamento vige attualmente il principio della c.d. onnicomprensività della retribuzione dei dipendenti pubblici e, in particolare … del personale con qualifica dirigenziale. In tal senso depone l’art. 24 d.lgs. 165/2001, meramente ricognitivo della normativa già vigente, alla cui stregua ‘… la retribuzione del personale con qualifica dirigenziale è determinata dai contratti collettivi … (comma 1) e … il trattamento economico … remunera tutte le funzioni ed i compiti attribuiti ai dirigenti … nonché qualsiasi incarico ad essi conferito in ragione del loro ufficio o comunque conferito dall’amministrazione presso cui prestano servizio o su designazione della stessa …’. La norma è chiarissima e non ammette dubbi interpretativi: la retribuzione dirigenziale, stabilita dalla contrattazione collettiva, è solo quella e deve remunerare tutti gli incarichi eventualmente assegnati al dirigente, senza che residui alcuna ulteriore possibilità di utilizzazione di istituti economici diversi da quello di cui qui si discute. A loro volta, le norme della contrattazione collettiva dirigenziale del comparto Regioni-Enti Locali, via via succedutesi nel tempo, e tuttora operanti, nel recepire il surriferito principio, hanno definito la struttura della retribuzione in parola, prevedendo, oltre allo stipendio tabellare, solo la retribuzione di posizione e di risultato (cfr. art. 33 C.C.N.L. del 10.04.1996; cfr. artt. 24-32 C.C.N.L. del 23.12.1999)“; (altro…)

In Grecia via libera alla vendita con sconto dei cibi scaduti

Diventa operativa la direttiva del governo che consente ai dettaglianti di continuare a esporre (a prezzi scontati) i prodotti “da consumare preferibilmente entro” anche dopo che è passata la data di scadenza. La crisi ad Atene ha fatto rallentare anche quest’anno del 14% i consumi al dettaglio.

Obbligo della pensione per gli statali che hanno i requisiti. Chi lavora fino a 70 anni costa troppo

Niente più rinvii per restare in servizio fino a 70 anni: i dipendenti del pubblico impiego dovranno andare in pensione non appena maturati i requisiti. Il Dl 101/2013 contiene infatti una norma che stabilisce che le amministrazioni «devono» procedere al pensionamento di tutti i dipendenti che hanno maturato il requisito entro il 2011. Anche nei prepensionamenti la risoluzione del rapporto di lavoro ha carattere obbligatorio per i dipendenti con i requisiti pre-riforma. Non c’è solo l’allungamento fino a fine 2015 della validità dei vecchi requisiti pensionistici (pre riforma Fornero) per gestire il personale in soprannumero o eccedente della Pa. Una norma di interpretazione autentica che intende scongiurare la possibilità che i dipendenti pubblici possano rimanere in servizio fino a 70 anni.

La norma, contenuta nei commi 4 e 5 dell’articolo 2, chiarisce che le amministrazioni «devono» procedere al pensionamento di tutti i dipendenti che hanno maturato il requisito entro il 2011 e fa salvi i limiti previsti nei diversi ordinamenti.

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Sensazionale scoperta!! In Italia la politica crea distorsioni sull’utilizzo dei fondi Ue, soprattutto al sud

La politica italiana deve stare lontana dall’utilizzo dei fondi Ue.

È questo il succo di un rapporto redatto dalla direzione generale Affari regionali della Commissione europea secondo la quale il corto circuito tra “alti dirigenti amministrativi” e “politici” è all’origine del cattivo uso di quanto l’Unione europea mette a disposizione dell’Italia.

Una situazione ancora più grave nel Mezzogiorno d’Italia.

Bella scoperta!!

Fondi Ue. La politica crea distorsioni. E sulla gestione della Formazione Professionale no?

Migliore (Cisl) – “Non vorremmo che questo provvedimento pesante per gli effetti sul settore e sui lavoratori derivi da beghe politiche all’interno di un partito, facendo precipitare il settore della Formazione in un caos sociale che pesa sui lavoratori”.

Ma il “caso Ial” potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. L’assessore alla Formazione annuncia: “La Guardia di finanza effettuerà controlli in tutti gli enti”. Mentre è incerto il futuro dei dipendenti. A giugno, in migliaia potrebbero trovarsi senza lavoro.

La Regione chiude lo Ial. Revocato l’accreditamento. I dipendenti al Ciapi

La Regione ha espulso lo Ial dal sistema della formazione professionale finanziata con fondi pubblici. Il provvedimento è stato firmato oggi dal dirigente del dipartimento Formazione, Anna Rosa Corsello.

lo Ial non ha pagato i lavoratori e «non ha saputo spiegare come abbia utilizzato ben 20 milioni del Prof 2010.

Per finanziare l’abolizione dell’Imu il governo concede il condono (2 miliardi di euro) ai gestori del gioco d’azzardo

Sono dieci le società che, se aderiranno alla proposta del governo, beneficeranno di uno sconto del 75% sulla sanzione da 2,5 miliardi comminata dalla Corte dei Conti. Non avevano collegato le macchinette mangia soldi con il cervellone del Fisco. Molte di loro hanno le holding di controllo in Paesi offshore.

In tutta Europa tagli alla spesa della Pa e ai costi della politica tranne che in Italia

Tutti gli altri paesi dell’eurozona in crisi da spread stanno da tempo tagliando organici e stipendi della macchina pubblica per ridurre la spesa corrente, mentre l’Italia delle larghe intese procede a una crescita dei costi fissi futuri per il bilancio dello stato senza molti precedenti.

Europa unita dai tagli alla spesa della Pa e ai costi della politica. I budget per il 2014 – che dovranno essere presentati a Bruxelles entro il 15 ottobre per una “pagella” preventiva – sono tutti all’insegna della spending review.

Se finora a fare i maggiori sforzi sono stati Irlanda e Portogallo sotto l’ombrello degli aiuti di Ue e Fmi, oggi la riduzione della spesa pubblica diventa la strada obbligata per risanare i conti pubblici anche dei big.

Così la Francia punta a risparmiare 14 miliardi con un freno all’aumento dei salari, un blocco delle assunzioni e tagli selettivi alle risorse dei ministeri.

Londra stringe la cinghia per 11,5 miliardi di sterline, penalizzando soprattutto autorità locali, musei e giustizia.

La Spagna ha appena varato una riforma degli enti locali per raggranellare 8 miliardi, mentre il 4 ottobre a Dublino si terrà il referendum per l’abolizione del Senato, che consentirà un risparmio di 20 milioni all’anno.