Dìvide et ìmpera. Il governo Renzi pensa di rinnovare i contratti solo per una parte dei dipendenti pubblici. Ipotesi tetto a 26mila euro. La Madia prepara la direttiva

Il Messaggero dell'8 giugno. Statali, aumenti non per tutti
Il Messaggero dell’8 giugno 2016

A luglio il tavolo sul rinnovo del contratto, bloccato da sette anni, entrerà nel vivo. Da qualche settimana il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, sta lavorando alla bozza di direttiva da impartire all’Aran proprio in vista dell’apertura del tavolo. Ormai è certo che l’indicazione, contestata dai sindacati, di concentrare le poche risorse disponibili soprattutto sui redditi medio-bassi, troverà spazio all’interno del testo al quale sta lavorando la Madia. Il ministro non ha tuttavia intenzione di indicare una soglia di reddito precisa al d sotto della quale far scattare gli aumenti sulla parte tabellare dello stipendio.

Commento

Divide et impera (letteralmente «dividi e comanda») è una locuzione latina tornata oggi in uso, secondo cui il migliore espediente di una tirannide o di un’autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie.

Una delle ipotesi allo studio del governo è che si possa replicare lo schema degli 80 euro, ossia concedere gli aumenti tabellari di stipendio soltanto a chi guadagna meno di 26 mila euro all’anno, con tutte le iniquità che questo sistema ha comportato dal momento che non ha tenuto conto del “quoziente familiare”.

In molti casi, infatti, il bonus è andato a chi non ne aveva assolutamente bisogno (si pensi alla moglie del manager o del libero professionista che ha percepito il bonus sol perché il proprio cud personale (ora CU – certificazione unica) era inferiore ai 25 mila euro, o si pensi all’esempio dei 4 componenti dello stesso nucleo familiare che percepiscono il bonus perché il reddito di ciascuno è inferiore a 25 mila euro mentre il bonus non viene percepito da chi è monoreddito con moglie e figli a carico e percepisce un reddito di poco superiore ai 25 mila euro).

A parte il fatto che in tanti sono stati costretti a restituirlo perché hanno superato il limite previsto per l’erogazione del bonus.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir