Pensioni. Come al gioco dell’oca siamo tornati al punto di partenza e forse anche più indietro

Bozza-Leotta-1
Per scaricare la bozza in pdf clicca sopra l’immagine

Conclusa in tarda mattinata la convocazione della Commissione Legislativa all’Ars per discutere delle norme sul personale inserite nella bozza di Finanziaria.

Incredibilmente in commissione è spuntato l’assessore alla Funzione Pubblica Leotta che non ha mai preso parte alle riunioni all’Aran il quale, smentendo tutto il lavoro, buono o cattivo che sia, portato avanti dall’Aran, ha prodotto una nuova bozza che torna indietro rispetto alle piccole aperture che si era riusciti ad ottenere presso l’Aran.

La nuova bozza prevede sempre che per accedere al prepensionamento è necessario il doppio requisito di 61 anni e 7 mesi e una contribuzione minima di 35 anni oppure 40 anni di anzianità contributiva.

Restano per il “contratto 1” le INACCETTABILI penalizzazioni in base alla categoria di appartenenza:

  • 4% per il personale della categoria A;
  • 6% per il personale della categoria B;
  • 8% per il personale della categoria C;
  • 10% per il personale della categoria D;
  • 12% per il personale della fascia dirigenziale

È rimasto il conteggio effettuato non più sull’ultima retribuzione ma sulla media degli ultimi 5 anni e l’obbligatorietà della presentazione della domanda di pensionamento entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, pena la decadenza dal beneficio del collocamento anticipato in quiescenza e l’applicazione del trattamento di quiescenza e previdenza in vigore per gli impiegati civili dello stato.

È rimasta, infine, la previsione che il beneficio del prepensionamento si applichi anche ai dipendenti del “contratto 2″ che conseguano il requisito (61 anni e 7 mesi e 35 di contributi) dalla data di entrata in vigore della legge e fino al 31 dicembre 2020.

Cosa cambia nella nuova bozza.

Nella nuova versione, viene fissata al 2020 la finestra di prepensionamento anche per i “contratto1”, mentre nella versione concordata all’Aran non c’era un limite al fine di consentire che tutto il “contratto 1” potesse fuoriuscire con gli stessi requisiti.

In sostanza le penalizzazioni nelle percentuali sopra descritte si applicano a tutto il “contratto 1”, però, chi raggiunge i requisiti fino al 2020 (61 e 7 mesi e 35 anni di contributi o, in alternativa, 40 anni di contributi) andrà via anticipatamente in basi ai suddetti requisiti. Coloro che non raggiungeranno i requisiti di cui sopra, fissati per il prepensionamento, andranno in pensione con le stesse percentuali di penalizzazione ma con i requisiti fissati dalla legge Fornero (66 anni e 11 mesi o 43 anni e 2 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 2 mesi di contributi per le donne.

In conclusione, mentre si sta lavorando a diverse ipotesi quali ad es. cercare di migliorare la proposta Aran eliminando le penalizzazioni per coloro che dovessero restare, lasciandole solo per coloro che, volontariamente, volessero accedere al prepensionamento o, in alternativa effettuare un prepensionamento obbligatorio per tutto il contratto 1 con penalizzazioni minime in cambio di una fuoriuscita anticipata senza dovere attendere i 67 anni o i 43 anni di contributi, siamo, praticamente, tornati al punto di partenza.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

5 Risposte a “Pensioni. Come al gioco dell’oca siamo tornati al punto di partenza e forse anche più indietro”

  1. Il limite del 2020 non ha senso, qualche stupido si è innamorato di questo numero forse perchè e un numero “tondo”, ma poichè è uno stupido importante questo 2020 viene continuamente riproposto. Il 2021 ha pari dignità, e in più ha il pregio di essere contenuto nella scalettatura della legge pre-fornero, ma evidentemente non piace agli stupidi che preferiscono i numeri divisibili per 10. Ovviamente la previsione di non porre limiti temporali sarebbe preferibile.
    Da sempre in Italia i diritti acquisiti vengono considerati sacri e gli esuberi sono stati “smaltiti” senza penalizzazioni , anzi talvolta c’è stata incentivazione. Oggi che infine tocca ai regionali, vogliono calpestare i diritti acquisiti e pretendono di smaltire gli esuberi con le penalizzazioni. Sul sito dell’ARS c’è i resoconto di ogni seduta ed è possibile leggere, ed anche ascoltare, ciò che ogni deputato ha da dire sulle pensioni dei regionali e come voterà.Se passerà questa carognata non deve essere dimenticata dai regionali, che non sono pochissimi se uniti alle loro famiglie, e alle prossimi elezioni dovranno ricordarla.
    Da un punto di vista della trattativa, dovendo minimizzare queste penalizzazioni, bisogna intendersi sul termine “penalizzazioni minime”, perchè qui si spazia tra un comparto con CUD di 25-35.000 euro e una dirigenza con CUD di 80-110.000 euro. Se in quest’ultimo caso un 10% di penalizzazione si potrebbe interpretare come “minima”, nel primo caso perdere un 10% al mese non sarebbe affatto una minima penalizzazione, perchè nel comparto non dirigenziale una minima penalizzazione non dovrebbe superare il 2%-4%.

  2. NON RESTA ALTRO VISTA LA DATA A CUI SIAMO ARRIVATI COI BLA BLA
    DI METTERE ON LINE DA PARTE DEL COBAS IL MODELLO PER IL RICORSO CONTRO QUELLO CHE STANNO ANDANDO AD APPROVARE ( E ALLA REGIONE SUCCEDE SEMPRE COSI’ ALL’ULTIMO MINUTO PASSANO TUTTI PORCI E GALLINE MA NEL NS CASO SOLO PORCATE CONTRO I DIPENDENTI DEL COMPARTO DI VECCHIA FASCIA) SOLO COSI’ ANDREMO A OTTENRE QUELLO CHE CI SPETTA DOPO TANTI ANNI SI SERVIZIO LEGITTIMATO DA TANTO DI CONCORSO.
    NOTA BENE IL SINDACATO DEVE FARSI CARICO CON I PROPRI LEGALI ETC. DELLE SPESE GIUDIZIARIE IN AUTOTUTELA .
    SE E’ VERO FARSI CHIAMARE SINDACATO DEI LAVORATORI…..???

  3. Fino ad ieri sera su RAI 2 nel programma Virus si è parlato di pensioni ed è stato ribadito che i diritti acquisiti non si toccano. Solo per noi non vale questo principio?

  4. Il noto conterraneo Andrea Camilleri, nel romanzo Un Filo di Fumo, rappresenta pressapoco qualcosa che assomiglia tanto a ciò che è successo tra i firmatari del cosiddetto protocollo d’intesa e l’inutile Aran. Nella fattispecie il creatore di Montalbano definì una situazione del genere con una frase prettamente Sicula: “fù nuttata pessa e figghia fimmina” per i conoscenti dell’antico dialetto siciliano dice tutto. Ora voglio vedere con quale faccia chiederanno ai regionali di scendere in piazza dopo averla abbandonata nel momento decisivo. Un altro vecchio adagio siculo recita: “cu campa, tutti i festi si vidi” e io questa “festa me la voglio proprio vedere.

  5. cosa c’e’ da dire beh e’ stato detto di tutto di piu’ ovvero niente per noi…. meditiamoci sopra e lasciamo il verdetto al buon dio………………..

I commenti sono chiusi.