Per Poletti il voto di laurea alto non serve a nulla? Poletti ignora che nei concorsi pubblici il voto conta, eccome

Semestre Europeo – Riunione su occupazione, ricerca, innovazioneIl ministro del Lavoro Giuliano Poletti non ha dubbi: studiare tanto e laurearsi fuori corso ma con un voto alto non premia. Meglio finire l’università in fretta. “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21“, ha detto agli studenti durante la convention di apertura di “Job&Orienta”, una mostra convegno sulla formazione e l’orientamento.

“I nostri giovani arrivano al mercato del lavoro in gravissimo ritardo. Quasi tutti quelli che incontro mi dicono che si trovano a competere con ragazzi di altre nazioni che hanno sei anni meno di loro e fare la gara con chi ha sei anni di tempo in più diventa durissimo“.

La replica sui social non si è fatta attendere. Il ministro è stato immediatamente sommerso da uno tsunami di post polemici, molto polemici.

Il ministro svaluta la lode presa a quasi trent’anni? «Lui aveva risolto così il problema: non s’è laureato». Poletti crede che studiare non serva? «Basta sentirlo parlare per capire». E ancora: «Ecco la summa del pensiero di #Renzi e #Poletti: l’elogio dell’ignoranza». 

«Sull’età con cui si entra nel mondo del lavoro – scrivono in un comunicato congiunto Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, e Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi -, vorremmo ricordare al Ministro Poletti che il problema non è la laurea: l’età media di laurea così come l’età media degli universitari è perfettamente in linea con la media europea. Il problema è che il nostro sistema produttivo non è in grado di valorizzare e assorbire i laureati (in Italia il tasso di occupazione dei laureati nella fascia 25-34 è del 62%, contro la media OCSE che si attesta all’82%), e che le regole del mercato del lavoro ci espongono a precarietà, salari bassissimi e lavoro nero. È inaccettabile che lo stesso Ministro che ha promosso il Jobs Act, aumentando la precarietà e riducendo i diritti, si permetta di dire che la colpa è degli studenti che badano troppo al voto, come se fosse un difetto valorizzare il proprio percorso di studio».

Per il ministro, i giovani perdono tempo. Invece, occorre subito mettersi a disposizione delle aziende, come se queste ultime non aspettino altro che ventunenni con laurea triennale, presa con una media bassa, purché presa.

Vi consiglio la lettura dell’articolo in basso pubblicato dal Manifesto.

Poletti Giuliano, perito agrario e ministro del lavoro, va preso sul serio quando invita a laurearsi subito con un voto da schifo o a lavorare gratis al mercato. In un paese dove gli imprenditori non sono laureati (come Poletti), e si rivalgono sui figli di nessuno, il progetto è la guerra all’intelligenza collettiva.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

3 Risposte a “Per Poletti il voto di laurea alto non serve a nulla? Poletti ignora che nei concorsi pubblici il voto conta, eccome”

  1. Penso che abbia ragione il ministro. non tutti ovviamente ma la maggior parte sono raccomandati e figli di papà che poi all’atto pratico non sanno fare la o col bicchiere.

  2. Secondo il mio modesto parere, chi riesce a laurearsi (con un voto accettabile che non sia però – come faceva un mio vecchio professore in Scienza delle Costruzioni, che dava 18 a maggioranza a chi ripeteva l’esame dopo 5-6-7-8 volte!!!) merita di potere entrare nel mondo del lavoro (o almeno avere la possibilità). E SENZA RACCOMANDAZIONI!!! (ma questa, purtroppo…., è un’altra faccenda che in Sicilia NON SI ELIMINERA’ MAI E PO MA!! Grazie ai politici…. quaquaraquà).

  3. Se poi aggiungiamo che nella P.A., per il personale non dirigenziale, la laurea non serve a nulla dal punto di vista della progressione di carriera, forse ha ragione Poletti.
    E alla Regione siciliana ne sappiamo qualcosa….

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