Crocetta e Baccei pace fatta? Forse. E arriva il classico “ghe pensi mi”

Rosario Crocetta2012La conferenza stampa dell’assessore all’economia Baccei che aveva parlato di numeri di bilancio a dir poco preoccupanti, non era affatto piaciuta al presidente della regione Crocetta, che nelle ultime ore non ha fatto mistero del suo malcontento.

“Va bene il rigore, ma non il rigor mortis”, aveva sintetizzato il concetto con una battuta Crocetta. Convinto intimamente che i tagli ipotizzati dall’assessore precluderebbero qualsiasi ipotesi di sviluppo per la Sicilia. Così, il governatore è passato al contrattacco. Ha accettato il bilancio scritto da Baccei sottolineando però ripetutamente che si tratta di un “documento provvisorio” ma ha deciso di occuparsi direttamente della Finanziaria.

Un anno fa il presidente Crocetta diceva: «Il 2014 sarà l’anno della ripresa economica». Chi l’ha visto?

Giornale di Sicilia del 2 gennaio 2014. Per leggere l’articolo cliccaci sopra

Intanto, giusto perché nel 2014 doveva arrivare la ripresa “Quest’anno per la prima volta commercianti e imprenditori alla mensa degli indigenti”.

Secondo il report annuale di Smr, il centro Studi e Ricerche Mezzogiorno collegato al gruppo Intesa San Paolo il Pil è in calo, e i cittadini siciliani sono i più poveri del Mezzogiorno.

Ma Palermo batte tutti.

Palermo, secondo i dati elaborati dal servizio statistica del Comune, è in fondo alla classifica per il reddito medio pro capite  che supera appena i 10 mila euro….Redditi a picco, i palermitani tra i più poveri d’Italia

Stipendi, consulenze e indennità: la Sicilia batte tutte le altre regioni

di EMANUELE LAURIA

L’ULTIMA sferzata alla Sicilia chiamata a risanare l’ha data, involontariamente, Matteo Renzi. L’operazione trasparenza dei conti voluta dal premier, culminata con la diffusione online delle singole spese delle amministrazioni pubbliche italiane, condanna in modo impietoso la Regione: prima per quantità di fondi trasferiti agli organi istituzionali (cioè l’Ars) e al personale, in cima alla classifica delle parcelle pagate agli avvocati, capofila degli enti più generosi per quanto riguarda missioni, rimborsi di spese di viaggio, persino l’acquisto di cancelleria e materiale informatico. Alla fine, i dati del sito soldipubblici. gov. it rischiano di diventare un perfetto manuale d’istruzioni per Alessandro Baccei, il tecnico inviato da Roma a scrivere un bilancio fatto anche e soprattutto di tagli. Perché la Sicilia, a un passo dal default, avrebbe in effetti diversi eccessi da ridimensionare, a tutto vantaggio del proprio benessere finanziario.

Abbiamo estrapolato dal sito solo alcune delle migliaia di informazioni, mettendo a confronto i pagamenti eseguiti nei primi 11 mesi del 2014 dalla Regione siciliana con quelli che, negli stessi campi, sono stati fatti da altre tre grandi “sorelle”: Lombardia, Lazio e Campania. E il paragone, con poche eccezioni, non rende onore all’Isola. Che svetta, indisturbata, nei trasferimenti agli organi istituzionali, voce sulla quale incidono i costi dell’Ars: la spesa è 137 milioni, oltre tre volte quelle di Campania e Lombardia, sette volte quella del Lazio. Si dirà: nei costi del parlamento siciliano sono inclusi stipendi e pensioni dei dipendenti, mentre gli altri consigli regionali nei propri bilanci non contemplano queste voci. Vero. Ma la spesa per il personale della Regione siciliana, escluso dunque quello dell’Ars, supera comunque di gran lunga quello di Campania, Lazio e Lombardia (nell’ordi- ne). I 575 milioni erogati sino a novembre, davvero, non temono paragoni. Ed è una somma che tiene conto solo dei contratti a tempo indeterminato e che invece non ricomprende gli straordinari, che pesano per altri 7 milioni di euro.

Potrebbe ancora obiettarsi: giusto, ma la Sicilia ha più competenze delle Regioni “ordinarie” e dunque ha un numero maggiore di addetti. D’accordo, ma allora come si spiegano altre voci in cui la vecchia Trinacria rimane top spender? Come giustificare i quasi nove milioni di euro per “assistenza legale” oppure i 3,7 milioni di euro per indennità di missione e rimborsi spese, cifra che la pone tre volte avanti la Lombardia, quattro la Campania, dieci il Lazio? Per non trascurare le uscite per cancelleria e materiale informatico: anche in questo campo la Sicilia riesce a primeggiare: quasi 2,5 milioni di euro spesi sino a novembre, il triplo della Lombardia, oltre sei volte in più della Campania, dieci del Lazio. Somma che peraltro lascerebbe immaginare un’amministrazione regionale digitalizzata, ipertecnologica e non un ente in cui anche la semplice posta certificata è un privilegio per pochi.

Questo sito, aveva detto Renzi, “sarà un tassello utile alla spending review”. Di certo, offre una traccia, una strada a chi in queste ore si lambicca attorno a un bilancio con una gamba (le spese) sempre più lunga dell’altra (le entrate). E i dati di soldipubblici. gov. it, di converso, inducono un po’ allo sconforto. Se si pensa alla tenace resistenza degli sprechi: nel campo delle consulenze, pur essendoci una contrazione delle uscite rispetto al recente passato, la Sicilia rimane nelle posizioni di vertice. Con i suoi 2,3 milioni di pagamenti è in buona compagnia (Lazio e Campania spendono leggermente di più) ma sopravanza di quasi 800 mila euro  –  nel solo 2014  –  la Lombardia. La Sicilia surclassa la Lombardia anche nei trasferimenti ad enti e agenzie regionali (128 milioni contro 32,6) in quelli a imprese pubbliche (64 milioni contro 53,3).

E magari alla fine pensi: questa spesa robusta finirà per produrre anche qualche effetto positivo. Di certo, le gerarchie si rovesciano se si parla di fondi per le università: oltre 50 i milioni destinati dalla Lombardia ai propri atenei, meno di 25 quelli dati dalla Regione Sicilia. E laddove dovrebbe mettersi in testa alla comitiva, viste le tragiche alluvioni degli ultimi anni, l’Isola invece non ha la leadership: per le opere per la sistemazione del suolo, nel 2014, è il Veneto la Regione che ha speso di più, con 54 milioni di euro, seguita dal Friuli Venezia Giulia che fa segnare 23 milioni. In questo settore la Sicilia si ferma a 5,2 milioni. Numeri che riflettono l’altra faccia dello spreco.

Per anni alcuni dirigenti avrebbero continuato a incassare un’indennità che non spettava

EuroNel 2000 una legge regionale introduce il “salario omnicomprensivo” per i dirigenti. Ma alcuni di loro continuano a incassare una vecchia voce aggiuntiva per le attività di “polizia giudiziaria” da 700 euro al mese. Già nel 2003 il Cga disse: “Somma illegittima”. Ma nessuno ha alzato un dito. Fino a oggi.

Ma il paradosso sta nel fatto che molti di quei dirigenti che avrebbero ricevuto “l’indennità di polizia” in quanto Forestali, non lavoravano più… per il corpo forestale. Dislocati nei vari dipartimenti della Regione, però, incasserebbero ancora quell’aggiunta allo stipendio per garantire la “pubblica sicurezza”. Nonostante, magari, si occupano di Infrastrutture, Famiglia, Europa, Pesca.

“Tutt’a sciarra è p’a cutra”. Crocetta è convinto di averla abolita ma la tabella H è più viva che mai

Spending reviewLa manovra del governo prevede una netta riduzione dei finanziamenti per musei, archivi storici, gallerie, biblioteche, fondazioni e istituti di ricerca. Qualcuno è già stato tagliato fuori e protesta.

Ci sarebbe un retroscena nell’esonero di Mariano Pisciotta. (fonte LiveSicilia)

Non era più gradito, Mariano Pisciotta. Al governatore, e non solo a lui.

Ma perché Pisciotta non piaceva più?

Il ragioniere, racconta qualcuno, aveva scontentato innanzitutto alcuni burocrati. Quelli ai quali avrebbe richiesto notizie sulla restituzione dei “doppi compensi”. Tra questi dirigenti, ecco nomi che contano parecchio alla Regione, come quello del segretario generale Patrizia Monterosso o di Anna Rosa Corsello, tornata a guidare il Lavoro. E non solo. “Basta non rispondere ‘signorsì’ alle richieste del presidente o di qualche assessore – ha ironizzato infatti il vice capogruppo di Forza Italia, Vincenzo Figuccia – per essere mandati via a sangue freddo”. Il “no” di Pisciotta sarebbe legato anche alla scelta del governo Crocetta di contrarre un nuovo mutuo da due miliardi per onorare i debiti.

Il presidente di Confartigianato contro l’assessore all’economia Baccei. Gli annunci catastrofici alla vigilia di Natale frenano i consumi

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Secondo il Presidente di Confartigianato Filippo Ribisi, l’annuncio dell’assessore Baccei sui diecimila stipendi a rischio tra qualche mese, dato alla vigilia di Natale, è assolutamente fuori luogo. Così si rischia solo di frenare ulteriormente i consumi.

Se fossi un impiegato regionale -continua Ribisi – sapendo che tra quattro mesi lo stipendio sarà a rischio, invece di andare in giro a fare acquisti ci penserei due volte.

Commento

Finalmente una persona che ha capito che i dipendenti regionali sono una risorsa dal momento che in questo momento sono gli unici in grado di muovere un po’ l’economia.

Ormai, però userei il passato. I dipendenti regionali sono stati gli unici in grado di dare sostegno all’economia siciliana.

10 anni di contratti fermi e l’aumento esponenziale delle tasse anche nell’ultimo periodo (contrariamente a quanto affermato da Matteo Renzi) hanno notevolmente ridotto il potere d’acquisto dei dipendenti regionali.

Da qualche anno a questa parte la tredicesima dei dipendenti regionali serve solo per pagare le tasse e per togliere qualche debito.

E poi caro presidente di Confartigianato se i consumi in Sicilia sono crollati, ciò non è dovuto all’ultimo annuncio dell’assessore all’economia, ma ai continui attacchi che da alcuni anni a questa parte i dipendenti sono costretti a subire sia dal governo che dalla stampa che li addita come dei privilegiati. Non ultimo l’adeguamento del sistema di calcolo della pensione dei regionali a quello statale con effetto retroattivo e la perdita secca di circa 400 euro sul futuro assegno di pensione.

Se fosse al nostro posto, dott. Ribisi, non cercherebbe (impresa quasi impossibile) di mettere qualcosa da parte per non fare la fame nella vecchiaia?

Per risparmiare senza licenziare vorrebbero portare i dipendenti regionali sotto la soglia di povertà

Baccei
Tratto da BlogSicilia

Per sopravvivere la macchina regionale deve tagliare perché le entrate non bastano a pagare le spese correnti ad iniziare dagli stipendi.

La strategia sulla quale ci si muoverà è abbastanza definita, più definita dei conti stessi. Primo passo quello che Baccei chiama adeguamento ai parametri nazionali. Insomma cancelliamo norme regionali ed autonomia che ormai rappresentano privilegi per il mondo e con essi cancelliamo le differenze retributive e pensionistiche quali che fossero i motivi che hanno portato alla loro nascita. Lo stesso principio costituzionale del ‘diritto acquisito’ sembra superato dai fatti. Il diritto acquisito non esiste più.

Dunque adeguamento ai parametri nazionali che significa cancellazione di 800 postazioni di dirigenti con relative indennità alla Regione, taglio del Famp e dunque nessuna indennità da piano di lavoro ai regionali; taglio dei permessi sindacali del 50%, taglio sui livelli di retribuzione delle pensioni fino all’adeguamento col sistema nazionale ovvero circa 400 euro in media in meno ai pensionati con riduzioni più consistenti per i pre pensionati e meno consistenti per chi è andato via a fine carriera.

Così facendo il risparmio, però, non sarà elevatissimo. Dunque ricorso ai prepensionamenti. 2800 alla Regione ma con i parametri statali dunque con una riduzione anche del 33% sui livelli retributivi. Non basta. Bisogna recuperare almeno altri 7000 e più stipendi. Quindi prepensionamenti anche fra i precari, taglio di tutti i contratti esterni delle partecipate (e questo vuole dire taglio di posti di lavoro anche se non si può dire), prepensionamenti fra i forestali (essendo stagionali con uno stipendio in media se ne pagano 15 quindi i conti fateli voi).

Un vero e proprio massacro! per risparmiare diecimila stipendi senza licenziare si potrebbe portare sotto soglia di povertà 30/35 mila siciliani. ma d’altronde non c’è alternativa. Per quadrare solo questi primi 4 mesi del 2015, anche di questo Baccei non fa mistero, si è dovuti ricorrere ad artifici di bilancio che lui stesso ammette “se fossi un revisore dei conti dubito che farei passare questa impostazione”.

Taglio di fondi alla Sicilia. Crocetta contro Renzi. “Dopu ca a Santa Rusulia arrubbaru ci misi a grata di ferru”

Il governatore durissimo con le misure drastiche decise dal governo: “Abbiamo fatto un grande lavoro di spending review, non abbiamo bisogno di lezioni di etica da loro. La scure sul Pac ucciderà la Sicilia”

Il presidente del Consiglio, quando elogia la crescita degli Stati Uniti, sa bene che i tagli al limite del ‘rigor mortis’ non portano alcuno sviluppo. Allora perchè ha tagliato alla Sicilia 1,2 miliardi di trasferimenti? Inoltre, è delittuoso il colpo di scure ai fondi Pac, che servono anche al rilancio delle aree industriali di Gela e Termini Imerese».