Lo sciopero a oltranza proclamato dai 57 lavoratori di Sicilia e Servizi i cui contratti a tempo determinato sono in scadenza il prossimo 22 luglio, rischia di paralizzare l’intera amministrazione regionale, dal sistema di pagamento dei ticket sanitari, al 118, fino alla gestione delle buste paga dei regionali, nonché al pagamento dei rimborsi Irpef.
Intanto, però, è da rifare l’accordo sulla possibilità di revocare la domanda di prepensionamento.
La giunta Crocetta, infatti, ha stracciato l’accordo che Aran e sindacati avevano concluso quasi un mese fa per dare, a chi sceglierà di lasciare anticipatamente gli uffici, la possibilità di ripensarci. Il governo ha dettato nuove direttive, che l’Aran e i rappresentanti di categoria dovranno tradurre in un nuovo accordo entro due mesi.
Resta un mistero il fatto che la revocabilità delle istanze non sia stata inserita nella legge (così come richiesto dal Cobas/Codir che non ha partecipato alla trattativa ritenendola inconcludente) approvata il 9 luglio, che ha corretto, dietro suggerimento di Roma, alcune parti della finanziaria, così come resta misteriosa l’ultima frase della delibera di Giunta prot. n. 177 del 3 luglio 2015 che, nel conferire mandato all’assessore alla funzione pubblica di impartire una nuova direttiva all’Aran prevede che: “… la possibilità di revoca può essere contemplata una sola volta e che la stessa deve essere compatibile deve essere compatibile con la programmazione delle norme finanziarie e di bilancio della regione”.
Scrive Krugman sulle pagine del The New York Times “Qui si va oltre l’inflessibilità, si va nella pura ripicca, nell’annientamento assoluto della sovranità nazionale, senza nessuna speranza di sollievo. Plausibilmente, si tratta di un’offerta formulata in modo tale che la Grecia non possa accettarla; ma, anche così, si tratta di un grottesco tradimento di tutto ciò che si supponeva dovesse affermare e sostenere il progetto europeo”.
La questione cruciale – scrive sul suo blog – non è se il Parlamento voterà o meno l’accordo, ma se l’economia greca ha possibilità di riprendersi in base a questi termini. Con l’accordo – osserva Varoufakis – la Grecia si è data alla resa diventando vassallo dell’Eurogruppo.