La Sicilia delle tasse perdute e dei soldi pubblici svaniti

Corriere della Sera del 20 marzo 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

II ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha testé promesso che troverà le risorse per ridurre la tassazione attraverso un «più efficace» contrasto all’evasione e alle frodi. Ottimo intento. Ci permettiamo di suggerirgli di fare due chiacchiere con Antonio Fiumefreddo, assai benvoluto dal presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta nonché amministratore dell’ente per la riscossione delle tasse nell’isola. Il capo di «Riscossione Sicilia», in una recente audizione parlamentare, ha rivelato che nel 2015 avrebbe dovuto incassare 5 miliardi e 700 milioni, euro che, al momento della verità, si sono ridotti a 480 milioni. Pari all’8% del dovuto. Fiumefreddo, facendo poi conti complessivi, ha reso noto che mancano all’appello 52 miliardi, 22 dei quali, per fortuna, «non ancora prescritti».

La Sicilia saccheggia il nord?

Libero del 21 marzo 2017. Per scaricare l’articolo, clicca sopra l’immagine

(…) Vorremmo essere italiani alla stessa maniera. Se siamo una famiglia non è il caso che ci sia chi mangia la pappa degli altri.

A fornire elementi al di sopra di ogni dubbio è stato Paolo Mieli, che ieri sul Corriere della Sera ha infilzato con lo spiedo i conti della Regione Siciliana.

Ci piace la quasi indipendenza acquisita dai siciliani, ma pure a noi piacerebbe essere più indipendenti dalla Sicilia, da questo sistema per cui alcune Regioni virtuose consentono ad altre, ed in particolare alla citata patria dei fichi d’India, di mantenersi intatte nei vizi. È un lusso che non ci si può più permettere. Deve esistere solidarietà fraterna tra territori ricchi e zone povere, come no, ma continuare con questo sistema, significa diventare complici del malaffare. Con un risvolto non da poco: se si va avanti così, anche la Regione Siciliana non avrà più nulla da poter sperperare, perché sul portone del magazzino nordico sarà apparso un cartello «Chiuso per rapina».

Poi ci si stupisce se Lombardia e Veneto hanno indetto un referendum per potersi tenere non tutte, ma buona parte delle tasse finora versate nel serbatoio da cui succhia non con la cannuccia ma con l’idrovora la Terra delle Coppole.