Che cosa è il MES, come funziona, quando nasce e chi lo ha votato (della serie “chi è senza peccato….” citaz. Il Fatto Quotidiano)

Il Fatto Quotidiano dell’11 aprile 2020

Leggendo vari articoli dei quotidiani, online e non, si evince che praticamente quasi tutte le forze politiche hanno avuto a che fare con il MES.

Ma andiamo con ordine.

Che cosa è il MES ce lo spiega il Sole 24 Ore in questo articolo che di seguito vi riassumo in breve ma che, ovviamente, potete leggere integralmente.

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è un’organizzazione intergovernativa europea. È attivo dal luglio del 2012, come evoluzione dei precedenti meccanismi FESF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) e MESF (Meccanismo Europeo di Stabilità Finanziaria) e ha sede in Lussemburgo.

A cosa serve il MES?

Il compito del MES è fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’area euro che attraversano (o rischiano in modo concreto) gravi problemi di finanziamento. Ciò avviene tramite la concessione di prestiti ai Paesi in difficoltà (soluzione utilizzata finora da Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro).

I prestiti non vengono concessi senza condizione, ma solo dopo che il Paese richiedente ha sottoscritto una lettera di intenti o un protocollo d’intesa (o Memorandum of Understanding) con cui si impegna ad effettuare alcune riforme specifiche che costituiscono la condizione per la concessione del prestito (taglio di stipendi e pensioni tanto per ricordare la Grecia).

Quando è nato il MES e per opera di chi?

Quando è nato il MES ce lo dice, sia Il Fatto Quotidiano in questo articolo che ripercorre le tappe che hanno portato al MES, sia Il Sole 24 Ore in questo articolo. Secondo quanto riferisce Il Fatto Quotidiano all’origine di questa storia c’è il centrodestra, quello guidato da Silvio Berlusconi con Giulio Tremonti all’economia. Ciò coincide con quanto riporta Il Sole 24 Ore che, in un passaggio dell’articolo dice che Matteo Salvini, che pure era al governo ai tempi dei sì italiano alla riforma, sostiene che il nuovo testo comporterebbe condizioni «peggiorative» per l’economia italiana. Una linea sposata anche dalla leader di Fratelli di Italia Giorgia Meloni e parte della stessa maggioranza governativa (quando furono approvati i precursori del MES – il Mesf e il Fesf.

L’iter di ratifica è ancora più chiaro in questo articolo. Eccone uno stralcio:

“Essendo il Mes il frutto di un trattato di diritto comunitario, la sua ratifica è l’esito di un percorso non immediato che comincia nell’ottobre 2010. Il 28/29 di quel mese si tiene il Consiglio dell’Unione Europea, nel corso del quale si gettano le basi per la creazione del fondo che avrebbe sostituito in maniera definitiva i temporanei Efsf e Efsm. La quadra tra i capi degli esecutivi degli Stati Ue viene trovata nel luglio 2011 e, in quella sede, si decide anche di anticipare la nascita del Meccanismo a partire dall’anno successivo (non più il 2013 come inizialmente concordato). Fino a qui le responsabilità del centrodestra sembrano chiare: il governo dell’epoca era l’ultimo Berlusconi, sostenuto da Lega Nord e Pdl. Fino a prova contraria, tuttavia, l’Italia è una repubblica parlamentare in cui l’ultima e definitiva parola spetta sempre alle assemblee di Camera e Senato. Arriviamo così al 19 luglio 2012: nel frattempo il governo è cambiato, da quasi un anno Monti ha sostituito Berlusconi e nell’aula di Montecitorio i deputati sono chiamati ad approvare o meno – questo è il voto decisivo, anche in chiave comunitaria: basta solo il “no” di una nazione perché l’accordo salti – il trattato che istituisce il Mes. I favorevoli e i contrari al Mes. Il resoconto della seduta è abbastanza chiaro: si esprimono in senso favorevole il Pd, l’Udc, Futuro e Libertà, Popolo e Territorio, mentre Italia dei Valori si astiene. Più complesso il quadro del centrodestra: la Lega Nord è l’unica a votare compattamente contraria, mentre il Pdl è spaccato tra 83 favorevoli, 2 contrari e 20 astenuti. Tra questi ultimi, definiti “voti ribelli” in quanto non in linea con la scelta maggioritaria del proprio partito, molti i parlamentari che avrebbero poi, di lì a pochi mesi e sotto l’egida di Giorgia Meloni (non presente il giorno della votazione, quindi al più imputabile di assenteismo), dato vita a Fratelli d’Italia. Tra i più noti: Giorgio Crosetto (contrario), Tommaso Foti (astenuto), Paola Frassinetti (astenuta)”.


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Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir