“La situazione economica italiana è insostenibile e porterà ad un default sul debito a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe in dubbio, e di fatto il futuro dell’euro stesso”. E’ quanto si legge in un editoriale del Financial Times, a firma Wolfgang Munchau.
“Stiamo definendo una analisi ricognitiva e programmatica sulla situazione della tesoreria regionale, solo in settimana avremo maggiori dettagli e potremo dire come stanno le cose”. L’assessore regionale all’economia Roberto Agnello affida ad un sms la sua posizione sull’allarme liquidità della regione siciliana.
A rischio ci sarebbero le somme necessarie per forestali e precari già a settembre ma, se la situazione dovesse essere confermata, ad ottobre ci sarebbero problemi anche per gli stipendi dei regionali.
A più di tre mesi dalla fine dell’anno le casse dell’assessorato all’Agricoltura sono già vuote. Negli enti collegati non si pagano gli stipendi da tre mesi, i forestali rischiano di vedere interrotto in anticipo il loro impiego e i fornitori dell’amministrazione non vengono pagati per non sottrarre fondi alle buste paga.
A poche settimane dal varo della “manovra ter” da circa 360 milioni di euro, i vari assessorati iniziano già a bussare alla porta della ragioneria generale con la loro “lista della spesa” bloccata dal patto di stabilità che arriverebbe a un importo di quasi un miliardo di euro. E nel calderone c’è di tutto, dagli stipendi dei dipendenti e le giornate lavorative degli stagionali per Ente sviluppo agricolo e Consorzi di bonifica, a quelli per il trasporto pubblico locale e il trasporto marittimo, fino a pagamenti a Rfi e Anas per lavori svolti.
L’Istat conferma che i consumi sono fermi ,a luglio la produzione industriale scende di un punto a livello mensile e di quasi due a livello annuale. Bankitalia segnala l’ennesimo record negativo del nostro debito pubblico, 2.168 mld di euro, 95 mld in piu’ rispetto all’anno scorso.
Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, ha portato la lista dei tagli a Renzi: i ministeri dovranno dimagrire di 20 miliardi di euro
Di certo, mai le sorti calcistiche hanno rispecchiato in modo così fedele la situazione politica-economica dell’Italia.
In ambito calcistico i nostri giovani provenienti dai vivai trovano la strada sbarrata dai calciatori stranieri. Alcune squadre, da diversi anni, schierano in campo e in panchina esclusivamente calciatori stranieri.
I nostri giovani, pertanto, non hanno la possibilità di “farsi le ossa”.
Prendersela con l’arbitro o con un calciatore in particolare, o prendersela con l’allenatore che ha lasciato a casa questo o quell’altro pensando che il risultato sarebbe stato tanto diverso, significa volersi prendere in giro.
Il calcio italiano va rifondato su basi diverse che valorizzino e tutelino i giovani italiani.
Stesso ragionamento va fatto per l’Euro.
La moneta unica avrebbe dovuto portare prosperità e benessere. Di fatto ci troviamo nel bel mezzo di una crisi economica senza via d’uscita, strozzati da tagli, tasse e perdita dei diritti dei lavoratori conquistati dopo anni di battaglie sindacali.
Che l’Europa stia mettendo in ginocchio la nostra economia sembrerebbe essersene accorto anche il nostro presidente della regione Crocetta che, ovviamente, parla della Sicilia, ma il ragionamento può e deve essere esteso a tutta l’Italia.
Un’Europa così all’Italia (e non solo) non serve. Gli interessi tra gli stati sono contrapposti. Se l’Italia dovesse aumentare le proprie esportazioni, inevitabilmente, per quel settore, si comprimerebbero quelle di altri paesi.
Quindi o più europa, con la nascita degli stati uniti d’europa (formata da tanti stati federali quanti sono i paesi dell’unione) con un solo governo e un solo presidente, o fuori dall’Euro.
Gli economisti che parlano di uscita dall’euro analizzano e argomentano i pro e i contro dimostrando che l’uscita porterebbe molti più benefici della permanenza nella moneta unica.
I sostenitori dell’Euro lo pongono come il dogma della fede.
A Palazzo d’Orleans non tornano più. Nei corridoi della ragioneria generale lo sanno bene e sono davvero molto preoccupati: all’appello mancano 600 milioni di euro per garantire fino alla fine dell’ anno i 30 mila stipendi in bilico di forestali, enti controllati e teatri, e per salvare dal default decine di Comuni siciliani che senza nuovi fondi non possono approvare nemmeno i bilanci di previsione.
Palazzo d’Orleans al momento non sa come trovare questi fondi.
In un primo momento l’ assessore Agnello aveva proposto un mutuo, e in commissione Bilancio questo era stato approvato ma Informalmente sono arrivati segnali negativi dall’Ufficio del commissario dello Stato, che avrebbe invitato ad evitare nuovo indebitamento per una Regione che ha mutui e prestiti per oltre 6 miliardi di euro.
La Regione tratterrà subito parte delle somme anticipate per l’emergenza rifiuti: 24 milioni in meno. L’ultima tranche di fondi del 2013 spettante ai Comuni sarà decurtata. Oggi la protesta dei sindaci a Palermo.
La politica non riesce ad adeguarsi. Al calo delle risorse disponibili non corrisponde la risposta che ci si attendeva in termini di riduzioni di spesa. Risultato? La guerra dei poveri come quella che è scoppiata, in questi giorni, tra la Regione e i Comuni.
Il sistema del precariato siciliano non regge più. Nessuno sembra volerlo ammettere, ma negli ultimi anni le risorse disponibili sono scese a precipizio, mentre i precari non sono diminuiti di una sola unità. E siccome la spesa corrente è fatta essenzialmente di stipendi, ora purtroppo non ci sono più i quattrini per pagare i precari, ma non c’è neanche rimasto molto da tagliare.
Si alza il livello di scontro tra gli enti locali e la regione. Bloccati i piani di stabilizzazione dei contrattisti. L’Anci: «Casse in rosso, non possiamo andare avanti». Oggi vertice a Palazzo d’Orleans. Crocetta: «La sfida non porta a nulla».