Riforma del pubblico impiego. Ecco le principali novità. C’è l’ipotesi di licenziamento per scarso rendimento

CHIAMATE IN BASE Al FABBISOGNI.

Si passerà da un’impostazione rigida delle assunzioni, basata su piante organiche, a un modello che guarda alle esigenze concrete, impostato su programmi triennali, e che favorisce il reclutamento di figure strategiche e innovative.

PIANO STRAORDINARIO PER I TANTI PRECARI STORICI

Una roadmap, che si snoderà tra il 2018 e il 2020, per assorbire chi da tré anni, anche non continuativi, è a servizio della P.a, con contratti flessibili. Chi è entrato per concorso potrà essere assunto direttamente, mentre chi non è passato per una selezione sarà tutelato con una riserva (50%) nelle future prove. Secondo le stime del governo si potrebbero così stabilizzare 50 mila precari.

BASTA CON IL «6» POLITICO, SPAZIO ALLA MERITOCRAZIA

I contratti dovranno garantire una differenziazione dei giudizi, per mettere fine a una distribuzione a pioggia dei premi. Saltano i vincoli della legge Brunetta, si punta sulla misurazione dei risultati in base obiettivi precisi, ma resta il principio per cui non tutti possono uscire con lo stesso voto, tanto che da una parte è prevista la possibilità di assegnare un bonus eccellenza e dall’altra c’è l’ipotesi di licenziamento per scarso rendimento.

Giornale di Sicilia del 19 febbraio 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Intervista a Marianna Madia: «Statali, 50 mila assunzioni e sblocco del turn over»

Il Messaggero del 18 febbraio 2017. Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

Il governo ha confermato l’assunzione di 50mila precari e le norme sui licenziamenti sprint dei furbetti del cartellino. Il ministro per la P.A. Marianna Madia, in un’intervista al Messaggero, ribadisce il via alla riforme (“stabilizzato chi ha un contratto a tempo da almeno tre anni”) e spiega che è allo studio anche lo sblocco del turn over. Per gli adeguamenti salariali sono pronti 2,1 miliardi.

Niente premi a pioggia e licenziamento in caso di reiterata valutazione negativa della performance nell’arco di un triennio.

Funzione pubblica, troppe le ore di straordinario. Scatta il taglio

Giornale di Sicilia del 19 febbraio 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Troppe ore di straordinario e alla Funzione pubblica sono in arrivo tagli ai premi. Il dipartimento che conta circa 600 dipendenti ha comunicato ai sindacati che il budget a disposizione per pagare i premi relativi al 2016 non è sufficiente e dunque sarà necessario trovare una soluzione: che si tratti di ricorrere a riposi compensativi, a permessi o alla riduzione delle ore da pagare, in ogni caso all’orizzonte si profila un taglio.

Il Cobas/Codir ha già comunicato che, non essendo d’accordo ai tagli, non sottoscriverà il contratto decentrato integrativo. Lo straordinario va pagato per intero a meno non sia il lavoratore stesso che abbia optato per il riposo compensativo.

Leggi comunicati in basso.

Pensioni d’oro, Sicilia al top

ItaliaOggi del 17 febbraio 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

In Italia ci sono circa 16 milioni di pensionati che incassano ogni anno una pensione media di 17 mila euro. E poi c’è una piccola élite, meno di 30 mila persone, che incassa una pensione annuale inedia di 49 mila euro con punte da 175 mila euro. Di questi, 16.500 sono dipendenti in quiescenza della Regione Sicilia.

Breve commento

La solita media del pollo. Premesso che alcune pensioni sono sicuramente esagerate, la pensione media di un dipendente regionale (categoria C4) con almeno 40 anni di servizio è di circa 26 mila euro annui lordi.

Certo che è curioso il ragionamento di alcuni giornalisti, economisti, commentatori o opinionisti che affollano giornali, blog, trasmissioni tv, etc.. Non si scandalizzano per le pensioni da fame che costringono un numero sempre crescente di pensionati a rivolgersi alle mense della caritas, si scandalizzano per le pensioni che assicurano una vita appena dignitosa, salvo poi lamentarsi che siamo in piena crisi, la gente non spende e i consumi non ripartono.