Sbagliato l’assalto alla previdenza. Articolo datato ma sempre attuale (da leggere attentamente)

La Stampa - Sbagliato l'assalto alla previdenza
Per scaricare l’articolo cliccaci sopra

Non si può fare cassa con la previdenza: le pensioni non sono né un bancomat né una slot machine.

Il sistema contributivo riduce di un terzo il reddito medio percepito e rischia di creare una generazione di poveri. Oggi ci sono 13 milioni di pensioni retributive e solo 360 mila pensioni contributive, a cui vanno aggiunti 1,1 milioni di pensioni miste. Ma nel prossimo futuro il rapporto si rovescerà, creando potenziali bombe sociali nei sistemi di welfare.

Mentre il sistema retributivo legava con un coefficiente la pensione a stipendi e anni lavorati, oggi e domani la pensione dipenderà dai contributi effettivamente versati. Il cambiamento produrrà effetti depressivi sui redditi più bassi e insostenibili paradossi: chi vorrà lavorare oltre i 69-70 anni avrà una pensione superiore al 100% degli stipendi percepiti; i giovani e le donne, con una vita contributiva discontinua, si vedranno decurtare il reddito del 30%.

Occorre un robusto rafforzamento della previdenza integrativa, più collettiva che individuale, per integrare un assegno pubblico che si preannuncia modesto.

Finanziaria. Le indiscrezioni delle malelingue sulla mancata firma della finanziaria da parte di Baccei (fonte BlogSicilia)

Fonte BlogSicilia

Mai il crac fu così vicino. Sembra sempre più concreto il rischio che la Sicilia non riesca a chiudere il bilancio di previsione 2015. Un rischio paventato già lo scorso anno ma che adesso diventa realtà. Mentre si raffreddano i rapporti fra Crocetta e Roma e l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei, che del governo capitolino è espressione, rifiuta di firmare la finanziaria regionale, arriva il no a nuove risorse per Palermo.

In realtà sui motivi che hanno indotto Baccei a ‘ritirare’ la propria firma le versioni che circolano sono tante.

L’indiscrezione principale sarebbe che il governatore Crocetta e almeno 4 degli assessori regionali avrebbero preteso di ammorbidire alcune misure ma i bene informati parlano, invece, di numerose misure ‘ad personam’ per qualche amico del governo con famiglia annessa.

La Sicilia a un passo dal crac. Mancano ancora all’appello 700 milioni e non arriveranno

Repubblica - Sicilia a rischio crac
Per leggere tutto l’articolo cliccaci sopra

Il crash non è mai stato così vicino. Lo Stato non è in condizione di coprire la voragine nei conti siciliani: mancano ancora 700 milioni all’appello. E non arriveranno. Sono i soldi che, al netto di alcune robuste manovre amministrative già messe in preventivo (come un recupero di risorse dal fondo di sviluppo e coesione), possono essere erogati solo con una decisione di chiaro valore politico: una norma o, comunque, un atto del governo. Non in altro modo si può riportare nell’Isola il centro di calcolo delle buste paga di alcune categorie di dipendenti statali, misura che garantirebbe introiti fiscali per 370 milioni. Non in altra maniera, ancora, si può dilazionare in dieci anni il piano di rientro dal debito (operazione che frutterebbe subito altri 350 milioni). Ma Palazzo Chigi, già alla ricerca di 16 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, non è in grado di sopportare quest’ulteriore onere. Fonti del governo lo lasciano intendere

chiaramente: più dello sforzo già fatto al tavolo romano di confronto con la Regione (sforzo che vale oltre due miliardi) non si può andare. Il limite è già stato raggiunto. In Parlamento non c’è, peraltro, una legge di stabilità in cui inserire questi aiuti, e una disposizione ad hoc per la Sicilia e la giunta Crocetta, scatenerebbe una bagarre difficilmente sostenibile.

Altro che statuto speciale. La Sicilia è una regione a sovranità limitata

Assommano a cinque miliardi di euro i debiti accumulati dalla Regione Piemonte. Profondo rosso, che sopravanza di gran lunga quello accumulato nel tempo dalla Regione siciliana. Ma è Palermo, non Torino a camminare sui carboni ardenti, è Palermo che deve recitare il mea culpa e sottoporsi all’ordalia, è Palermo che deve essere guardata a vista a causa dei suoi trascorsi sregolati.

La diversità di trattamento non assolve la Sicilia dei suoi peccati, ma dà il diritto di pretendere un trattamento equanime nella distribuzione delle penitenze.

Riflessione

I miliardi di debito del Piemonte saranno maggiori di quelli della Sicilia, ma c’è una piccola differenza, lì sono serviti a rendere migliore la vita dei cittadini. Le strade non sono sommerse di rifiuti, la sanità non ha paragoni, i trasporto regionali funzionano, etc. etc. e i debiti creati per migliorare la qualità della vita hanno un’altra valenza.