Monetizzare le ferie: quando è possibile farlo?

In caso di risoluzione del contratto, il lavoratore può monetizzare le ferie non godute? Vediamo cosa dice la legge al riguardo.


Quando un rapporto di lavoro finisce, si apre la questione della monetizzazione delle ferie non godute.

Spesso, infatti, prima della risoluzione del rapporto di lavoro, il dipendente decide di usufruire delle ferie non utilizzate o è lo stesso datore di lavoro che lo obbliga a prendersele.

Ma ciò potrebbe non succedere in caso di risoluzione del contratto.

Ecco quando il lavoratore può monetizzare le ferie.

Monetizzare ferie a risoluzione contratto: cosa dice la legge

Come sappiamo, il lavoratore ha il diritto di godere di periodi annuali di ferie retribuite, come stabilito dall’art.36 della Costituzione, a cui non può rinunciare (a meno che alcune non vengano cedute ad altri dipendenti e nel caso si tratta di ferie solidali).

In generale, quindi, il dipendente non può rinunciare alle ferie per un’indennità o una maggiorazione sullo stipendio.

Ciò viene ribadito nell’art.2109 del Codice Civile e dal Decreto legge n.66 dell’8 aprile 2003, nei quali viene ribadito che le ferie sono irrinunciabili e che non possono essere sostituite da un’indennità economica, se non nel caso di una risoluzione del rapporto di lavoro.

Monetizzare ferie a risoluzione contratto: quali sono le eccezioni

Se il dipendente viene licenziato, si dimette o c’è una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, allora è possibile monetizzare le ferie arretrate. Ciò è fattibile solamente se il dipendente può dimostrare di non aver goduto delle ferie e, al contrario, di aver lavorato in quei giorni.

Il datore di lavoro, invece, se vuole contrastare la domanda del dipendente, deve dimostrare di aver tenuto fede al suo obbligo di consentire la fruizione delle ferie annuali retribuite.
Perciò, se un lavoratore ha delle ferie accumulate, che non può smaltire, perché manca il tempo necessario, può monetizzarle. Ma solo nei seguenti casi:

  • Dimissioni del dipendente;
  • Licenziamento da parte del datore di lavoro;
  • Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro;
  • Scadenza del contratto a tempo determinato.

Al contrario, però, il datore di lavoro può non dare alcuna indennità se ha messo il dipendente nelle condizioni di potersi prendere le ferie.

Ciò è valido sia per i dipendenti del settore pubblico che di quello privato.

Stipendi differenziati tra Nord e Sud. Si vorrebbe iniziare dalla scuola? Dopo 50 anni vorrebbero reintrodurre le gabbie salariali?

[fb_button]Un professore di matematica lombardo potrebbe presto guadagnare di più di un suo omologo calabrese. Stesso lavoro, identico ruolo ma stipendio diverso. È la proposta di Giuseppe Valditara.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito sostiene che, in un Paese dove gli insegnanti continuano a essere tra i meno pagati d’Europa, sia una questione di equità riconoscere salari maggiori lì dove il costo della vita è più alto.

«Credo che tornare a una differenziazione di gabbie salariali come c’era cinquant’anni fa sia una follia, il nostro Paese è già abbastanza diviso non ha bisogno di aumentare le divisioni». Il segretario generale nazionale della Cgil, Maurizio Landini boccia senza se e senza ma la proposta del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara che, in una intervista a la Repubblica, ha avanzato l’ipotesi di differenziare gli stipendi per regioni, anche con finanziamenti privati, in base al caro vita, in pratica più alti al Nord e più bassi al Sud.


Breve considerazione personale

Che poi, se entriamo nel dettaglio, il caro vita è limitato al mercato immobiliare: caro affitti ed elevato costo delle case.

Nelle grandi catene dei supermercati le oscillazioni dei prezzi dei prodotti di prima necessità è minima da nord a sud. Addirittura in alcune catene di supermercato i volantini delle offerte sono uguali su tutto il territorio nazionale.

Per non parlare, poi del trasporto pubblico locale.

A Milano ci sono diversi tipi di abbonamento a seconda dell’età o del reddito. Il più caro, quello ordinario costa 39 € al mese, annuale 330 € e si può viaggiare su tutte le linee ATM (metropolitane e di superficie) e sulle linee suburbane (S) e ferroviarie all’interno dei confini del Comune di Milano (https://www.atm.it/it/AtmNews/AtmInforma/Pagine/campagna_abbonamenti_2021.aspx).

A Palermo l’abbonamento mensile consente di utilizzare all’interno della città i treni regionali di Trenitalia, gli autobus ed i tram di AMAT Palermo illimitatamente per un mese solare al prezzo di 50,00 € (https://www.amat.pa.it/11-08-2022-abbonamenti-integrati-palermo-attivi-due-nuovi-abbonamenti-per-utilizzare-tutti-i-mezzi-amat-e-i-treni-regionali-trenitalia-a-palermo/).

Sulla qualità del servizio non mi esprimo.

In Francia 1 milione di persone hanno protestato contro l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. In Italia si vorrebbe si vorrebbe mandare gli statali in pensione a 70 anni

In pensione a 70 anni, ma solo su base volontaria e per lasciare il lavoro con un assegno più ricco. È quanto prevedeva un emendamento a prima firma Fratelli d’Italia presentato al decreto Milleproroghe e che figurava tra quelli segnalati dal partito e che però è stato giudicato inammissibile. La proposta prevedeva che i pubblici dipendenti che hanno già compiuto 67 anni, e che hanno quindi raggiunto l’età della pensione di vecchiaia, potessero, “su base volontaria”, rimanere in servizio fino a 70 anni potendo così assicurarsi un montante contributivo più alto e quindi un assegno più robusto. L’opzione sarebbe stata valida solo per chi non ha ancora raggiunto i 36 anni di contributi, cioè per chi ha raggiunto il requisito anagrafico ma non quello contributivo.

Dirigenti, no alla terza fascia. Si pronuncia la Cassazione

Tratto da buttanissima.it

Si pronuncia la Cassazione. Le nomine sono a rischio, Regione con le spalle al muro. Storia di un’anomalia.


La Sezione Lavoro della Corte Suprema di Cassazione, con una sentenza del 17 novembre pubblicata poche settimane fa, ha messo una pietra tombale sulla possibilità di conferire gli incarichi apicali di dirigente generale ai dirigenti di terza fascia (ex funzionari direttivi). L’ennesima conferma che qualcosa, nel meccanismo ultraventennale adottato dalla Regione siciliana, va rivisto. La notizia di questa sentenza, che Buttanissima ha consultato, arriva a pochi giorni dalle nuove nomine a capo dei dipartimenti, il cosiddetto spoils system. Il governo ha già cominciato qualche giorno fa, chiudendo un primo bando per l’assegnazione di Pesca, Turismo e Affari extraregionali a dirigenti di seconda fascia: nella pianta organica dell’ente ce ne sono appena tre, mentre Salvo Giuffrida, il quarto, non è stato incaricato perché prossimo al pensionamento…..continua a leggere

Pensioni, un 25enne neoassunto dovrà lavorare oltre 46 anni. Ecco i calcoli dell’Inps

Secondo i calcoli dell’Istituto è sempre più lontana la cessazione dell’attività lavorativa per i giovani. Il sistema sarà presto aggiornato con le novità contenute nella manovra


Lo dice con chiarezza il simulatore dell’Inps “Pensami” appena aggiornato: per un giovane o una giovane la pensione è un sogno lontano. Così lontano che somiglia più a un miraggio che a una reale possibilità.

L’esempio? Un 25enne in attività da 12 mesi potrà andare in pensione anticipata a settant’anni e a riposo per vecchiaia a 70 anni e sei mesi.

Il tutto però se si sono accumulati contributi di almeno 46 anni e 4 mesi nel primo caso e oltre 20 anni nel secondo.

La musica cambia in peggio se gli anni di contributi sono meno di 20 anni ma più di 5: in questo caso l’attesa per la pensione di vecchiaia si prolungherà fino a 74 anni e 10 mesi. Per i trentenni la situazione è di poco migliore con la pensione di vecchiaia per un lavoratore nato nel 1990 a 70 anni con 20 anni di contributi e a riposo con quella anticipata con 45 anni di contributi versati a prescindere dall’età.

Assegno unico. Chi non comunica il nuovo Isee entro il 28 febbraio prenderà solo 50 euro al mese

Tratto da PAmagazine

È corsa contro il tempo per non subire tagli all’assegno unico. Se da un lato la legge di Bilancio ha introdotto maggiorazioni per i nuclei numerosi, dall’altro l’Inps ha chiarito che a partire da marzo l’erogazione avverrà d’ufficio (quindi gli attuali beneficiari non devono presentare una nuova domanda) ma in assenza di una nuova Dsu con i dati Isee aggiornati l’assegno 2023/2024 sarà erogato «con riferimento agli importi minimi previsti dalla normativa», sarebbe a dire 50 euro a figlio.

Rischio tagli

Insomma, entro il 28 febbraio va rinnovato l’indicatore altrimenti verrà assegnata la quota minima che già va al 18% dei beneficiari (su un totale di circa 8,5 milioni di figli raggiunti dalla prestazione). Dunque chi oggi riceve, in virtù di un Isee fino a 15mila euro, 175 euro a figlio, ne prenderà 125 in meno tra due mesi in caso di mancato aggiornamento dell’Isee entro il limite stabilito. Di più. Solo chi aggiornerà l’Isee entro il 30 giugno potrà ottenere gli importi arretrati ricalcolati in base al parametro dal mese di marzo. Chi arriverà dopo questa data, al contrario, non avrà più diritto alle somme non corrisposte.

La platea

Sono quasi 6,9 milioni i figli beneficiari per cui è stato compilato un Isee nel 2022 e per i quali resta necessario presentare la nuova Dsu entro il prossimo 28 febbraio per continuare a percepire la somma corretta. I figli con Isee inferiore a 15mila euro sono quasi 4 milioni. Inoltre tutti coloro che hanno registrato variazioni relative alle loro situazioni familiari – legate per esempio alla nascita di un nuovo figlio, a una separazione o a un cambio dell’Iban – dovranno comunicare all’Inps entro la fine di febbraio le modifiche avvenute in modo da ottenere il giusto importo. Infine: tra dicembre e gennaio sono arrivate all’istituto di previdenza oltre 70mila domande da parte di famiglie non ancora raggiunte dalla misura.

Febbraio, mese d’oro

Nel frattempo la legge di Bilancio ha approvato per il 2023 l’aumento del 50% della maggiorazione mensile da 100 a 150 euro per i nuclei con almeno 4 figli, oltre all’aumento del 50% dell’assegno per i nuclei con tre o più figli a carico, limitatamente agli importi per i figli di età compresa tra uno e tre anni, per livelli Isee fino a 40mila euro. Spazio anche all’aumento del 50% dell’assegno per i nuclei familiari con figli di età inferiore a un anno. Questi aumenti saranno riconosciuti, come già anticipato dall’Inps, a partire dalla mensilità pagata a febbraio, con cui verrà corrisposto anche l’arretrato di gennaio. Il prossimo mese verrà applicata pure la rivalutazione in base al costo della vita, sia degli importi sia delle soglie Isee. Significa che per ottenere l’importo massimo basterà un Isee fino a 16mila euro e non più fino a 15mila euro.

Intervista ad Alessandro Bellavista. Lo “spoils system” è incostituzionale

Tratto da eticapa.it

Nulla si può con il sordo che non vuol sentire! Ci riprova il prof. Alessandro Bellavista, ordinario di diritto del lavoro all’UNIPA di Palermo, con un suo articolo pubblicato su Il Giornale di Sicilia dello scorso 15 gennaio. Non una parte politica, ma l’intera classe politica – quando a turno è al governo del Paese (vedi qui da ultimo) – si fa ammaliare da un istituto che non esiste nella sua patria storica di adozione da 140 anni: lo spoils system, che lì (e dappertutto nei paesi a democrazia avanzata) è limitato ai soli vertici burocratici delle varie amministrazioni.

Il prof. Bellavista spiega al sordo che non vuol sentire come e per quali ragioni la revocabilità generale di qualunque incarico dirigenziale da parte della politica è incostituzionale. Per il lettore curioso diamo gli estremi delle Sentenze della Corte Costituzionale del lontano anno 2007 che definirono chiaramente la questione: sentenza n. 103/2007 e sentenza n. 104/2007.

In Francia oltre un milione di persone in piazza contro la riforma delle pensioni di Macron che prevede l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni

Emmanuel Macron (6)I francesi sono scesi in piazza, oltre ogni previsione, per protestare contro il progetto di riforma delle pensioni di Emmanuel Macron, e più in particolare contro l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, un provvedimento giudicato da tutti inaccettabile.

La mobilitazione contro la riforma delle pensioni in Francia è molto sentita. Gli organizzatori hanno promesso una manifestazione con più di un milione di persone, chiamate in piazza da sindacati e opposizione al governo Macron. Secondo una prima stima fatta da Cgt, tra i principali sindacati di Francia, a Parigi ci sono circa 400.000 a protestare contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron. Il dato ufficiali del ministero dell’Interno non è ancora disponibile. Anche in altre città francesi sono scesi in piazza centinaia di migliaia di manifestanti, tensioni con la polizia anche a Rennes e Lione. E una fonte della polizia ha riferito all’emittente BFMTV che in tutta la Francia a manifestare erano più di un milione di persone. Mentre il segretario generale della CGT, Philippe Martinez ha rilanciato parlando di oltre 2 milioni di persone a Parigi in altre città. In Francia si sono contate oltre 200 piazze nel giorno dello sciopero generale proclamato dai sindacati.

Peo 2021 – Decreto approvazione graduotorie finali

Con D.D.G. N. 113 del 18/01/2023 sono state approvate le graduatorie finali distinte per categoria e singola posizione economica dei dipendenti dell’Amministrazione regionale, allegate al presente Decreto e che ne costituiscono parte integrante, relative alla progressione economica orizzontale anno 2021 di cui all’art. 22 del C.C.R.L del comparto non dirigenziale – triennio giuridico ed economico 2016/2018, sino alla concorrenza del contingente di personale cui attribuire la posizione immediatamente superiore di cui all’art. 1 del bando approvato con il DDG n. 4871 del 18/11/2022.

Statali, l’area (fantasma) dei super-esperti: i bandi non partono, assunzioni ferme

C’è un fantasma che si aggira nella Pubblica amministrazione. È la «Quarta area». Si tratta del livello intermedio tra i dirigenti e i funzionari del Pubblico impiego. È stata creata dai nuovi contratti firmati dai sindacati e dall’Aran, l’Agenzia che tratta i rinnovi per il governo. Ed è stata ribattezzata delle «elevate professionalità». Lo scopo doveva essere quello di accogliere al suo interno, tra gli altri, i super-tecnici, come progettisti, ingegneri, esperti della transizione verde, impegnati nella realizzazione del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza.

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