A proposito di progressioni verticali e del ritorno di Brunetta….

Voglio commentare e confutare un articolo di Gianluca Bretagna (docente, formatore, consulente, componente di diversi nuclei di valutazione, etc.) sulle progressioni verticali e sul ritorno di Brunetta alla guida del Ministero della Pubblica Amministrazione.

Secondo Gianluca Bretagna, bene avrebbe fatto Brunetta nel 2009 (D.lgs 150/09) a cancellare nella pubblica amministrazione le progressioni verticali di cui si sarebbe fatto in passato uso e abuso in quanto hanno consentito la progressione senza titolo di studio e senza dare spazio ad assunzioni esterne nei posti più elevati.

Secondo Bretagna, la Riforma Brunetta avrebbe sottratto le progressioni verticali alla contrattazione per inserirle nell’alveo di una “eventuale riserva di concorso” nel limite del 50% richiedendo come titolo di studio necessario quello per l’accesso dall’esterno.

Parole sacrosante quelle di Bretagna se nella pubblica amministrazione fosse stato sempre rispettato quanto stabilito dall’art. 97 della costituzione che, all’ultimo capoverso, stabilisce che “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso (….)“.

Da oltre trent’anni, invece, con il beneplacito della Corte Costituzionale, i concorsi nelle pubbliche amministrazioni (in alcune più che in altre) sono diventati l’eccezione rispetto alla regola della stabilizzazione. Senza il correttivo della progressione verticale abolita, invece, da Brunetta, si rischia la disparità di trattamento tra gli stessi stabilizzati, alcuni in fascia bassa, altri in fascia alta, a seconda della leggi che, nel corso dei diversi anni, hanno previsto le varie stabilizzazioni, oltre al blocco della “progressione di carriera” per tutti coloro che sono entrati da oltre 25/30 anni con regolare concorso senza avere la possibilità di partecipare ad un altro concorso per la quota riservata con il rischio di essere assunti e pensionati con la stessa qualifica.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir