DA RICLASSIFICAZIONE DEL “GAMBERO” A RICLASSIFICAZIONE PER POCHI

Il titolo del volantino è studiato per un impatto immediato. In realtà la riclassificazione riguarderà tutti i dipendenti ma la remunerazione è prevista per pochi.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

3 Risposte a “DA RICLASSIFICAZIONE DEL “GAMBERO” A RICLASSIFICAZIONE PER POCHI”

  1. Così però torniamo al punto di partenza.
    Allo stato attuale risulta oltremodo difficile, se non impossibile, “elaborare un sistema di valutazione più obiettivo ed equilibrato”: qualcuno, alla fine, dovrà prendersi la responsabilità di attestare il raggiungimento, totale o parziale, di uno o più obiettivi.
    La soluzione potrebbe essere un organismo “terzo”, rispetto a dirigenti di strutture e dipendenti del comparto di quelle stesse strutture, che abbia il compito di effettuare tale genere di valutazione: e da chi può essere costituito?
    Da dirigenti e colleghi del comparto di altri uffici? Da soggetti, magari “esperti”, esterni?
    E “cosa” dovrebbero mai valutare? I famosi obiettivi assegnati ai dirigenti e quindi, a cascata, ai collaboratori delle strutture?
    Questo sistema potrebbe avere un minimo di credibilità se gli obiettivi in questione fossero “seri” e “concreti” e non, come avviene nella maggior parte dei casi, abbastanza evanescenti o, peggio, già raggiunti ancor prima di venir assegnati.
    Un aiuto in tal senso potrebbe giungere dai controlli di gestione: lo staff che li costituisce, ben consapevole delle criticità degli uffici, di anno in anno potrebbe individuare e proporre una rosa di miglioramenti possibili e quindi obiettivi da perseguire.
    Chi accetta la “sfida” e, naturalmente, la vince, avrebbe ben diritto ad essere premiato.
    Ma purtroppo, anche in questo campo, siamo all’anno zero: anzi, per molti dirigenti generali i controlli di gestione costituiscono soltanto delle palle al piede.
    Insomma, mi sa tanto che anche stavolta la meritocrazia rimarrà una chimera….

  2. Caro Romeo,
    scusa il ritardo con cui ti rispondo. Questo è un periodo particolarmente “caldo” e il tempo non basta mai, soprattutto per alcuni componenti della segreteria regionale particolarmente impegnati.
    Dovremmo inserire la meritocrazia anche all’interno delle segreterie sindacali.
    Ma torniamo a noi.
    Condivido e sottoscrivo parola per parola quello che tu dici.
    La posizione del mio sindacato è assolutamente favorevole alla meritocrazia. Non abbiamo mai detto niente di diverso.
    Chi si fa “il mazzo” è giusto che venga remunerato di più rispetto a chi si fa il “compitino”.
    Ma chi valuta chi si fa “il mazzo” o chi fa “il compitino”?
    I nostri dirigenti hanno la preparazione per fare ciò?
    Non mi pare!
    Gli esempi li abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi.
    Perché ad es. coloro che sono inseriti nelle segreterie dei dirigenti generali devono essere bravi e meritevoli a prescindere?
    Perché devono essere inseriti in tutti gli articoli 94, progetti, straordinari, etc. etc. solo perché fanno parte dell’entourage del direttore?
    La meritocrazia da premiare è rispondere al telefono o segnare qualche appuntamento nell’agenda?
    Non mi pare che il senso della meritocrazia sia questo.
    La meritocrazia dovrebbe premiare esperienza e competenza.
    E, bada bene, non mi riferisco solo ad un dipartimento in particolare.
    In qualsiasi dipartimento si verifica la stessa cosa.
    Ritieni che ciò sia giusto?
    In conclusione.
    Prima elaboriamo un sistema di valutazione più obiettivo ed equilibrato, dopo parliamo di meritocrazia.

  3. Però, però…..bisognerebbe avere anche l’onestà intellettuale di riconoscere che attualmente il Famp (che ricordo è l’acronimo di Fondo di Amministrazione per il Miglioramento delle Prestazioni), per come è strutturato, non consente di distinguere la “qualità” dei singoli contributi apportati dai vari dipendenti al “miglioramento delle prestazioni” di un servizio.
    Non è un mistero per nessuno infatti che, salvo rare eccezioni, il dirigente della struttura, per quieto vivere, preferisce “spalmare” a tutti i collaboratori il “successo” degli obiettivi raggiunti dal Piano di lavoro.
    Ciò significa che chi si è “fatto il mazzo” vede riconoscersi spesso lo stesso “merito” di chi ha “fatto il compitino” (per usare un eufemismo).
    Credo invece che in questo caso l’offerta da parte dell’Aran possa venire, naturalmente con i giusti correttivi, accolta dai sindacati come un’opportunità concreta di attivare finalmente uno strumento di premialità vero nei confronti dei dipendenti: del resto, il concetto stesso di “premialità” presuppone implicitamente una differenziazione nei confronti di qualcuno.
    Che facciamo, invece, “premiamo” tutti e solo qualcuno un pò di più?
    Riepilogando: sono d’accordo con la lotta per il riconoscimento a tutti di un aumento dignitoso.
    Ma quando si comincerà a parlare di Famp, questo necessariamente dovrà riguardare una minoranza di dipendenti, cioè coloro che veramente si meritano un “premio”.
    E non evocherei nemmeno il termine “guerra” tra dipendenti: semmai, “sana competizione” a fare di più e meglio.
    Tanto, chi non ha mai fatto niente (e finora ha percepito comunque la sua irrisoria fetta di Famp a scapito di altri), continuerà a non far nulla: se gli importi in gioco dovessero invece diventare interessanti, chissà, si potrebbe anche assistere a qualche insperato “miracolo”….
    Non è più tempo di buonismo a tutti i costi.

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